Ci sono momenti in cui anche gli show che potremmo definire, tranquillamente, procedurali, alzano la testa dal piattume narrativo di cliché ripetuti per decadi ed emergono con storie capaci di farti rimanere attaccato allo schermo fino all’inevitabile conclusione.
Che non ci sia traccia di serialità, è probabile deponga a favore. Che un po’ come per il geniale The Night Of ci sia lo zampino di Peter Moffat è un indice già più concreto. In questo caso la serie è il remake di una storia israeliana, per cui bisognerebbe sperare che prima o poi qualcuno si prenda la briga di rendere disponibile nel nostro paese anche quella versione.
La storia, nella sua linearità, mantiene un intreccio in cui è praticamente impossibile non empatizzare con uno o due personaggi.
Due ragazzi a New Orleans escono dalle loro abitazioni. Uno con la motocicletta che gli ha appena regalato il padre. L’altro lasciando la stanza dove ha passato la notte con la sua ragazza, più grande. Sono diretti entrambi nello stesso quartiere e, per un curioso scherzo del destino, Adam Desiato investe Rocco Baxter senza quasi accorgersene. Certo si ferma, prova a fare qualcosa. Ma è in preda al panico e quando lo vede spegnersi scappa via portandosi dietro il suo telefono. Commette una serie di errori, ovvi quando vivi in una città con più telecamere che abitanti, e torna a casa. In preda al senso di colpa confessa tutto al padre, Michael, che è la fama di giudice giusto ma misericordioso. Il padre lo convince a costituirsi e così arrivano al commissariato di polizia. Sono preparati ad anni duri, ma poi Michael scopre che Rocco è figlio di Jimmy Baxter feroce capomafia e che la sorte che aspetta al colpevole non è la galera, ma la morte più atroce.
Michael porta a casa Adam prima che sia tardi e da là inizia l’angoscia. Dover percorrere a ritroso tutto il percorso del figlio per cancellarne le tracce e, possibilmente lasciare che il caso venga insabbiato, o, meglio ancora, che qualcun altro possa prendersene la colpa. Ma Moffat è un genio malvagio e la storia presenta talmente tanti incastri e coincidenze ad ingarbugliare il processo che per tutte le puntate si rimane col fiato sospeso a vedere quale e se ci sarà l’errore fatale che porterà ad una prematura risoluzione.
Your honor è un’analisi approfondita della psiche umana. Padre e figlio reagiscono al trauma in maniera diametralmente opposta. Il padre, si mostra risoluto, razionale, non calcolatore, quello no, ma di sicuro pronto a fare qualsiasi cosa purché suo figlio esca pulito da questa storia. Il figlio è in preda ai sensi di colpa, commette errori che non andrebbero fatti, racconta particolari a chi non dovrebbe, inizia a frequentare persone, come Fia, la sorella di Rocco, da cui dovrebbe rimanere il più lontano possibile. In questo circolo vengono annegati man mano tutti i personaggi che orbitano attorno alla vita dei due. E dove esistevano prima stima ed affetto, quello che resta è dubbio, delusione.
È difficile non immedesimarsi in Michael. Bryan Cranston lo interpreta con una bravura ed uno stile unici. A volte ricorda il Walter White che doveva accampare una scusa contro l’altra, ma non escludo che sia stata proprio quella la caratteristica che abbia portato alla sua scelta. Tutto il cast funziona molto bene per la verità, muovendosi su un ritmo crescente dove l’angoscia è nocchiera.
Va sottolineata la fotografia, iperrealistica in 4k, segue la scelta stilistica di non inquadrare New Orleans solo attraverso le lenti del quartiere francese. Al contrario seguiamo una città indolente e periferica che si sottopone ad interventi di chirurgia cementizia per rimanere sempre attraente.
Una nota finale, forse la più angosciosa. La serie ha iniziato la produzione nel 2019, e si è interrotta per via dei Covid. Poi è ripresa, a tardo 2020. Per quello, casualmente durante il processo compare un membro della giuria, uno su tanti, con una mascherina chirurgica. E lo stesso Michael parla di distanziamento sociale come fosse cosa normale. è qualcosa che ci sta entrando nel subconscio. Guardiamo la televisione anche per evadere, ma piano, senza farso accorgere, sta arrivando anche la.