Blacking out è un termine che indica la perdita momentanea di coscienza. Quello strano fenomeno che potremmo facilmente accorpare al disturbo da stress post traumatico. In pratica i rimane cosciente, ci rimangono i traumi derivati alle azioni compiute, ma non sappiamo ricordarle quali.
Prendete un qualsiasi quarantenne e potrà parlarvi di esperienze simile. Un’altra vita, cantava Franco Battiato, un’altra storia aggiungo io. Questo agile volume, si focalizza proprio su una situazione del genere.
Malgrado lo stile della storia la renda più accorpabile ad un noir o a un thriller, quello che ci troviamo davanti potrebbe benissimo essere un racconto di Philip K. Dick. E tanto basterebbe per gli applausi a scena aperta. Ma andiamo con ordine.
Come dice lo strillone in quarta di copertina, si tratta di una storia su brutte persone che fanno cose brutte. Ed il protagonista, Conrad, rientra perfettamente nell’identikit. La storia che ci tiene compagnia, ad altissimo tasso di ottani, potrebbe essere una pellicola di Quentin Tarantino o una stagione mai girata di True Detective. Tutto puzza di sudore, whisky economico e deodorante per auto.
Siamo nel regno dello squallore, ma non riusciamo a distogliere lo sguardo. Conrad è un ex poliziotto con troppi errori sulle spalle ed una coscienza neppure lontanamente limpida. Torna al suo vecchio paese per lavorare con un avvocato. Una ragazza è stata uccisa ed il padre incolpato, sembra ingiustamente.
L’aspetto procedurale ci conduce attraverso un’indagine delineata da modi spicci e scorciatoie non proprio rassicuranti. Tutto il sottobosco di personaggi che si incrociano rappresentano differenti sfumature di losco. Tutto è scandito dai ritmi del processo mentre poco oltre il confine della cittadina impazza un incendio che nessuno riesce a controllare. Quel tipo di cose che succedono nella California nel Sud, tipo.
L’aspetto interessante di Conrad è la sua anatomia cerebrale di uomo distrutto alla ricerca di una facile redenzione. Nel suo vivere un percorso di recupero non si rende conto di cadere vittima della sua stessa routine. Commette errori e si spinge in compromessi che al limite potrebbero perfino far emergere un cuore d’oro. Peccato che la patina di unto sia troppo densa.
Chip Mosher si produce in una storia ingabbiata nel formato BD alla francese senza lesinare colpi di scena, e l’energia narrativa è tutta là, pura ed incontaminata. Sarei stato curioso di leggere la stessa storia in tempi più dilatati, con lo spazio di approfondire ed esplorare ulteriormente questo universo. Peter Krause adatta benissimo il suo tratto ad un character design ruvido e stazzonato. Chiunque compaia in queste pagine si trascina dietro la sua croce che traspare dalle occhiai, la pelle smunta e gli occhi persi.
Un applauso fa invide alla Astra, nuova collana di Star Comics che presenta una edizione strepitosa con una bella grammatura di carta ed una stampa che fa risaltare alla perfezione i colori di Giulia Brusco.
Un applauso al colpo di scena finale. Che a scovare gli indizi era ben chiaro, ma nel modo in cui viene gestito ed allo svolgimento degli eventi, porta ad una conclusione che solo un blues elettrico e lento potrebbe commentare.