Avrei voluto parlarvi della nuova edizione de L’Aldilà di Lucio Fulci programmata in una nuova edizione con tanto di colonna sono in vinile e ristampa in digitale. Ma, mentre sto scrivendo, ancora non è disponibile. Mentre, al contrario, un altro evento di una certa rilevanza ha segnato la mia vita. Dopo due anni sono tornato al cinema. E potrà anche sembrare una stupidaggine, ma ci si dimentica abbastanza in fretta di quanto la ritualità possa essere un valore aggiunto ed estremamente importante. Entrare in sala, guardare i trailer, mettersi comodi mentre scorrono i titoli di testa.
Il cinema è il solo posto al mondo dove siamo obbligati a fare una sola cosa. Niente cellulari accesi, nessuna pausa pipì. Solo noi e la storia che stanno per raccontarci.
Ed in questo caso tanta possibile nostalgia. In primis perché ci si rende conto che si era già contemporanei della prima pellicola e che quindi il tempo passa in modo sin troppo bastardo e veloce. La seconda è la scomparsa di uno degli attori principali della prima pellicola(e del suo sequel). Quell’Harold Ramis che con la sua collezione di spore, muffe e funghi riusciva ad assumere l’attitudine più antierotica immaginabile. E quindi sapevo già che un titolo come GB Legacy potesse contenere almeno un paio di bordate emotive.
In realtà, avendo riflettuto u un paio di dettagli, incluso il titolo originale (afterlife), un po’ mi aspettavo pure il tipo di scarica che sarebbe arrivato, e consciamente ho deciso di sottopormici.
Ed in effetti quasi due ore dopo non sono stato disilluso, anzi, la voglia matta di averne di più mi è rimasta addosso e, in questo caso si tratta davvero di passione per una pellicola ben realizzata, forse un filino paracula in alcune scelte stilistiche, ma quasi totalmente priva di sbavature.
Partiamo dal fondo : si esce vivi dal cinema nerd anni ’80? Probabilmente no. Del resto Jason Reitman (la legacy parte già da qui), regista classe 1977 ha lavorato ad una serie di piccoli gioiellini indie (Juno, Tra le nuvole) e qui si presta a raccontare lo stesso panorama di quarantenni irrisolti che attanaglia la nostra generazione. Solo in chiave di ghost story.
I due elementi chiave di questa pellicola sono in effetti in netta contrapposizione, e proprio il loro scontro ne rende complessa e forte l’effetto. Se da una parte la nostalgia, ci riporta tutta una serie di situazione che sono un diretto rimando alla pellicola originale, Con tanto di rimando al Mastro di Porta, al Guardi di Chiavi e a Spazzola, dall’altra, il registro della pellicola non potrebbe essere più differente.
Pensateci bene, la prima pellicola era un piacevole divertissement ad assoluta discrezione degli autori del Saturday Night Live Show classe 1980. La pellicola era interpreta da personaggi comici che si prestavano ad un ruolo semi serio nel vago tentativo di fare un colossale omaggio a New York. Ottimamente riuscito al punto che la cosa sfuggì di mano, rendendo la pellicola un cult istantaneo con una schiera di appassionati che ha lasciato indimenticata la saga fino ad oggi. Ma si trattava pur sempre di un film dal registro comico, leggero. I Beatles che volevano girare il Signore degli Anelli, più o meno.
Legacy al contrario è un film serio che parte proprio con l’omaggiare gli anni ’80. E l’omaggio parte proprio ambientando la pellicola in una provincia sperduta lontana dalle luci della Grande Mela. Seguendo la liturgia delle pellicole nerd anni ’20 il cast deve prevedere almeno un attore di un cinecomic, Paul Rudd (il signor Antman) e di una serie TV tra il Trono di Spade e Stranger Things (tocca alla seconda stavolta on il non più tanto giovane Finn Wolfhard. L’emotività che è già scossa per via della sena iniziale, che non sti a rivelarvi per non spoilerare, prosegue con quel sense of wonder che amplifica la sospensione dell’incredulità. Ai due adolescenti protagonisti può succedere di tutto, noi saremo sempre disposti a crederci.
La ricetta è perfetta, collaudata, eppure il manierismo si intravede appena. Quello a cui assistiamo è una graduale ricomparsa dei fantasmi, che come dice il professore interpretato da Rudd, facevano sembrare la New York degli anni ’80 The Walking Dead. Come risponde la giovane Mckenna Grace, accadeva almeno 25 anni prima della sua nascita, ma è troppo poco per odiarla.
Il registro è brillante, non ci troviamo davanti ad un horror serio (?) alla Sam Raimi. Ma succede in parte perché la scuola Marvel ci ha abituato che pellicole con argomenti fantastici attraggono pubblico solo se intrise di umorismo (del resto Reitman Sr nel 1984 ci aveva visto lungo!). In questo caso però non stona, e, anzi, rende la pellicola il perfetto film per famiglie.
C’è da considerare che un film del genere è fatto per attrarre i nostalgici. Chiude un cerchio e possibilmente ne apre un altro. Ma anche se il franchise non è andato mai dimenticato, ci troviamo comunque davanti a qualcosa con radici ben salde negli anni ’80. Per cui la domanda principale rimane ? come è possibile che dagli anni ’80 non si sfugga manco se fantasmi? A volte mi viene il dubbio che possa essere una condizione che colpisce solo i nostalgici. Altre, vedendo il palinsesto di molti cinema, meno. Effettivamente sono pellicole del genere che attraggono gente al botteghino, quindi si vede che funzionano.
Dal punto di vista della tematica, siamo in piena ambientazione weird, se avessimo il coraggio di sfilare il velo brillante, potremmo renderci conto che il presupposto (una montagna legata a vecchi culti precolombiani circonda un paesino di campagna nord americano dove non succede mai nulla e ci si abitua spesso alla solita vecchia vita) sia tenacemente degno di una rivista pulp.
Il rinverdire il fasto di una delle serie più acclamate degli anni ’80 è l’elemento empatico che commuove e strappa il sorriso. Se ci pensate, tutte le serie che negli anni ’80 si prendevano troppo dannatamente sul serio (Alien, Predator, Robocop e Terminator) sono state tutte maledetti da sequel inconcludenti e poco fortunati.
Dato l’argomento verrebbe da dire che, forse, nemmeno una risata ci seppellirà.
PS il film mi è piaciuto assai, non si fosse capito. Su perché in italiano, sia stato eliminato lo splendido Afterlife per sostituirlo con un più banale Legacy, non riesco a trovare nessun tipo di risposta.