Mi voglio sbilanciare, nel 2021 Hulk è il personaggio Marvel più interessante di tutti. Non solo per la magnifica serie regolare, che purtroppo sta per concludersi, portata avanti da Ewing e Bennet, nemmeno per l’infinità di discorsi che potremmo fare in un periodo storico così particolare, in cui ognuno di noi è costretto a rimanere in casa e, spesso, fare i conti con se stessi, cosa che il dottor Bruce Banner fa quotidianamente, ma anche grazie al ritorno di Peter David, che a distanza di quasi trent’anni, torna a scrive del Maestro, ovvero l’Hulk proveniente dal futuro, che ha senza dubbio contribuito a portarlo fra i grandi del fumetto americano.
Oggi voglio parlarvi proprio di Maestro: Symphony In A Gamma Key, i primi cinque numeri della nuova gestione di Peter David su quella che è senza dubbio una delle versioni alternative dei supereroi Marvel meglio riuscite. Quest’opera racconta di fatto la genesi del Maestro e di come Hulk sia arrivato ad essere quel dittatore dal pugno di ferro visto all’interno di Futuro Imperfetto, parte che appunto non viene raccontata all’interno dell’opera scritta nel 92 dallo scrittore newyorkese. La storia si apre proprio col gigante di smeraldo che si risveglia da un incubo e cerca di capire dove si trovi, domanda alla quale risponderà un invecchiato M.O.D.O.K. spiegando ad Hulk tutte le peripezie che si sono susseguite negli anni, portando al compimento del mondo post nucleare che abbiamo imparato a conoscere sulla testata di Hulk degli anni 90. Il mondo che attenderà Bruce Banner fuori dal caveau in cui si è risvegliato lo lascerà senza parole e ancora una volta darà la colpa all’uomo, reo di aver distrutto la propria casa per dei secondi fini meramente economici e di sete di potere.
Maestro: Symphony In A Gamma Key è questo, una critica all’uomo che, ad una velocità disarmante, sta spremendo il pianeta Terra, fino al punto in cui la Terra stessa sarà costretta a reagire e a difendersi, trasformandosi dalla nostra casa, al nostro cimitero. Toccante la scena di un Hulk commosso mentre raccoglie un cucciolo di cervo morto per le scorie nucleari causate dalla terza guerra mondiale, un’immagine che rende perfettamente l’idea di contrasto fra l’immensa forza di Hulk e la fragilità del suo animo. Peter David, però, va oltre, mostrandoci come un uomo con ideali che alla base possono sembrare giusti, spesso viene attratto dal potere. Ciò accade nel momento in cui Hulk cerca di ergersi a nuovo comandante dei sopravvissuti, solamente perché a detta sua, lui agirebbe nel giusto e riuscirebbe a ricreare un mondo perfetto. Tutto questo negando delle elezioni democratiche ed utilizzando la sola forza bruta.
La grandezza di uno scrittore come Peter David sta proprio qui, nel trattare temi così importanti, ma anche così abusati, senza però cadere nella facile retorica, anzi mostrandoci che non esiste un bene assoluto, ma anzi chi si professa come conoscitore di tale spesso cade in tentazione, proprio come il nostro Hulk. L’eroe qui diventa dittatore, i buoni propositi iniziali si perdono per lasciare spazio all’avidità umana, compiendo un percorso chiaro e netto verso la perdizione mostrataci in Futuro Imperfetto. L’autore compie una critica nella critica, lasciandoci intendere che sia sbagliato ricorrere alla violenza, anche quando si è nel giusto. Che l’autore abbia voluto mandare un messaggio verso chi, per tentare di portare avanti le proprie cause, come quelle contro l’allevamento intensivo, oppure la pesca sfrenata, boicotta le piccole-medie aziende che sfamano decine di persone col lavoro degli operai?
Naturalmente in quest’opera non possono mancare i vecchi compagni delle classiche storie di Hulk, più i personaggi che abbiamo conosciuto in Futuro Imperfetto, oltre a qualche vecchia ‘’divina’’ conoscenza che giocherà un ruolo fondamentale nella storia. Il racconto è contornato dalla giusta dose di scontri che accompagnano da sempre le storie del Golia verde, quest’ultime si mischiano alla perfezione con la parte più introspettiva e di critica sociale che compie l’autore, lasciando in superficie un’aria di violenza e azione che possono e devono attirare i lettori più giovani, avvicinandoli ad un personaggio di cui, almeno in questa versione, avranno sentito parlare solamente di sfuggita. I disegni di Germàn Peralta fanno il loro onesto lavoro, nulla di trascendentale, ma neanche poi così male, un paio di gradini sotto al lavoro svolto da George Pérez sul maestro originale, soprattutto nei momenti di lotta, in cui Pérez riusciva a rendere alla perfezione la follia di un mostro ormai accecato dal potere.
Peter David è tornato a raccontarci le storie di Hulk, e per ogni amante del fumetto made in USA ciò non può passare inosservato. All’interno di questa nuova storia del Maestro abbiamo trovato molti dei fattori che ci hanno fatto innamorare del personaggio, ed alcune novità al passo con i tempi. Soprattutto abbiamo ritrovato un grande autore che scrive di nuovo uno dei suoi personaggi meglio sviluppati, senza far rimpiangere i nostalgici e tenendo il livello altissimo, come ormai è consuetudine per le storie che orbitano attorno al gigante verde.
Nicolò