Il nuovo bonellide SaldaPress ci porta in quella che, per stessa ammissione di Kirkman è la migliore ambientazione della serie. C’è una dissertazione niente male sulle note a margine del volume (che comincio ad auspicare vengano collezionate in un volume integrale – roba da feticisti, lo so!) in cui spiega che nella sua high school c’era un cortile circolare completamente separato dall’esterno, su cui lui fantasticava a proposito di un accampamento durante un’invasione zombie. E, infatti, se ricordate la prima idea per TWD pubblicata nel numero 1 si parla proprio di un insediamento in una high school, cosa che è stata poi recuperata per il Regno di Ezekiel. Avremo tempo per parlarne.
Ma torniamo alla prigione. L’idea è molto interessante, anche se faccio un po’ fatica a pensare a delle scorte di cibo in scatola che durino addirittura 10 anni. Anzi. Parlando proprio di quello, è interessante il colpo di scena dell’episodio 13, dove, dopo aver faticato e parecchio per ripulire il cortile della prigione, Rick e Tyreese entrano nel refettorio ed in un impeto totalmente anticlimatico trovano solo quattro convitti intenti a finire la cena.
Ragioniamoci. Il colpo di scena è bello, la tensione porterebbe a credere che ci sia un’ennesima orda di zombie da affrontare ed invece ci si trova di fronte ad un cambio di ritmo notevole. Carino, ma non funziona. Semplicemente perché dopo tutto il trambusto commesso dai simpatici amici nel ripulire l’esterno, tra grida, movimento e spari, possibile che i quattro gentiluomini all’interno non si siano accorti di nulla, o se semplicemente fanno finta, non lo diano a vedere? Kirkman lavora ma non benissimo in questo frangente. È chiaro che era alla ricerca di un elemento funzionale, ma sacrifica la credibilità della storia nel farlo.
Se è per quello anche lo spiegone che poi i convitti convince fino ad un certo punto. Due guardie con cui si erano alleati scappano chiudendoli dentro il refettorio. Ed in effetti Rick trova un manganello a bloccare la porta. Però spiegatemi perché qualcuno dovrebbe sacrificare quattro alleati (fossero anche semplici scudi umani!) nel tentativo di fuga da una prigione piena di zombie.
Zombie. La parola viene usata parecchio. Tanto che lo stesso Kirkman se ne pente un po’ nelle note. In effetti il rischio che i personaggi possano usarla come se avessero davanti creature emerse da un film di Romero, c’è. Solo dopo arriverà il termine vaganti che, in fin dei conti, è almeno più suggestivo.
Prima di parlare dei rapporti umani che qui vengono ulteriormente approfonditi dando la percezione nettissima che, in fondo si tratti di una telenovela zombie, voglio fare un’ultima considerazione sull’inizio dell’episodio 14. Axel, uno dei detenuti, porta in giro il gruppo a vedere cosa c’è. Ed in effetti siamo molto prossimi alla fantasia da high school del giovane Kirkman. Che figata, ci sono i veicoli, le armi, le stanze protette da grate ed il cibo. Il concetto di posto sicuro viene accentuato notevolmente, mentre invece io non posso fare a meno di pensare che senza corrente elettrica la maggior parte delle risorse dovrebbe semplicemente essere andata in malora.
Però il giro in questione rimanda fortemente ad un’altra delle situazioni horror più decantate dello scorso secolo. Jack Torrance e l’Overlook Hotel. La sequenza iniziale dove le mura dell’Overlook sembrano essere l’unico posto sicuro nel freddo inverno del Colorado. Ecco, siamo là.
Arriviamo ai rapporti umani.
Tralascio il continuo riferimento agli ormoni di Lori che finisce per essere qualcosa di quasi fastidioso, è interessante il dubbio che insinua Donna. ‘sarà mica che questo bimbo nasce settimino?’ Insomma ci siamo capiti, il fantasma di Shane aleggia nell’aria, in modo sufficientemente imponente. C’è il siparietto tra Carl e Sophia che è una meraviglia. A sapere come sarà il loro futuro assieme poi…
Robert ci tiene a sottolineare che in questi due numeri ci sono le prime interazioni tra Andrea e Rick ed, in effetti è vero. Rick, ancora lontano dalla figura messianica che avrà nella parte finale della serie, la tratta in maniera un po’ sessista, ma dimostra di ascoltarla.
Interessante è il modo in cui lui, e tutto il gruppo per la verità, si comportino con i quattro prigionieri. Atteggiamento che riflette abbastanza la stessa cosa fatta nell’ambito della fattoria di Hershel. Tutto è loro, tutti gli è dovuto.
Che poi per forza iniziano le guerre, eh.
Infine Chris e Julie. L’impressione che se ne ha è che Kirkman non sapesse bene che ruolo dare a questa stramba coppia di fidanzatini. Tyreese probabilmente funziona meglio come loner, però servivano loro per dargli una motivazione. La sequenza è di nuovo anticlimatica. Ci si aspetta che loro restino da soli per fare sesso, ed invece restano soli per commettere un doppio suicidio, molto maldestro.
E qui c’è l’ultima sorpresa di Kirkman, che pure aleggiava nell’aria. Non si ritorna solo se si è morsi. Nessuno l’aveva detto fino a quel punto, ma è chiaro che tutti se lo aspettavano. Si ritorna anche se si muore per altre cause, perché probabilmente il virus, o quello che è, ha già contagiato tutti.
Qui bisognerebbe davvero indagare la ragione del virus. Io un’idea ce l’ho, ma la tengo stretta, venisse voglia di scriverne…
Però anche in questo caso Kirkman brucia la credibilità della storia al fine di chiudere con un cliffhanger che è comunque da tenerti gli occhi incollati alla pagine.
Julie ha ancora il sangue caldo quando ritorna. È vero che è un virus fittizio. Anzi, non sappiamo se invece sia opera di un negromante stile D&D. Più avanti verrà anche spiegato che non tutti ritornano alla stessa velocità, però qui si esagera non poco.
Ci si vede alla prossima!