Di tutti i personaggi del mondo dei comic books, Batman è sempre stato tra i tre più riconoscibili. Non ora che il mondo del fumetto ha conquistato l’entertainment biz, che ti ritrovi quei characters in tutte le salse su zainetti, merendine e mutande.
Batman era Batman prima di tutto questo e, fosse anche per la serie tv del ’66 (e quante considerazioni si potrebbero fare sul modo in cui i dirigenti della televisione decisero di smitizzare il mondo del pipistrello per renderlo a portata di tutti) era un personaggio che racchiudeva un mondo perfettamente riconoscibile a chi era a digiuno di eroi mascherati.
Il mito di Batman si è accresciuto con il tempo, fare una lista di autori che hanno avuto un impatto significativo su questo personaggio e come piccole sensate modifiche lo hanno trasportato nella modernità sarebbe materiale di volumi interi. Qui, al contrario, bisogna sottolineare come tornando alle origini, portando il mito agli anni della creazione, si trovano tutti gli elementi chiave. E nemmeno in stato embrionale, direttamente in una forma adulta, compiuta.
A permetterci questo excursus è la Panini che ha deciso di importare in Italia degli omnibus pubblicati dalla DC negli anni passati e suddivisi per le tre differenti ere. Mentre i volumi originali, come tutti gli omnibus, risentono di una foliazione impegnativa, la Panini ha preferito una versione molto simile ai Marvel Masterworks (O forse ai DC archives qui fatalmente inediti), alla quale però ha aggiunto una grafica scanzonata ed efficace. A partire dalle copertine di Darwin Cooke, qui purtroppo al suo ultimo lavoro, fino alla resa interna del volume con sovraccoperta e grafica curatissima.
Il primo volume dedicato al Cavaliere Oscuro si occupa proprio della sua genesi. Ritroviamo il costume grigio con i guanti viola e le orecchi lunghissime (quelle che poi nei film seriali degli anni cinquanta erano sempre spiegazzate come il Bat Mite), ma ci rendiamo conto che queste differenze scompaiono già dopo poche settimane e, nello spazio che passa tra Detective Comics 27 e Batman 1, prologo e quasi epilogo del volume, ci troviamo di fronte alla definizione grafica del personaggio così come lo conosciamo.
Lo stile delle storie è molto più crudo, Bob Kane e Bill Finger sanno di avere un pubblico di ragazzini ma arrivano dal pulp ed il Bruce Wayne che si veste da pipistrello e che guida la Batmobile più figa di sempre (una berlina nera con un pipistrello stilizzato sul tappo della benzina) è meno carico di pietas, non si dispiace se un criminale incontra una brutta fine. Al contrario il suo istinto di detective è spinto sull’acceleratore. La razionalità guida tutti i suoi passi e lo rende freddamente chirurgico. La galleria di avversai in questo volume praticamente non compare: assistiamo ad una sequela di casi con protagonisti gangster e topi di appartamento. La necessità di trovare un avversario all’altezza arriva lentamente, dopo che piano il personaggio conferma le sue caratteristiche peculiari.
Non è un caso che la sola eccezione è già in Batman 1, episodio che lessi su carta di giornale secoli fa alle scuole medie e che da allora mi rimane nel cuore. Il sorriso maligno di una persona pregna di crudeltà ed un impeccabile gusto nel vestire. Il Joker ed il suo mistero sono già tutti là. La sua apparizione segna la storia in un albo che contiene al suo interno lo ying e lo yang.
Altra presenza che piano piano prenderà piede, Dick Grayson, il primo Robin di cui però ci viene dato di saperne il minimo possibile. Considerate anche che si tratta di storie di più di 80 anni fa, ingabbiate in nove vignette o addirittura dodici con la struttura mitigata dalle strips dei quotidiani.
Dunque perché leggerle? Perché è un classico senza tempo. Paradossalmente un’epoca più Innocente come quella ci restituisce un personaggio molto più drammatico e concentrato. Si tratta di un documento storico, una lettura assolutamente meno immediata ma necessaria per conoscere le spiegazioni dietro quasi ogni ciclo successivo. So che molti storceranno il naso ora, ma se Grant Morrison non avesse letto queste storie e quelle degli anni successivi, non avrebbe potuto tirare molti dei suoi conigli fuori dal cilindro. E non è certo una cosa da prendere in scarsa considerazione.
La risposta che comunque mi sento di darvi è, perché si. Batman non ha bisogno della modernità per terrorizzare. E se dovessi pensare ad un vendicatore mascherato con guanti viola ed una berlina nera con il tappo della benzina a forma di pipistrello, non avrei bisogno di ragionare su altri aspetti per capire che funziona. Incredibilmente bene.