Ho letto la premessa dell’autore prima di leggere il fumetto. Ho fatto bene perché altrimenti mi sarei aspettata tutt’altro dal titolo. Ci sono storie d’amore che non ti aspetti e questa è una di quelle che non vorresti mai leggere. Non perché non esista, al contrario perché purtroppo reale e tangibile nei fatti di cronaca. Ci sono argomenti che nei fumetti non vengono raccontati, una sorta di porta da non oltrepassare si possono scrivere e disegnare cose orrende, horror puro, sangue e splatter, omicidi, sparatorie, ma in questa storia si tocca un argomento veramente tabù: la pedofilia. Ormai siamo entrati nella mente del serial killer, dell’assassino e del terrorista in vari film, libri e fumetti, ma ciò che rende difficile leggere Un amore è mantenere uno spirito acritico nei confronti del personaggio principale che racconta la storia in prima persona. Ogni suo gesto è un atto violento che rivendica la sua ossessione e il suo piano maniacale che lo porterà verso la morte.
Se all’inizio la vignetta dell’uomo con la pistola in bocca provoca tristezza, la stessa scena quasi alla fine del volume risulta quasi l’atto liberatorio che tutti si aspettano; i lettori a loro volta diventano inquisitori del protagonista e quasi assassini, non si teme per la sua morte, ma che lui continui a vivere. Non ci sono scene di un rapporto fisico tra la bambina e l’uomo, fortunatamente, ma la tensione narrativa è costante. All’inizio la storia sembra un rapporto difficile tra moglie e marito, l’omicidio è solo il primo atto di una lunga azione programmata. Il fatto che lui sia un assassino non è la sua colpa più grande. Molto bella la tavola in cui moglie e marito sono seduti a parlare, il corpo diviso dalla vignettatura, di impatto visivo e anche metaforico come a far capire quello che non sarebbe più stato e che ormai si è rotto. Quando si svela il vero segreto amoroso dell’uomo, cioè la bambina di nome Milena, viene d’istinto terminare la lettura per non volere sapere nient’altro. La prima cosa che ho pensato è stata: “ Questo non è amore!”. Poi ho continuato a leggere sperando di non vedere cose raccapriccianti, anche se ciò che turba non sono le immagini innocue di un uomo che porta la bambina a fare una gita, ma le didascalie che accompagnano ogni vignetta. I pensieri dell’uomo raccontano altro rispetto alle scene ingenue e alle parole dolci di Milena che chiede della mamma. Si sa che il protagonista non ha niente da perdere, è in fin di vita per un cancro, ha già un piano per porre fine a tutto e benché si senta colpevole di aver avuto quella vita, come dice lui “ a me è capitata questa”, non chiede perdono.
I disegni di Alessandra Melarosa riescono a dare il giusto tono all’intera storia e a creare il pathos giusto senza cadere in sentimentalismi o calcando troppo sulle espressioni dei personaggi. Le vignette sono tutte bilanciate e organizzate in modo razionale sulla pagina ed hanno un forte impatto. Anche i colori segnano bene i passaggi narrativi: dai rossi ai colori seppia e terra, le luci ed ombre ben calibrate tra ciò che succede di giorno e ciò che accade di notte. Lo sceneggiatore Marco Rincione è riuscito a mantenere la storia sempre sul filo del rasoio tra il bene e il male, tra ciò che si può far vedere e ciò che deve rimanere nascosto, tra il detto e il non detto fino alla fine. Il lettore non può che trattenere il fiato, come nei migliori thriller, un personaggio impossibile da dimenticare e una storia che lascia il segno. Dopo la lettura continuo a farmi domande e a chiedermi se davvero tutto ciò possa essere definito amore, se le sue azioni e la sua vita potessero essere diverso, se nella nostra società il fatto di non voler sapere non sia peggio del crimine stesso.
Di sicuro il titolo stride molto con tutta la storia e con ciò che ognuno di noi pensa sia da considerare amore. Del resto odio i titoli di cronaca quando si accosta l’amore ad un atto violento quando si parla di sentimenti tra adulti figuriamoci quanto possa essere deviante un titolo del genere su un rapporto tra un uomo e una bambina. Proprio grazie al titolo però si ha una chiave di lettura dalla parte del protagonista che riesce ad inserirsi nei suoi pensieri e nelle sue azioni, non le comprendiamo, non sono giustificabili, non possono essere mistificate e giudicate. Un pugno nello stomaco ad ogni pagina che lascia davvero senza nessuna certezza.
Gloria Rubino