Arriva oggi in libreria il nuovo volume delle avventure a fumetti del commissario Ricciardi. Nate originariamente nei libri di Maurizio De Giovanni e, ahimè, precocemente concluse, le avventure di Ricciardi sono una occasione unica per poter vivere un pezzo di storia italiana cui difficilmente si fa riferimento in altre opere letterarie.
Prima di ogni cosa l’ambientazione è uno degli elementi cardine della storia stessa. Senza la mise-en-scène ci troveremmo con dei contorni molto più banali con cui far convivere i personaggi. La Napoli del Ventennio al contrario delineata con uno studio approfondito degli usi e costumi dell’epoca. La città vive dei contrasti e delle frizioni nate tra le varie fasce sociali e le storie di De Giovanni sono in gradi di approfondire tanto i luoghi dell’aristocrazia, quanto la più lucida ed anarchica Napoli dei bassi. L’atmosfera che si respira è tutt’altro che serena. Togliamoci di testa la leggerezza delle commedie teatrali e del cinema di Totò. Quello che emerge a più riprese, e ci torneremo, è la presenza paranoica del fascismo, quella cultura dell’ordine imposto col terrore che porta tutti i personaggi, a tutti i livelli a celare la propria avversione e temere che dietro ogni ombra possa comparire un delatore capace di rovinare per sempre la vita di una famiglia con un confino a Ventotene.
Luigi Alfredo Ricciardi, investigatore della regia polizia e nobiluomo di provincia potrebbe godere tutti i privilegi del suo ruolo ed invece si trova a condurre una vita ritirata e solitaria temendo che la sua condizione possa essere causa di demenza. Perché Ricciardi è un medium, anche se non viene mai chiamato in quel modo, sua è la capacità di vedere i morti ripetere le ultime azioni fatte mentre spiravano. Come fossero residui psichici molto labili. Il commissario non parla con i morti come farebbe Valter Buio, ma sfrutta quelle piccole frasi smozzicate per cercare di approfondire e risolvere le indagini in cui viene coinvolto. Indagini che come movente hanno sempre le passioni umane e che una voce fuori campo, presente solo in poche scene, ci consente di studiare con occhio quasi naturalista.
In questo non è mai solo, il cast di comprimari è importantissimo e ben realizzato, e può essere suddiviso in due gruppi, Enrica, la ragazza della casa accanto per cui nutre un amore sincero e discreto e Maione, il suo luogotenente massiccio, caloroso con una famiglia enorme piena di problemi e semplicità. Dall’altro lato il dottor Modo, patologo viveur sopra le righe che non perde mai occasione di manifestare il suo (giusto) diniego verso le camicie nere e che proprio per questo finisce spesso in guai seri e la vedova Vezzi, tenore trasferitosi a Napoli proprio per stare vicino a Lugi Alfredo.
Da una parte il richiamo di una vita famigliare confortante e solida. Dall’altra le sirene della bella vita. Ricciardi è un punto fermo in equilibrio tra queste posizioni, incapace di scegliere e soprattutto temendo il rischio che la sua condizione comporta.
Con Vipera la trama della serie inizia a svilupparsi maggiormente e tutte le relazioni che nei primi romanzi vengono presentate si complicano, si gonfiano, si arruffano Ricciardi, volente o nolente finisce risucchiato nel vortice della vita.
Vipera è il nome di una prostituta di un bordello, uccisa nella sua stanza senza che nessuno abbia visto nulla. Due i pretendenti incolpati e mille altri segreti nascosti. Una sorta di delitto della porta chiusa insomma, ma carico di spunti che conducono ad una trama secondaria molto più sostenuta ed emotiva.
In questo il lavoro di Sergio Brancato alla sceneggiatura è svolto con strumenti delicatissimi. La prosa di De Giovani, ricca di descrizioni, viene spinta nella direzione del racconto dei fatti lasciando alle tavole disegnate il compito di distribuire i dettagli. Brancato rende un Ricciardi perfetto, fedele all’originale, meditabondo, tormentato. Le tavole di Lucilla Stellato sono cariche di particolari, la città è resa in un modo che porta a pensare ad un lavoro di ricerca ampio e dettagliato. Nelle pagine finali vengono mostrate con cura le mappe concettuali delle ambientazioni ricorrenti nella storia, segno distinto di quanto il lavoro di approfondimento si è spinto in avanti.
Il commissario sta vivendo più vite, oltre quella letteraria, che prima o poi riprenderà, c’è la serie televisiva ed infine questi splendidi volumi cartonati. Se siete alla ricerca di drammi introspettivi che si risolvono senza azione concitata ma attraverso deduzione e sentimento ed un pizzico di sovrannaturale, avete trovato esattamente quello che fa per voi.
Editore | Sergio Bonelli Editore |
Autori | Sergio Brancato, Lucilla Stellato |
Pagine | 177 |
Prezzo | 21,00 € |