Il nuovo Old Boy in uscita ha la peculiarità di riunire due dei miei disegnatori preferiti dell’inquilino di Craven Road: Corrado Roi e Nicola Mari. Entrambi dotati di uno stile personalissimo, entrambi legati ad uno stile ben radicato al periodo classico di Dylan Dog ma allo stesso tempo attuale e senza tempo.
Altra caratteristica non da poco, questo albo, consacrato alla ironia più marcatamente sclaviana, presenta due storie dove l’inversione della percezione genera un plot surreale che lascia il lettore incuriosito di capire dove e come la trama andrà a dipanarsi.
Ne Gli Esorcisti, le matite di Corrado Roi si accompagnano ai testi di Giancarlo Marzano che ci racconta di cosa accade quando un pericolosissimo padrino della malavita londinese viene posseduto da una entità sovrannaturale. Sovrannaturale si, ma di matrice angelica.
Dylan verrà coinvolto da una vecchia conoscenza dei lettori dell’Old Boy, Liam, che, convinto di poter entrare nelle grazie del gangster, le prova tutte per liberarlo da un incombente aura bianca, con tanto di aroma di famiglia e vomito di latte e menta. Come dice ad un certo punto il nostro, le storie sulle possessioni sono tutte uguali. Solo che in questo caso ci troviamo di fronte ad un divertito approccio alla materia, che permette di ironizzare sull’aspetto ecclesiastico della faccenda. Dylan e Liam dovranno ricorrere ad sacerdote della chiesa di Satana, ed il suo sproloquio sul calo delle confessioni strapperà più di un sorriso (‘i giovani preferiscono la Wicca’).
Roi crea delle pagine immortali, con personaggi statuari e tetri. Il suo Dylan è eternamente giovane, altrettanto eternamente distante un velo dal contatto con la vita vera.
Il tema dell’inversione prosegue anche con Il Mondo Capovolto sui testi di Giovanni di Gregorio e matite di Nicola Mari. In questa storia è Dylan a trovarsi in un mondo dove tutto funziona alla rovescia. Bloch è un cinico poliziotto che non disdegna indossare l’uniforme tattica per malmenare i barboni ed anche Jenkins è un discreto bastardo. Perfino Groucho perde per una volta il suo ruolo di maschera comica per adattarsi ad un ruolo di integerrimo, e noioso, assistente.
Con proseguire della giornata Dylan si accorge di essere lui stesso a cambiare, va a vedere Vampires di Carpenter ed urla terrorizzato, entra in un pub ed ordina una bistecca che poi mangia anche con un certo gusto, fino a quando non si rende conto di quello che st facendo. Ma forse è troppo tardi e l’ondata del cambiamento sta travolgendo anche lui.
Dylan verrà coinvolto in una spietata caccia all’uomo che genera quasi un delirio paranoide nel momento in cui si rende conto che tutti stanno tramando per riacciuffarlo e riconsegnarlo al suo posto.
In questo Nicola Mari ci restituisce un Dylan cinico, arcigno, corrucciato, infastidito ed infine terrificato da aver raggiunto una distanza così ampia dalla sua solita vita irreale. Il suo equilibrio di bianchi e neri nettissimi rende le tavole armoniose in una maniera quasi diabolica.
Interessante il collegamento al classicissimo numero 10, con un innesto narrativo veramente ben congeniato.
E questo ci porta ad un elemento molto interessante : la continuity. Si sa che l’old boy dovrebbe esserne avulso, rimanendo prossimo al concetto sclaviano di un multiverso aperto dove non necessariamente il Dylan che leggiamo è lo stesso numero dopo numero. Qui invece troviamo rimandi a storie precedenti dello stesso Old Boy e, addirittura alla serie classica.
Io questa cosa non lo so dove porta. Però, ragazzi, mi piace da morire.