Ieri sera ho visto la Snyder cut. Ci ho messo quasi una giornata per cercare di organizzare le idee, sapevo già che non sarebbe stato facile. Anche perché scrivere della Snyder Cut equivale a fare una disamina dei cinecomics e prendere una posizione.
Io, quella posizione, l’ho già presa anni fa e semmai lo scrupolo consiste proprio nell’evitare che quella scelta di campo possa aver influenzato, in un modo o nell’alto il mio giudizio su questa pellicola.
Facciamo un salto indietro : 2017, fuori dal cinema Arcadia. Esco dalla visione di quello che a tutti gli effetti è una Whedon Flick con un sorriso di circostanza. Contento perché alla fine si tratta un film corale con la Justice League. Insoddisfatto per la brevità di certi passaggi e per la resa di alcuni personaggi. Le battute, le trovate comiche, la irrisolutezza. Ecco, è chiaro che se dovessi fare un paragone con un cinecomics Marvel anche di quattro anni fa, Justice League ne usciva con le ossa rotte. Ma Justice League di quattro anni fa, giocava nello stesso campionato.
E qui andiamo a fondo nella questione i Marvel Studios hanno deciso di giocare la carta della semplificazione. Piuttosto che rispettare gli elementi chiave di alcuni personaggi (Thor, Hulk) hanno prediletto un taglio che portasse attraverso l’estrema popolarità condita di linee comiche iperboliche ed esasperanti. Non mancano gli elementi drammatici, ma sono bilanciati in un modo che il pubblico tende ad affezionarsi di più ai personaggi bislacchi e meno seriosi. Volete un esempio? Captain Marvel, che è un film totalmente avulso da linee comiche non ha lasciato praticamente segni.
La JL di Whedon aveva lo stesso principio. Flash usato come linea comica, Aquaman che si siede sul lazo di Wonder Woman ed inavvertitamente dice tutto quello che pensa, Superman che fa a gara con Flash su chi salva più vite. Dimenticando un dettaglio che Snyder, che pure si prende le sue licenze poetiche, ha compreso benissimo. Tra la nascita degli eroi DC e quelli Marvel passano trent’anni ed un conflitto mondiale. Gli eroi DC sono più iconici, meno assaliti dal dubbio e, sicuramente totalmente prive di linee comiche. Ammesso che non si parli di Lobo o della JLI ma quelle sono sicuramente altre questioni.
Una cosa che ho sempre amato dei film DC è il rispetto del materiale originale. Rispetto che segue naturalmente dei canoni, non si può pensare di prendere 80 anni di storia e condensarli in 3 ore e 54 minuti di film. Ma se ne può distillare l’essenza. Che si, renderà il film meno digeribile a tutti quelli che non hanno mai letto un fumetto della JLA, ma renderà i personaggi quanto più autentici e amati dai fan hardcore.
E qui arriva un’altra delle cose su cui vorrei scrivere de righe. Alcune fanzine in questi giorni hanno scritto che i fan di Snyder sono orgogliosi di essere Uber Nerd e godono nell’aver i propri film incomprensibili ai più.
Fermi tutti : se si decide di fare un film su un personaggio dei fumetti, è ovvio che si vorrà catturarne l’essenza senza doverne fare un high concept. Altrimenti se ne ruba qualcosa per renderlo una versione differente, stonata, snaturata. Diventa una cosa di marketing, ci vendi i peluche, i funko pop e gli ingressi ai parchi, ma non fai nulla per raccontare il personaggio che in prima battuta ami.
O no ?
Veniamo alla Snyder Cut. Intanto un applauso caldo, lunghissimo, al cuore del progetto. Zack Snyder venne colpito da un lutto gravissimo e dovette lasciar perdere il progetto. Voci di corridoi suggerivano che i problemi erano già insormontabili e pure i WB studios cercavano un modo per fare più incassi. Zack dovette abbandonare ma non ha mai dimenticato il progetto.
Tanto che negli ultimi anni, ne ha scritto, ne ha postato. Dapprima negando poi cominciando a rivelare sempre di più fino a quando non è stato chiaro che l’interesse del fandom era tale da poter permettere al regista di completare la sua opera.
A guardarla ora la versione di Whedon ne esce con le ossa rotte (di nuovo!). Al di là di tutti gli stilemi stilistici che appartengono a Snyder regista (i filtri scuri, le scene a rallenty), la pellicola è rafforzata nella sua coerenza interna. Gli elementi comici sono stati, per fortuna, completamente cassati e quello che riluce è una versione splendidamente drammatica di una pellicola che avrebbe dovuto suonare epica come le trombe dell’apocalisse.
Se andiamo ad analizzare la trama, ci rendiamo conto che non ci sono elementi sostanzialmente aggiunti : Steppenwolf, araldo di Darkseid, vuole raccogliere le scatole madri e conquistare il pianeta in nome del signore di Apokolips. Batman mette in piedi una squadra di eroi per fermarlo e, nel mentre, riporta indietro Superman dalla morte per essere sicuri di avere un ultimo asso da giocare.
Al netto di tutta una serie di elementi approfonditi in più che permettono alla storia di emergere più chiara e contestualizzata, le dinamiche tra i personaggi sono leggermente cambiate. Flash smette di essere il rookie battutista e, anzi, dimostra già un pieno controllo dei suoi poteri. Aquaman emerge nella versione brutale che ricorda da vicino quella di Peter David, e soprattutto la relazione tra Batman e Wonder Woman è meglio approfondita.
Le scene aggiunte sono talmente tanto integrate all’interno della storia che si fa davvero fatica a pensare che possano essere arrivate in un secondo tempo. Se devo pensare alle perplessità me ne rimangono due soltanto. La prima, faccio fatica a credere che un personaggio come Darkseid possa scendere in campo direttamente, ma è una storia talmente tanto seppellita nel passato che si può persino indovinare un sovrano meno esperto.
La seconda riguarda l’apparizione di un personaggio fin’ora inedita che, per quanto possa essere una sorpresa, finisce per risuonare quasi gratuita.
Il viaggio di Bruce Wayne nel reclutare la lega ha il sapore del cammino dell’eroe. Prove di convincimento vere e proprie vengono affrontate e quando tutti assieme decidono come e se riportare indietro Superman, la scena ha un pathos drammatico pazzesco e sebbene sostanzialmente non dissimile da quella della theatrical cut, mostra sfumature prima ignote lasciando trasparire un Kal El umano e fragile, oltre all’onnipotente Kriptoniano.
La scena finale si mostra in tutto il suo pathos con Flash e Snyder che citano palesemente il Superman di Richard Donner. Superman compare nel suo costume nero e affronta Steppenwolf in modo esasperato. È un personaggio meno caratterizzato dalla speranza del suo equivalente fumettistico, come per altro ben evidenziato sin da Man of Steel. Malgrado ciò la resa è perfettamente coerente.
Interessante la colonna sonora dove c’è, anche se devo dire che, nella seconda metà è totalmente assente lasciando indietro un senso di vuoto che forse una produzione più ricca avrebbe saputo riempire con la possanza evocativa di un Trent Reznor e Atticus Ross (la butto là).
Infine la scena post titoli, che in realtà è l’epilogo : lascia l’appetito. Viene mostrato qualcosa che a questo punto avremmo voluto veder. Certo, cita Injustice abbastanza apertamente, ma lo fa con l’interesse e la voglia di mostrare uno dei mille futuri apocalittici DC lasciando tutti di sorpresa.
È un atto d’amore, vero e proprio. L’abbiamo aspettata tutti, e ora che c’è spero davvero che qualcuno si renda conto che un’altra via è fattibile.