La fine del mondo così come lo conosciamo ha un suo fascino. La cantavano gli R.E.M. troppo tempo fa e Roland Emmerich ci ha creato una carriera. Ora, non dico che sia il suo marchio di fabbrica, ma credo che chiunque vada a dirigere un film di genere debba per forza farci i conti.
Succede anche a Ric Roman Waugh che con il suo Greenland dirige una delle troppe pellicole che il cinema l’ha purtroppo sfiorato solo tangenzialmente. Per scrivere un film del genere bisogna considerare degli ingredienti ben precisi. Intanto la ragione della fine. Deve essere qualcosa di cui si sente parlare spesso nei giornali, spesso nei trafiletti. Qualcosa che è veramente remoto, ma che sentiamo comunque il bisogno di esorcizzare. Era successo con il surriscaldamento globale (The Day After Tomorrow) e le macchie solari (2012) e adesso è la volta dei meteoriti. Fateci caso : almeno un paio di volte all’anno compare il trafiletto sul meteorite che ci sfiora click bait a caso la possibilità è remota. Ma intanto la gente ci pensa, ne parla, ci ride mentre beve un caffè. E come una inception, si forma un sottobosco di nevrosi di massa.
Ci vuole una intricata storia di famiglia, qualcosa che tenga i personaggi principali separati ma in via di miglioramento. Gerard Butler in questo caso che tradisce Morena Baccarin (ve la ricordate in Firefly?) ed il loro pargolo non è propriamente in forma. Ci vogliono poi degli effetti speciali superlativi, di quelli che mandano in frantumi schermo ed impianto audio. Palle di fuoco, monumenti famosi che collassano, la fine del mondo in dolby surround.
Ecco, su questo punto, in Greenland si percepisce una produzione appena più debole, ma è un limite relativo, sapete?
L’apparato narrativo ha un aroma hitchockiano. La grande catastrofe accade, la ribellione delle masse pure. Ma per la maggior parte del tempo succede a fondo campo. Si potrebbe quasi parlare di un disaster movie emotivo, focalizzato sulle piccole tragedie e le grandi peripezie che si abbattono su questa famiglia.
La famiglia Garrity segue le notizie di un asteroide in rotta di collisione con il pianeta Terra. Sembra che sia destinato a non fare danni, ma nel frattempo entrambi i genitori ricevono un invito governativo a recarsi in una base dell’aviazione americana e prendere un cargo verso un rifugio. Quando un primo impatto, causa la distruzione di Tampa, si rendono conto che la situazione è reale. La scena di fuga è terribilmente reale e, per certi versi (lo so che è una mia fissazione) ricorda, la sequenza iniziale di Last of Us. Il caos regna sovrano, e nel mentre, vengono separati. Tenete a bada l’angoscia, perché tutto quello che succeder dopo vi terrà attaccati allo schermo.
In questo il ritmo è fondamentale. Si rimane attaccati allo schermo cercando di capire quale sarà il prossimo ostacolo e come verrà superato. In queste pellicole è assolutamente chiaro che ai personaggi principali, non verrà torto un capello. La sospensione dell’incredulità deve fare i salti mortali per tenere botta, ma se funziona, come in questo caso, la credibilità sale e così pure il divertimento.
Pellicole del genere, in fondo possono essere paragonate ad una corsa sulle montagne russe. Sappiamo che ci verrà il sangue in testa e ci verranno le vertigini, ma sappiamo anche che arriveremo ai titoli di coda dove tutti, contro ogni aspettativa, si godranno il bellissimo e vissero felici e contenti.