Questo episodio è come una macchia nera che compare sulla nostra visuale. Sappiamo che non dovrebbe esserci, dubitiamo perfino della sua esistenza. Ma intanto è là e non dobbiamo ignorarla.
Così come quello che succede con Samuel, e che, ci permette di scavare più a fondo nella sua umanità e nella sua natura di protagonista, suo malgrado, di una vita che non ha mai desiderato. La sua natura emerge chiaramente mostrandoci sfaccettature che fino a questo momento non avevamo preso in considerazione.
E, improvvisamente, Samuel si priva di quell’aura nell’accezione dell’eroe dei fumetti e diventa reale, pulsante. Con un significato concreto dietro ogni sua ruga sfuggente.
Ma andiamo con ordine. In questa storia incontriamo Alan e Crystal, una coppia di amici da un passato abbastanza remoto della vita di Samuel. Entrambi sono attori dilettanti in una mise en place dei sotterranei di Edimburgo. Posto che tra l’altro cela segreti indicibili e scabrosi. Alan e Crystal rappresentano la classica coppia che va avanti a due velocità differenti. Dove Alan è concentrato sul prossimo fatuo successo lavorativo, perennemente disatteso, Crystal, più concretamente si guarda in giro cercando una via di fuga. Illusione ed insoddisfazione. A questo si unisce un altro piccolo spiraglio del passato di Samuel che non è possibile inserire cronologicamente nella linea degli eventi, ma che ci racconta una sua vena, forse, inedita.
Come potete immaginare una relazione così disastrata, una vita così disastrata, è il terreno più fertile per un demone, ed il nostro se ne accorge immediatamente.
Ed è qui che accade qualcosa di inaspettato. Perdonatemi il piccolo spoiler, ma è essenziale nell’analisi della storia. Samuel è stanco e finisce per prendere una decisione, almeno iniziale, davvero spiazzante. Cardine di questo momento, sembra quasi vacilli il rapporto con Duncan mentre un ruolo molto più presente viene guadagnato da Angus. E qui forse andrebbe affrontato questo particolare dualismo. Duncan ed Angus sono due facce della stessa medaglia, romanticismo ed illuminismo, fede e raziocinio.
In questo, il dream team Savegnago, Fumasoli e Filadoro intesse una trama complessa arricchita da un intreccio morboso dove prima di tutto, in modo estrematene chiaro, emergono le motivazioni di Samuel. Questo snodo narrativo porta il nostro in una dimensione completamente umana e molto più complessa. Scopriamo le sue ombre, i suoi dubbi, persino la sua morale. E ci rendiamo conto che quello che lo spinge è legato alla profondità delle sue perdite e che, in un certo senso, si sta impartendo un castigo molto doloroso.
Al punto da farmi chiedere cosa aspetterà dietro l’angolo della seconda annata il nostro barbuto protagonista.
Interessante una cosa che spunta, e che non avevo menzionato, è un aspetto del suo dono, che fino ad ora non era stato indagato e che Angus fa emergere. Va detto che l’aggiunta dello spin-off (I racconti del Derryleng) aggiunge colore alla figura del libraio, lasciandoci intendere, dove le introduzioni ad ogni albo non fossero ancora sufficientemente esplicite, che dietro, c’è davvero molto, molto altro.
Va infine fatto un applauso lungo e vociante ad Antonio Mlinaric che ci regale delle tavole dense di atmosfera, dove le luci, la notte, lo stesso umido riesce a trasudare rispondendo a quel senso di angoscia intriso nella trama. Il suo tocco si fa davvero magico quando si focalizza sui volti e le espressioni. Mlinaric ha il dono di un Buscema o di un Adams nel raccontare l’orrore che traveste nei lineamenti umani. E la profondità dello scenario garantisce un (meta) palcoscenico perfetto per i passi calcati da Samuel e dai suoi comprimari.
Al costo di suonare noiosamente pomposo (o pomposamente noioso, fate voi), ancora una volta le storie di Samuel stupiscono e si proiettano tra il meglio delle uscite mensili.