SPECIALE INTERVISTA CON FRANCESCA PEROZZIELLO SCRITTRICE DEL LIBRO “MILLER VS NOLAN – LE DUE TRILOGIE DEL CAVALIERE OSCURO A CONFRONTO” EDITO DA ALTER EGO.
Francesca Perozziello è nata a Milano nel 1988. Laureata in Scienze umanistiche per la comunicazione e Storia e forme delle arti visive, dello spettacolo e dei nuovi media, svolge la professione di traduttrice e docente universitaria di Mediazione scritta passiva dall’inglese all’italiano presso Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Francesca è da sempre appassionata e studiosa del linguaggio dei fumetti, del cinema e del teatro ed ha pubblicato numerosi articoli su riviste e siti specializzati.
Presso l’Università di Pisa, nell’anno accademico 2012-2013, riceve la massima votazione con lode, per la sua tesi dal titolo: Batman secondo Frank Miller e Christopher Nolan: due trilogie a confronto e decide di pubblicarne un libro che vede la luce grazie all’editore Alter Ego a Febbraio 2021.
Scrivere sulle due visioni di Batman: quella di Christopher Nolan, uno dei più importanti registi del cinema contemporaneo e confrontarla con la leggenda del fumetto Frank Miller (qui a Lucca Comics 2016) è un’operazione delicata quanto ardua, ma Francesca Perozziello riesce ad armonizzare le due visioni, dell’uomo pipistrello dal punto di vista transmediale. Il suo saggio si sposta attraverso i due diversi tipi di media, e con le sue riflessioni contribuisce a perfezionare ed integrare le notizie e le tante supposizioni dei lettori e degli appassionati di Batman contribuendo ad ampio spettro allo sviluppo e all’evoluzione della storia dell’Uomo-Pipistrello. Leggendo il suo studio, si ha la percezione di migliorare la comprensione di Batman all’interno dei due diversi “contenitori” di narrazione. In questo modo Francesca ricostruisce e assegna un significato complessivo alle due trilogie così diverse, quanto simili, integrandole in modo graduale e piacevole in una unica opera.
Nolan si avvicina molto all’originale del fumetto solo all’inizio della sua epopea cinematografica. Modella il suo cinema su quell’epica e oscura mini saga disegnata per essere un caposaldo di Batman e di tutte le nuvole parlanti, la graphic novel “Il ritorno del cavaliere oscuro” scritta e “dipinta” dal genio di Frank Miller, il profeta moderno dei romanzi supereroistici a fumetti che in quel caso scrisse una sorta di Watchmen (si intenda, l’accostamento, solo come importanza nell’intera produzione fumettistica) tutto incentrato sull’Uomo Pipistrello. Ma quanto quelle pagine erano epiche ed etiche, potentissime e coraggiose, estreme e persino folli, tanto Nolan costruisce una parabola quasi biblica, incentrata sui meccanismi più efficaci e “sicuri” dei suoi primi due capitoli e su un perbenismo che affronta nel terzo atto mostrando i principi della società moderna con la forza e toni da tragedia greca.
Riflessioni a parte, per parlare un po’ di cinema, fumetti e conoscere meglio l’autrice del saggio e quali sono le caratteristiche dei due autori trattati in relazione al personaggio di Batman, intervistiamo Francesca Perozziello.
Stefano: Ciao Francesca e benvenuta su Batman Crime Solver
Francesca P.: Ciao Stefano, grazie mille! Sono davvero felice di questa chiacchierata virtuale.
Stefano: Il tuo libro si intitola “ MILLER VS NOLAN – LE DUE TRILOGIE DEL CAVALIERE OSCURO A CONFRONTO ”. Quando è stato pubblicato e dove è disponibile?
Francesca P.: Il saggio è stato pubblicato a febbraio 2021 da Alter Ego Edizioni e fa parte di Pop Corner, la nuova collana dedicata alla saggistica pop. È disponibile sul sito dell’editore, su Amazon e su IBS, oltre che nei principali negozi online. Lo trovate anche nelle librerie del circuito directBOOK.
Stefano: A quale pubblico è rivolto il tuo libro e quale è un motivo che rende speciale il suo acquisto?
Francesca P.: Il saggio è rivolto agli appassionati del Cavaliere Oscuro, in particolar modo a chi vuole soffermarsi sulle diverse interpretazioni del personaggio offerte da Miller e Nolan. Batman rappresenta quell’equilibrio tra forze opposte che c’è in ognuno di noi. La mia speranza è che, attraverso questo confronto fra le due trilogie, il lettore possa scoprire nuove riflessioni sull’Uomo pipistrello e sulle complesse figure che compongono il suo universo narrativo.
Stefano: Cinema e fumetto sono due linguaggi. Le continue sperimentazioni postmoderne rendono sempre più labili i loro confini. Quanta differenza e quanta somiglianza c’è tra i due?
Francesca P.: Come dici giustamente, i confini fra cinema e fumetto sono sempre più labili. Il cinema attinge dal fumetto e viceversa, c’è un continuo scambio di tecniche, tematiche e personaggi tale da rendere il legame fra i due media sempre più fluido. Negli ultimi quindici anni, in particolar modo, abbiamo assistito a un moltiplicarsi di trasposizioni cinematografiche di celebri fumetti e/o graphic novel, come se il cinema desiderasse ardentemente impossessarsi di alcuni tratti tipici del medium cartaceo. In realtà, nonostante questo continuo scambio, credo che la differenza fra le due forme d’arte risieda nella loro fruizione. Il cinema, anche quando prova a imitare il fumetto, può avvalersi dell’elemento sonoro. Il fumetto, d’altro canto, permette al lettore di poter osservare con più attenzione quanto accade sulla pagina disegnata. Personalmente, quando leggo un fumetto o un graphic novel, adoro rileggere più di una volta i passaggi che preferisco e apprezzare le differenze stilistiche del singolo autore. Se scelgo di guardare un film, invece, preferisco lasciarmi catturare dall’esperienza nel suo insieme, senza separare i vari elementi che compongono l’immagine filmica.
Stefano: La ricca personalità di Frank Miller e la complessità delle sue opere impediscono di schedarlo sotto la semplice etichetta di fumettista, sceneggiatore o regista…
Francesca P.: Già… Quella di Miller è una delle figure più eclettiche e controverse del panorama artistico. Quando si parla di questo autore, è difficile esprimersi per mezze misure: o lo si ama, o lo si odia. Mi rendo conto di quanto sia ancora difficile classificarlo secondo i criteri tradizionali e credo che i suoi detrattori non ne apprezzino particolarmente la forte presa di posizione in merito ad alcune questioni politiche e sociali. Ma pensare di poter scindere il Miller artista dalla sua interpretazione della società americana è davvero impossibile. È uno di quegli autori di cui bisogna accettare il “pacchetto completo”.
Stefano: Christopher Nolan è inconfondibile nel suo stile cinematografico. Nelle sue pellicole troviamo tematiche come la vendetta, l’ossessione, l’inganno, il tormento interiore. Anche nella trilogia di Batman sembra usare toni realistici ed equilibrati.
Francesca P.: Hai toccato un tasto fondamentale. Credo che il successo della trilogia di Nolan sia in gran parte dovuto all’elemento del realismo: a differenza di altre produzioni incentrate su Batman, infatti, le pellicole di Nolan puntano su un realismo estremo. Se le esplosioni che vediamo nei tre film ci sembrano vere, be’… è perché lo sono! Nella famosa scena de Il cavaliere oscuro (2008) in cui Joker-Heath Ledger fa saltare in aria l’ospedale, Nolan scelse di far esplodere un vero edificio. Insomma, quando si dice “buona la prima”. In generale, la scelta di avvalersi il più possibile di effetti speciali (non digitali) anziché della CGI ha contribuito a caratterizzare i tre film in modo decisivo, differenziandoli dalla gran parte delle serie e dei film incentrati sui personaggi di casa DC e Marvel. Batman è un uomo, e come tale pieno di debolezze e di rancori, tormentato dal proprio passato, in perenne lotta con se stesso e con ciò che lo circonda. Tutto ciò si traduce in una maggiore vicinanza fra lo spettatore e i personaggi del film, fra i quali si annulla quella distanza abissale che caratterizzava il rapporto con altri supereroi.
Stefano: Il Cavaliere oscuro di Miller è una vera pietra miliare nella storia di Batman, talmente importante da averne definito l’immaginario per gli anni a venire, tra film, fumetti e cartoni animati.
Francesca P.: Batman è stato in grado di attraversare i decenni, adattandosi di volta in volta ai gusti e ai cambiamenti del grande pubblico. Ciò che rende l’opera di Miller così importante è, a mio avviso, il fatto di aver raccontato Batman in modo completamente diverso. Quello di Miller è un Cavaliere Oscuro estremamente umano, e come tale molto più tormentato e problematico. C’è poi l’aspetto dell’analisi sociale: ci viene mostrata un’America piena di conflitti interni, e al tempo stesso minacciata da possibili attacchi terroristici. Frank Miller ha de-costruito Batman per poi ri-costruirlo, lo ha riscritto. Ha concepito il suo intero universo in modo innovativo, a partire dai dettagli in apparenza più trascurabili, come la Batmobile, che ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro diventa un vero e proprio carro armato. È vero, non è l’unico ad aver raccontato Batman in chiave più dark, ma di sicuro il suo stile è rimasto particolarmente impresso nel pubblico, al punto da condizionare per sempre l’approccio al personaggio di Batman.
Stefano: Da quando Christopher Nolan ha incontrato il supereroe più dark della DC, ne ha sempre fatto uno specchio deformante – ma non troppo- dei vizi più oscuri del nostro mondo.
Francesca P.: In Batman Begins, Bruce Wayne è un giovane miliardario viziato che deve imparare ancora molto della vita. Tende ad agire di impulso, a portare rancore, a cercare la vendetta. Scena dopo scena, minuto dopo minuto, il protagonista cresce e migliora. Non solo come giustiziere, ma anche come essere umano. Non si può dire lo stesso della realtà che lo circonda, dato che Gotham City e i suoi abitanti non sembrano migliorare più di tanto. Non è un caso che Ra’s al Ghul abbia intenzione di far crollare proprio Gotham. L’umanità che popola Gotham non è certo un’umanità per la quale si possa provare un’immediata simpatia, dato il dilagare della corruzione e la grande quantità di soprusi compiuti a ogni livello sociale. Possiamo purtroppo ritrovare queste caratteristiche in tante città e società che conosciamo bene, ecco perché sembra di rivedere in Gotham quello che di sbagliato c’è nel mondo contemporaneo.
Stefano: Quali sono gli elementi principali che accomunano e differenziano Christopher Nolan e Frank Miller?
Francesca P.: Sia Miller che Nolan hanno compiuto, ognuno con il proprio stile, una rilettura del personaggio di Batman e delle sue vicende. Entrambi hanno saputo raccontare in modo magistrale le continue minacce (o presunte tali) alla cultura americana provenienti un tempo dall’Unione Sovietica e oggi da un indefinito terrorismo. Come mostrano con efficacia sia Miller che Nolan, gli Stati Uniti hanno spesso trovato in Batman una vera e propria incarnazione delle proprie paure e dei propri vizi. Le opere dei due autori sembrano partire dalla stessa premessa, quella di fornire una “nuova versione dei fatti”. Quando Nolan si è trovato ad adattare Batman per il grande schermo, ha ovviamente attinto ad alcune delle tematiche e delle soluzioni visive già proposte da Miller. Le grandi differenze fra i due autori risiedono nel diverso modo in cui affrontano il tema del politically correct e dei mass media. Miller coglie con profondo cinismo la presenza costante, anzi, l’onnipresenza degli schermi televisivi nella vita quotidiana del cittadino. C’è un vero e proprio bombardamento mediatico al quale sembra impossibile sfuggire. A questo discorso è legato quello del politicamente corretto. Miller sembra dire che anche i peggiori delinquenti hanno diritto a una seconda possibilità: possono essere rimessi a nuovo e presentati al Paese sugli schermi televisivi. Entrambi questi aspetti sembrano scomparire in Nolan, in parte per scelte dettate da esigenze di sceneggiatura, in parte perché i tempi sono cambiati.
Stefano: I lettori dei fumetti spesso sono dei puristi e vorrebbero vedere al cinema le saghe così come proposte su carta, mentre chi va al cinema e non sa nulla di fumetti cerca una rappresentazione verosimile su grande schermo. Francesca da quale parte sta e perché?
Francesca P.: Lo ammetto, sono la classica persona che storce il naso davanti alle trasposizioni cinematografiche di fumetti e libri. Ho perso il conto delle volte che ho detto: “ma il fumetto era diverso”, oppure, “il libro non era così”. Metto le mani avanti, così capite fin da subito come la penso. È però innegabile il fatto che il cinema abbia contribuito a far conoscere moltissime opere che, altrimenti, sarebbero rimaste confinate a una nicchia di appassionati. Il cinema, inevitabilmente, ha a disposizione uno spazio ridotto e altre strategie narrative, e questo fa sì che una trasposizione “fedele” sia praticamente impossibile. Personaggi che scompaiono o che vengono fusi, eventi accennati o addirittura eliminati per motivi di tempo. L’adattamento perfetto è impossibile, ormai ne sono certa. Penso che l’unica strategia valida, in questo caso, sia quella di non voler scimmiottare l’opera di partenza e di puntare invece sui punti di forza del mezzo cinematografico.
Stefano: Chi è Batman per te e perché ti piace?
Francesca P.: Batman mi accompagna fin dalla più tenera infanzia. È un personaggio fondamentale della mia formazione e di quello che sono come persona oggi. Ho sempre amato Batman perché non corrisponde alla classica descrizione del supereroe. Sarà anche vero, come dicono spesso i suoi detrattori, che la ricchezza è un ottimo superpotere, ma Batman non è solo questo. Penso che il suo fascino risieda nella commistione delle varie forze che si alternano in lui, nonché nella profonda umanità che lo caratterizza.
Stefano: Alan Moore parlando dei cinecomics ha affermato che “hanno rovinato l’industria del cinema la cultura ad essa legata”. Cosa ne pensa Francesca Perozziello?
Francesca P.: A Moore non piace il fatto che il fumetto non sia più una forma di intrattenimento popolare e che si sia invece imborghesito. Io sono polemica per un motivo diverso. In tanti, oggi, si definiscono “nerd” solo perché hanno visto qualche film degli Avengers (chiedo scusa se cito Marvel). E questo, onestamente, un po’ mi infastidisce. Non vorrei risultare spocchiosa, ma c’è stato un vero e proprio sdoganamento della figura del nerd così come è stata intesa per decenni, e credo che la causa sia proprio da attribuire ai cinecomics.
Stefano: I lettori del libro come possono interagire con te? Hai degli account pubblici di riferimento?
Francesca P.: Certo, chi lo desidera può contattarmi su Facebook e/o sul mio sito web, http://www.francescaperozziello.com.
Stefano: Ti ringraziamo per la tua disponibilità e ci auguriamo di poterti incontrare al più presto.
Francesca P.: Grazie a te, Stefano, e ai lettori di Batman Crime Solver. È stato un vero piacere!