La Star Comics, anche se ormai dovremmo dire Astra, ha il pregio, tra gli altri, di essere stata capace di portare anche da noi le serie che compongono l’universo Valiant. Universo basato originariamente su vecchie licenze e su personaggi creati appositamente negli anni ’90, lo potremmo quasi definire l’antitesi della Image Comics dei tempi che furono.
Tanto focalizzati sull’azione e la sua rappresentazione grafica i primi, tanto più cerebrali e basati su storie sorrette da una solida continuity gli altri. Tra tutti i personaggi creati negli anni ’90 e sopravvissuti alla tempesta Acclaim fino ad arrivare da noi, Eternal Warrior è forse tra i più interessanti. Gilan Anni è il pugno e l’acciaio della Terra stessa : finché combatte, rimane immortale, e la sua storia vanta più di 6000 anni. Considerando che poi, con il passare degli anni, tutta una serie di altri personaggi con caratteristiche simili vennero riuniti in casate, la storia sembra avere lontani echi del primo Highlander e di Vandal Savage, il personaggio DC comics.
Ma non proprio.
Da novembre 2020 la Astra pubblica le run più recenti, ad opera di Greg Pak, dove il character viene rivisto in una luce più selvatica e metafisica. Operante sempre al servizio di un Geomante che interpreta i voleri della incarnazione stessa della Terra, il nostro si stanca di tutta quella insensata morte e decide di ritirarsi in una vita solitaria dove l’unica morte che dispensa, è quella per nutrirsi. Ben conscio che questo significa rinunciare al dono della sua immortalità Gilan, abbraccia ben volentieri questo nuovo aspetto della sua esistenza.
Ma un’esistenza di 6000 anni si porta dietro qualche strascico e, le vicende intrecciate dei suoi figli Aram e Mitu lo riporteranno sulla via della guerra.
Nel secondo volume, ci troviamo davanti ad una svolta completa. L’arco narrativo è spostato avanti di 2000 anni ed ora Gilad si fa chiamare Imperatore Eterno. Promotore di una vita che abiura la tecnologia, regna su una popolazione agreste e pacifica. Fino a quando l’arrivo di una creatura in parte viva in parte meccanica (e con un pulsante cuore atomico) lo riporta sulla strada della guerra. Visibilmente invecchiato e con accanto sua nipote, il viaggio che intraprenderà sarà quello di un uomo sfinito dalla necessità continua dell’uomo di prevaricare ed infine guerreggiare.
Questa declinazione, che lo vede più addentro ad un filone quasi ecologista, contribuisce a dare profondità al personaggio che, a dirla tutta, non è mai stato uno di quegli antieroi famosi prima per massacrare e poi per usare la testa. Al contrario, da raffinato sicario dell’arte della guerra, Gilad, ha sempre saputo dosare gli sforzi e comprendere il significa profondo dei suoi gesti.
Anche in quest’ultimo volume lo troviamo davanti a scelte profonde e di certo sensate. Combattere non sembra mai essere la soluzione più facile e definitiva. In più, dopo il disastro con i suoi figli, la sua paura più grande è che anche gli altri suoi discendenti vedano troppo del suo passato.
E che possa cominciare a piacergli.
A breve, verrà pubblicato il nuovo volume che chiuderà la trilogia e metterà la parola fine sull’arco narrativo di Pak.