My son is probably gay 1 (Uchi No Musuko Wa Tabun Gay) è il primo volume di una serie scritta e disegnata da Okura, il quale ha iniziato a diffondere racconti a fumetti sui social che poi, visto il successo riscontrato, sono stati raccolti in tankobon. In Italia la serie è pubblicata da Starcomics, in volumi di grandi dimensioni, arricchiti da copertine con alette e dettagli in rilievo.
La storia segue episodi di vita quotidiana di una famiglia comune, concentrandosi in particolare sul rapporto fra la mamma e il figlio maggiore, l’adolescente Hiroki. La donna, infatti, si rende conto che, negli ultimi tempi, suo figlio è un pò cambiato, e non fatica a comprenderne la ragione: cerca di nascondere a tutti, soprattutto alla famiglia, il suo interesse per i ragazzi, in particolare la sua cotta per l’amico Daigo. La mamma, che ha compreso i turbamenti del figlio perché lo conosce molto bene e lo comprende come se fosse un libro aperto, non interviene imponendosi nella sua vita con arroganza: resta invece a guardare da lontano, spettatrice da una posizione d’angolo della vita di suo figlio, pronta ad offrirgli un supporto nel momento in cui dovesse soffrire.
L’originalità del manga è la narrazione: il punto di vista è quello della mamma del protagonista, che analizza con affetto e sconfinato amore materno i cambiamenti di suo figlio, sempre attenta alla sua felicità.
I disegni, dalle linee molto morbide, si distaccano dallo stile consueto dei manga, per dare vita a tavole con personaggi espressivi e delicati.
Hiroki, con i suoi ingenui tentativi di nascondere le proprie inclinazioni, fa molta tenerezza, anche se suscita soprattutto tristezza, perché la sua ansia costituisce una sorta di memento per ricordare che non sempre le persone con orientamenti diversi sono accettati pacificamente dai coetanei, ma purtroppo spesso additati e nei casi peggiori persino vittime di bullismo e persecuzioni, ragioni per cui chi prova sentimenti verso persone dello stesso sesso pensa sempre molto a lungo prima di confidarsi con qualcuno o di dichiararsi con il diretto interessato destinatario delle sue attenzioni, nel timore di ricevere un giudizio negativo o, peggio, essere condannato all’isolamento.
La madre non ha un nome, si identifica semplicemente con il suo essere madre, e nel suo desiderio di proteggere suo figlio e farlo sentire amato. Sempre presente per lui, cerca di indurlo a confidarsi con lei quando lo vede in difficoltà o semplicemente abbattuto, presentandosi a lui pur sempre come una presenza autorevole ma anche come una buona amica su cui può sempre contare, pronta a dargli un consiglio ogni volta che ne ha bisogno.
Anche Yuri, il più piccolo di casa, sembra aver capito le inclinazioni di Hiroki. Proprio come la mamma, non giudica il fratello ed anzi, la cosa gli appare talmente scontata da trovare molto sciocco il fatto che si sforzi di nasconderlo.
L’unico a non aver ancora avuto un quadro perfettamente chiaro della situazione del figlio è il padre, al quale la madre intende confidarlo un pò alla volta, perché si rende conto che, a causa della mentalità diffusa, potrebbe essere un pò difficile da accettare per un uomo la consapevolezza di avere un figlio gay.
Una madre e un figlio: così si potrebbe riassumere questa dolcissima e delicata storia in cui l’autore, attraverso la narrazione di episodi di vita quotidiana, mette in risalto la riservatezza di una donna mai invadente, che non si intromette mai nelle scelte del figlio e non lo giudica. Per lei l’importante è che Hiroki riesca a diventare un uomo con solidi valori morali, capace di bontà e di amore nei confronti del prossimo. Da madre, la sua unica preoccupazione è la grande quantità di ostacoli che incontrerà sul tragitto della vita, una strada già impervia di per sé, lungo cui intende accompagnarlo, pronta a sollevarlo se dovesse cadere e farsi del male.