Siamo al punto di svolta. La pista che si era pian piano delineata negli ultimi sei mesi arriva al suo climax nella prima parte di questo racconto doppio che, tanto per cominciare, mantiene la cifratura hollywoodiana. Il dream team della Bugs Fumasoli/Savegnago/Filadoro gestisce questa storia su due livelli. Uno più intimista con Duncan portato allo stremo, rimasto da solo ad esorcizzare una povera bambina. L’altro con Samuel, sempre più inserito nel contesto di Singularity.
Il suo malessere ha preso piano piano la forma del dubbio. Non è più sicuro di essere dalla parte giusta, anzi, non è più sicuro che ci sia una parte da cui lui voglia stare. Uno squarcio tra due mondi si apre in nord Europa e assieme all’Agenzia lui corre a vedere cosa stia succedendo. Per la prima volta ci viene data la possibilità di vedere quanto sia ampia la forza di Singularity. Non una semplice agenzia inglese, non un contesto governativo. Ma una forza indipendente dotata di risorse in grado di sostenere un piccolo esercito oltre che le necessarie spese scientifiche.
Ci muoviamo su due livelli, dicevamo. E mentre la storia di Samuel è spinta in un contesto maggiormente scenografico, con esplosioni, scontri con demoni ed il nostro barbuto eroe coadiuvato da un team di super esperti intento a chiudere la faglia, dall’altro lato la vicenda assume una connotazione più umana e sfiancante.
Duncan senza Samuel è solo un vecchio prete con un passato pieno di sbagli. Questo ennesimo esorcismo lo porta ad affrontare le sue stesse paure ed i suoi stessi limiti. Assistiamo a squarci di un passato che non conosciamo veramente, vi mostrano errori ed incomprensioni e sfiancano Duncan portando ad un singolo inevitabile passo.
C’è quell’ultima splash page, dove Lamberti riesce a rendere l’ombra del dubbio con somma capacità. Non sappiamo che cosa stia per accadere, né se possa essere solo una suggestione mia, che quasi spererei, ma l’idea che qualcosa di irreparabile ci sia è ben netta.
In ogni caso, tra una fine del mondo neppure troppo metaforica e le miserie del povero Duncan il numero non può che dirsi carico di pathos. Tra l’altro ci sono almeno una mezza dozzina di rimandi a numeri precedenti che lasciano intendere che si sia arrivati ad uno snodo importante. La sensazione forte è quella che ormai la continuity sia un organismo ben solido e che d’ora in avanti si sia ad un livello superiore. Il legame tra gli episodi, del resto, è ben delineato già da qualche mese, contribuendo ad una struttura che non potrà che affascinare gli amanti della serialità spinta. Del resto, il lettore occasionale potrà trovarsi più in difficoltà. Ma è una scelta che spinge verso la definitiva maturità e tridimensionalità del personaggio.
Quello che tocca maggiormente di questa prima parte di episodio è trovarsi davanti alla relazione lacerata tra Duncan e Samuel. Di tutto, quello è l’aspetto che duole maggiormente, e credetemi, ci sono momenti molto duri in tutta la storia. Ma quello che compare in quel momento è un fracasso emotivo terribile. Segno inequivocabile che il dream team è stato bravissimo a rendere credibili questi personaggi e che ora che non li vediamo più come prima, ci trasmettono le loro sofferenze e tormenti.
In tutto questo bisogna applaudire il lavoro di Lamberti che si esibisce in una resa dei personaggi forte e rimarcata e che sa dare pienezza alle tavole con uno spirito maggiormente action. Per quelle con un aspetto più introspettivo invece conserva una energia quasi elettrica nel rendere la tensione.
Finito questo arco narrativo, mi chiedo come e se tutto tornerà ad essere lo stesso e se si tornerà a degli episodi autoconclusivi più morbidi. La consapevolezza che Samuel si stia evolvendo è forte, quasi tangibile.
E forse davvero dopo non sarà tutto più lo stesso.