A volte l’orrore fluisce dai momenti più inaspettati. E ci vuole una forza evocativa non indifferente per tenerlo sotto controllo intanto che i suoi tentacoli ci prendono per la gola mostrandoci il peggio. El Torres ci ha abituato a questo ed altro.
Solo che, Nancy in Hell, con le sue suggestioni pulp, si produceva in una storia fisica. Dura, di stomaco. Camicia di Forza, illustrata da Guillermo Sanna è tutta un’altra faccenda.
Il potere di scrivere personaggi duri, riot grrl incazzate è lo stesso, ma Alex, la protagonista di questo racconto, è completamente focalizzata su una dimensione meta reale.
In questo El Torres costruisce un thriller metodico che sin dal titolo lascia il dubbio, che si tratti di una semplice storia sulla demenza. Alex, ancora dodicenne fu trovata dai genitori mentre finiva di massacrare il corpo esanime di suo fratello gemello, Alex (si, stesso nome!). Da quel momento in avanti ha passato quindici anni in mille strutture psichiatriche differenti, intontita da sedativi ma mai completamente fuori fuoco. Anche perché il vero dono di Alex è quello di avere un’intelligenza sopra la media.
Qualcosa di terribile, che le permette di guardare dall’alto in basso gli psichiatri che si susseguono intanto che, quando le gira, scompare, senza dare alcuna spiegazione. I medici parlando di sindromi di Luna, la convinzione psicotica di essere in grado di parlare con i morti, di vederli camminare in mezzo ai vivi. Ma non è proprio così.
Alcune cose non tornano nel quadro clinico e di tanto in tanto, qualcuno finisce con un sacco di lividi in faccia. Perché Alex, non ha ucciso davvero il fratello. No, lo ha solo reso più forte, mandandolo dall’altra parte. Dove camminano i mangiatori.
Creature che arrivano e si appropriano della forza psichica delle persone più deboli e spezzate. Le consumano, le prosciugano lasciando solo il guscio vuoto.
In questo l’apparato grafico di Sanna è assolutamente portante. Disegnato in un bianco, nero e rosso, lo spazio grafico delle creature dell’altro lato pesca a piene mani da esseri che potrebbero essere emersi da un Silent Hill qualsiasi. Ma non è questione di iconografia horror. Le creature sono terrificanti proprio perché possono essere nascoste dietro chiunque.
Ed in questo che la malattia mentale lascia spazio allo stupore onirico della doppia realtà, ma che fa anche il giro completo e torna ad essere amara riflessione sull’ordinarietà della vita. Tutti giorni incontriamo dei vampiri psichici, persone che ci godono a tarparci, bloccarci. Spezzarci. Senza farlo a posta, o solo per il gusto di poterlo fare.
Torres scrive una storia che lascia vibrare alcune corde che sono necessariamente interiorizzate. E lo fa con dialoghi sprezzanti e puntuali. Alex che, una volta per tutte zittisce Hannibal Lecter sull’inesattezza del suo quid pro quod, di per sé merita apprezzamenti. Ma vi assicuro non finisce qui.
E un applauso sentito va a Double Shot per essere riuscita a portare anche qui un piccolo capolavoro in una edizione compatta e assolutamente ben curata.