Fin dagli albori del fumetto ogni tipologia di opera ha un formato caratteristico che ne esalta le proprie qualità. Il fumetto italiano da edicola, quello distribuito su larga scala, trova l’espressione più comune nel classico formato quaderno, sedici per ventuno centimetri, brossurato e, perlomeno in origine, rigorosamente in bianco e nero. Dall’altra parte dell’oceano i comics americani nascono come supplemento nei giornali della domenica, per poi vedere il loro massimo splendore nel classico formato spillato.
All’inizio i comics raccoglievano le migliori strisce della domenica, ma a partire dal 1933 in piccola parte e, soprattutto, dal 1938 incominceranno a pubblicare materiale inedito.
Da gennaio 2019 Panini Comics ha iniziato a ristampare alcuni cicli, prima della Marvel e poi successivamente della DC, in formato bonellide. Marvel Integrale e DC Best Seller, questi i nomi con cui ha deciso di chiamare le due ristampe la casa editrice di Modena, sono stati fin dal loro annuncio oggetto di discussione fra gli appassionati di fumetti. Oggi, a due anni dalla prima pubblicazione, cercheremo di analizzare gli aspetti positivi e negativi di questo formato applicato al mondo dei supereroi americani.
Panini, all’edizione del 2018 di Lucca Comics & Games, annuncia che i primi due titoli che verranno ristampati nella collana degli Integrali sono due dei cicli più iconici dell’intera Marvel, Daredevil scritto da Frank Miller e X-Men scritto da Chris Claremont. Sulla qualità delle opere proposte nessuno solleva polemiche, ma sul formato si creano subito due schieramenti opposti: da una parte chi sostiene che il formato tipico della Bonelli non sia adatto al fumetto supereroistico, in quanto questo viene pensato per delle pagine più grandi e per un tipo di carta diversa, dall’altra parte c’è chi ritiene che sia una grande mossa, soprattutto dal punto di vista economico, in quanto questi albi vengono proposti al prezzo di 4,90€ per 96 pagine ed ogni albo raccoglie, generalmente, 4 numeri delle testate originali.
Partiamo proprio dal lato economico, i due cicli presentati, in maggior misura quello di Claremont, sono decisamente lunghi e nelle precedenti ristampe sono stati presentati in omnibus. Sappiamo benissimo che gli omnibus non sono un tipo di formato per tutte le tasche, se poi ci aggiungiamo che per il ciclo di Claremont sugli X-Men ci sono più omnibus allora la spesa può diventare pesante, soprattutto se effettuata in un lasso di tempo breve. Con il loro prezzo ultra-competitivo gli Integrali Marvel, ma anche i DC Best Seller, permettono di rateizzare la spesa totale in comode uscite mensili. Questo fattore può far gola a chi non possiede già le storie che vengono proposte, e non può permettersi una spesa decisamente importante, quantomeno nel breve periodo. Decisamente inadatta per chi ha già queste opere e cerca un upgrade della propria collezione, dal punto di vista puramente estetico. Un altro fattore a favore di questo formato è indubbiamente la comodità nella lettura, il formato bonellide si presta benissimo alla lettura in qualsiasi circostanza ed è facilmente trasportabile all’interno di borse o zaini, mentre l’omnibus, soprattutto quelli dove il numero di pagine raggiunge quote elevate, risulta scomodo alla lettura senza un apposito sistema di supporto.
Purtroppo tutte le rose hanno le spine e questo caso non è un’eccezione, se il formato presenta alcuni aspetti positivi, sono altrettanti quelli negativi, il più evidente di tutti bè, sta nel formato stesso. Come già detto in precedenza il fumetto supereroistico nasce su un formato di dimensioni maggiori e ciò porta ad un ovvio lavoro di ridimensionamento delle tavole, e se questa cosa può essere ignorata in alcuni numeri, in opere concepite come graphic novel, come ad esempio Dio Ama, L’uomo Uccide fa si che l’esperienza di lettura non sia apprezzabile fino in fondo.
Personalmente ritengo che questo formato non si addica troppo alle ristampe di cicli troppo recenti, come nel primo DC Best Seller pubblicato: Batman di Scott Snyder e Greg Capullo. In questo caso ho trovato il tipo di carta non molto adatto alla colorazione, mi risultava troppo opaca per una storia del 2011, d’altro canto l’impatto che dà con storie meno recenti, come nel caso di Superman scritto da John Byrne, è veramente ottimo.
Diciamocelo chiaramente, l’occhio vuole la sua parte, una collezione di fumetti di un certo tipo merita di essere esposta al massimo delle sue potenzialità, dal punto di vista puramente estetico dei volumi, non c’è partita, gli omnibus danno un senso di eleganza e d’imponenza che i bonellidi non hanno, anche se ritengo che il brossurato sia più resistente e più adatto ad essere esposto in libreria rispetto al classico spillato, che col tempo può piegarsi e rovinarsi maggiormente negli angoli. Capisco che questo può essere un fattore soggettivo, ognuno può e deve preferire il formato che più si adatta al lettore, senza mai dimenticare che alla fine la cosa più importante rimane la storia contenuta all’interno.
In questa carrellata di fattori negativi e positivi ho cercato di sviscerare a fondo un tipo di formato destinato a far discutere per tutta la sua pubblicazione. Il giudizio finale, come spesso accade, tocca a noi lettori, gli unici veramente in grado di stabilire la fortuna, oppure la sfortuna, di una scelta editoriale. Quindi il mio consiglio è quello di provare quantomeno a comprare un volume, magari di un ciclo di storie che ancora vi manca, e decidere se i supereroi in bonellide fanno per voi oppure no.
Nicolò