Lo scorso giovedi ho intervistato due leggende granitiche dell’universo Bonelli. Non voglio esagerare. Quando penso a tutte le storie lette sul professor Mysterè e quanto mi abbiano ispirato mi rendo conto di quanto ed in che misura mi abbiano influenzato.
Non pensiate sia uno scherzo. Ogni volta che a casa lotto per trovare spazio per tutti i volumi che ho e come doverli sistemare, ed è una lotta impari, a me tornano in mente le discussioni tra Martin e sua moglie Diana. Scopro off the records che Alfredo Castelli ha una casa con oltre 40000 volumi e mi rendo conto di essere un dilettante. E che c’è più di Castelli in Martin di quanto lui stesso possa volere. Si parla della casa a Washington Mews, più o meno dalle parti del Greenwich village. E scopro che Castelli ha abitato da quelle parti. Mi ricordo l’emozione di esserci capitato quasi per caso durante un viaggio della Grande Mela. Era una serata fresca e dopo una passeggiata tra le insegne luminose di piccoli bistrò e localini jazz in disamo, trovai il cartello con il nome della strada. Corsi a vedere il numero 3, con la paura che potesse davvero rispondermi un neanderthaliano di nome Java.
Martin Mysterè parla aprendo parentesi tonde, quadre e graffe, ed alla stessa maniera da Castelli, raccontando storie che danno origini ad altre storie. È una biblioteca infinita di annotazioni sul fumetto, sui romanzi d’appendice, ho il sospetto che lo sia si qualsiasi cosa possa avere un minimo di spessore letterario.
Mi racconta che inizialmente avrebbe voluto mantenere un aspetto da uomo vissuto per Martin. Amante delle belle macchine e delle auto sportive. Ma in realtà questa cosa non l’ha mai apprezzata davvero. Si è spinto un po’ oltre in un processo di eliminazione di questi dettagli. Via la Ferrari, piano piano una relazione sempre più stabile con Diana Lombard che smette di essere la tipica fidanzata dei fumetti simile a Minnie Mouse e che si configura come donna adulta e compagna di vita di un uomo dai mille interessi.
Gli chiedo di come possa aver vissuto la dicotomia tra Martin e Dylan Dog, nei primi anni ’90 sentitissima. Al punto da arrivare a creare i primi due team up ufficiali della casa editrice. Alfredo mi risponde con una certa umiltà. Molti gli hanno fatto le stesse domande negli anni, ma non me lo fa pesare. Mi dice che spesso capitava che si avvicinavano a lui per arrivare a Sclavi. E questo mi fa un po’ sentire in colpa. Ironizza dicendo che spesso lui e Sclavi discorrono sulla data della loro morte : succederà lo stesso assieme e mentre il primo avrà tutte le prime pagine a Castelli toccherà soltanto un trafiletto.
Non saprei. Ho troppa paura che il fumetto venga considerato ancora troppo poco in Italia per una prima pagina.
Interviene anche Villa che ha lavorato su entrambi i personaggi. Purtroppo la sua connessione non è al meglio e a un certo punto, proprio mentre sta per cominciare a raccontare della genesi grafica di Dylan Dog si interromperà senza più fare ritorno.
Però ha fatto in tempo a raccontare del suo primo incontro con Bonelli e Castelli. Claudio è un professionista ci massimo splendore eppure con una certa umiltà racconta ancora tutto con calma e pazienza. Ricorda che Bonelli diceva ancora che il suo stile era scolastico. Castelli no, con una umanità meravigliosa lo incoraggiò ad andare avanti, oltre.
Castelli si dilunga a parlare dello stato dei fumetti in Italia. Un Tex, un Dylan Dog, nascono uno per generazione, ma non riesce a vederne uno adesso che possa funzionare alla stessa maniera. Il panorama delle edicole, prosegue, è morente, ma non riesce a vedere nel digitale o con la vendita nel circuito librario la giusta soluzione. Secondo lui, la Bonelli ha rischiato troppo pubblicando materiale che non era riconoscibile come Bonelli. Si riferisce alla linea Audace, ma anche a tutta una serie di produzioni più recenti.
Chiude parlando dei prossimi progetti. Un saggio sulla magia ed i maghi nel fumetto, il lavoro di curatore per Martin Mysteré che, grande notizia, a marzo ritorna mensile. MI racconta che non si emoziona più come una volta a scrivere fumetti, ma che ama la scrittura e la ricerca ad ogni costo.
Ci salutiamo con un arrivederci e sono contento davvero di aver potuto incontrare un mio maestro. E non è facile pensando che questa è stata la mia prima intervista in solitaria e che, in qualche modo mi ci è voluto tanto coraggio per (ri)cominciare questa avventura in solitaria.