La terza annata di Samuel Stern comincia ad entrare nel vivo sin da subito. Dopo un numero che serviva da decompressione, riprendiamo le fila degli eventi svedesi con le conseguenze del contatto diretto con Legione.
Anzi, l’occasione è piuttosto ghiotta per provare a definire una cosmogenia dei demoni : nascono dagli esseri umani, come ben sappiamo. e una volta separati dal corpo ospite, per morte di quest’ultimo o per il tuo intervento diretto tornano in Legione.
È Angus a spiegarlo a Samuel con una certa serenità in un angolo del Derryleng finora inesplorato. Non è la sola sorpresa di questo episodio intitolato con una accezione, a dispetto delle parole spese, davvero poco biblica. La cosa che non mi torna è quel prefisso ri. Perché ritornano se sono nati dagli esseri umani? Che memoria ancestrale conservano di quella dimensione nera?
Sono domande che troveranno risposta ad un certo punto, ma che qui cominciano a maturare di intensità. Quella che assaporiamo è una diretta conseguenza del finale di stagione precedente: quando il portale che stava conducendo un gruppo di demoni in gita aziendale ad Abisko (ne parlo qui e qui) sul pianeta terra si è chiuso, delle emanazioni rimangono imprigionate sul pianeta terra. Piccole scorie che tuttavia brillano di luce propria e che, appunto, sembrano intenzionate a ritornare dai corpi che li hanno espulsi.
È così che Singularity coinvolge ancora una volta Stern inglobandolo in un curioso manipolo che vede coinvolti lo stesso agente Gillian, Angus e Cranna. E qui la sensazione forte è che ci sia un grosso scollamento con il tradizionale formato dell’avventura all’italiana. Laddove si cerchi di mantenere lo status il più a lungo possibile, Samuel Stern presenta una novità eccezionale modificando costantemente il flusso egli eventi e portando a cambi sostanziali e ad una evoluzione del personaggio che denota un coraggio editoriale non certo di poco conto.
Samuel è sempre più coinvolto nelle faccende di Sigularity e, non credo sia un caso che, a dispetto del rinsaldato rapporto con Duncan, la sua presenza sia ancora centellinata. Se però abbiamo già visto ondeggiare la coscienza di Samuel tra raziocinio e spirito, per cui non è una grossa sorpresa trovarlo a fianco di Angus per una volta, la vera novità sono i siparietti tra Cranna e Gillian. Cinici tagliati con lo stesso stampo, i due si mal sopportano sin dai primi contatti.
Del resto mi sembra molto interessante l’idea che entrando sempre più dentro l’organizzazione di Singularity, Samuel riesca a portarsi dentro più amici possibili.
La sceneggiatura insegue un carattere strettamente filosofico mentre l’intreccio si basa una vicenda viscerale che nella sua umanità è praticamente universale. Cranna è quasi una comparsa, mentre Gillian si trova a mostrare un angolo più debole. A dispetto delle volte precedenti in cui lo abbiamo incrociato, questa volta sembra quasi depotenziato, di sicuro sotto tono. Non è un caso che Samuel si chieda se, effettivamente stia mostrando un lato debole.
Un padre divorziato che vuole rivedere sua figlia, è un storia profondamente umana, e per questo dolorosa. Le sensazioni che suscita sono completamente condivisibile, eppure capiamo che c’è qualcosa di più che bolle in pentola. E lo percepiamo nelle ultime tavole che contribuiscono a creare un mistero ancora più profondo sul passato di Samuel.
I disegni di Bruno poi sono perfettamente in armonia, concentrati per sottolineare le fragilità dei personaggi principali. Gillian, improvvisamente rassomigliante all’Unknown di Magnus. Samuel stesso, reso più legnoso, osseo, resistente nella sua pur umana fragilità.
La storia si raccorda in una continuity ben serrata che va avanti a pieno regime su un cammino che sembra non aver fretta e per il quale il dipanarsi della prossima next big thing, sembra tutto fuorché un discorso accademico.
Bravi a prendersi un rischio così ampio.