Leggendo questo nuovo numero mi sono reso conto di una cosa che reputo quanto meno curiosa. Ambientare una storia su una apocalisse zombi in Europa significherebbe rifugi migliori (chi costruisce case in legno al giorno d’oggi in Europa?), ma anche meno possibilità di difendersi, perché le armi da fuoco, in un modo o nell’altro, sono meno disponibili.
Robert Kirkman si occupa del primo problema rinchiudendo tutti i suoi personaggi in una prigione, e, ovviamente, li rifornisce di proiettili che neanche la bandana di Solid Snake, ma di certo questo non significa sicurezza.
Andiamo con calma. Nel cliffhanger finale dell’episodio precedente (ne parliamo qui) avevamo assistito al ritorno dopo la morte di Julie, la figlia di Tyreese, senza che questa fosse stata morsa. Questo serve a giustificare il fatto che tutti sono infetti. Va bene. Il problema è che, e lo vedremo nel corso del numero, da quando sono al sicuro nella prigione, i morti ritornano molto più velocemente di quanto abbiamo fatto prima quando l’allegra compagnia era in mezzo alle terre selvagge.
E qui Kirkman fa fare qualcosa a Rick che fatico a spiegarmi. Posso capire che per necessità narrative, non fosse necessaria la sua presenza nella prigione, ma, obiettivamente, è uno dei momenti più interlocutori di tutta la serie. Si fa infatti tutto un viaggio in motocicletta fino al loro accampamento originario solo per andare a vedere se pure Shane sia ritornato. E’ una sequenza a ritroso dove passa per tutte le ambientazioni della fino a quel punto. Quasi fosse una sorta di super spiegone al contrario. C’è tutto un dialogo in cui, per stessa ammissione di Kirkman (nelle note) , viene manifestata la possibilità che tra Rick e Shane morisse Rick. Ma è Shane a finire zombificato e con cuore colmo di pietas, Rick lo finisce. Poi però si ricorda che razza di brava persona fosse diventato, e be’, non lo seppellisce…
Kirkman nelle note spiega l’importanza delle copertine, di come, queste vengano presentate ai cataloghi con mesi di anticipo. Ragione per cui è importante che siano interessanti (allude all’arrivo, prossimo, di Michonne) e che colpiscano l’interesse del pubblico. E allora mi ricordo come girassero le copertine dei numeri dopo il 193 quando la serie era già programmata per la fine. E continuo a chiedermi : vuoi vedere che non era una cosa così tanto programmata?
Torniamo a Tyreese. Per lo shock di aver perso la figlia, ne uccide il fidanzato praticamente a mani nude e completamente fuori di testa, minaccia di torturarlo dopo che sia ritornato. Rick è l’unico testimone della confessione e glielo lascia fare. Non solo, racconta a tutti che si sia trattato di un omicidio suicidio spiegando poi a Tyreese che gli altri non avrebbero capito, ma lui si.
Mmm.
O forse, quello che non abbiamo capito sin dall’inizio è che The Walking Dead racconta la storia dal punto di vista di un Negan qualsiasi, che protegge chi fa parte del suo circolo interno. Certo, dopo Shane, avrebbe dovuto imparare a fidarsi un po’ meno del prossimo.
Nel frattempo scopriamo che uno dei quattro convitti della prigione non è proprio uno stinco di santo e che con un certa abilità taglia la testa alle due figlie minori di Hershel. Considerazione a margine : le ragazze vengono trovate una vicino all’altra, con la testa mozzata. Ce ne vuole per fare una cosa del genere a due persone, contemporaneamente. Considerando che poi queste, anche con la spina dorsale completamente recisa, ritornino quasi subito…
Lo stesso Kirkman ammette nelle note che far dare la colpa ad uno dei convitti neri non sia stato il massimo del fair play. Certo, è anche l’unico sufficientemente muscoloso e peraltro condannato di omicidio. Forse sotto la linea mason-dixon potrebbe essere sufficientemente realistico. Il fatto che poi sia invece il bianco ed imbolsito Thomas a fare tutto è un po’ telefonato. Nelle note racconta il buon Kirkman che anche ai tempi dell’uscita originaria, qualcuno gli aveva fatto notare che uno non va in un carcere di massima sicurezza per frode fiscale. Ma quella parte gli era uscita bene, anche in Predators c’è un colpo di scena molto simile.
Resta da considerare che, come al solito, quando Kirkman non sa cosa fare con dei personaggi (Hershel aveva davvero troppi figli), li uccide.
Prima di tornare su Tyreese ci sono un paio di scene interessanti. Allen, depresso, che spiega ai figli che bisogna accettare la morte. Rick gli passa davanti ed ignora la scena. Ma è ovvio, dato che lui del circolo interno non ha manco le chiavi del giardino. Su Carol che bacia Lori passo avanti, in fin dei conti vedremo dopo che non è la sola cosa stramba che fa. L’ennesima scena a letto di Dale e Andrea racconta qualcosa sull’aspettativa di vita che non è da trascurare. Sei mesi? Un anno? Per alcuni di loro sarà molto di più, ma descrive bene lo stato umorale.
Poi c’è la scena nella palestra. Tyreese completamente in preda a stress post traumatico si butta in mezzo ad un gruppo di zombi. Non vediamo cosa succede, anzi, siamo portati a credere che alla fine, lui soccomba. Ma nel numero successivo Rick va a controllare. E lo trova là, pure ragionevolmente pulito, che li ha sterminati tutti. Certo, il circolo interno. Ma qui siamo nel miracolo vero e proprio. Anche Rick lo ammette, e la scena puzza troppo di artefatta per ignorarlo. Rick poi parlerà con Tyreese e Tyreese gli spiegherà che, in fondo, sono tutti già morti. Che fa fare a Kirkman la figura dello scrittore che si concentra e prepara certi temi. Ma tra quello che sente dire ad Allen e quello che gli dice Tyreese, Rick dimostra di dire ben poche cose originali nel famoso discorso we are the walking dead, che farà a breve.
Ancora una volta però il cliffhanger finale, con Andrea in pericolo è sensazionalistico, e promette interessanti sviluppi nel numero successivo.
Resta una sola domanda. Otis, che poco tempo prima aveva quasi ammazzato Carl, rimane da solo alla fattoria. E nessuno lo sentirà più nominare ?