E alla fine arriva Michonne. Il senso di questo nuovo episodio della edizione a colori è l’apparizione del primo vero personaggio bad-ass. Kirkman esprime il concetto nel modo più chiaro possibile nelle note. Sapeva benissimo che il solo personaggio femminile con un minimo di carisma e polvere da sparo era Andrea, e non bastava.
Così decide di inserire Michonne. Anzi, Michonne doveva essere protagonista di Planet of the Dead, serie fantascientifica a tema zombifico per fortuna poi abortita. Come un avvocato possa andare avanti usando così bene la katana, e dove è un mistero di là da venire. La cosa che colpisce è che, a questo punto, il gruppo di Rick, continua a mantenere un certo livello di fiducia nei confronti degli sconosciuti.
Cosa su cui il giovane Kirkman avrebbe dovuto però riflettere, sono passati venti mesi dall’inizio della storia, e quasi non è presente un vero villain. Certo c’è stato Shane, ma dopo sei mesi i veri nemici sono stati l’ambiente, gli zombie e la fame.
E si, continuano ancora a chiamarli zombie in modo un po’ derivativo invece di utilizzare termini surrogati come vaganti e simili.
La sensazione su questi due albi è che Kirkman si sia trovato ad improvvisare più del necessario perché, imbastita e abbandonata la sottotrama sul divorzio, non sapesse bene come riempire lo spazio.
Va sottolineato il mezzo pasticcio con Dexter, che nell’episodio precedente aveva provato a cacciare il gruppo dalla prigione. La teoria per cui alla fine Rick sia solo un Negan qualunque trova conferma nell’arrivo degli zombie del blocco dell’armeria. In sostanza, Dexter per cacciare tutti va a prendere dell’attrezzatura anti sommossa in un blocco non ancora sanificato e, come un meraviglioso deus ex machina estremamente conveniente, gli zombie arrivano proprio quando le cose si stanno per metter male per Rick e soci. Il problema è che nel fuoco incrociato, ‘casualmente’ Rick fredda anche Dexter.
Tutto bene, perché la decisione approfondisce e parecchio la personalità del poliziotto. In fondo per essere leader di un gruppo bisogna prendere decisioni difficili e fare sacrifici. Decisioni che sarebbe carino fossero almeno coerenti tra di loro. Invece mentre nel numero precedente Rick gridava un fortissimo ‘chi uccide, muore’ oggi spara alle spalle di un altro e, come una sorta di legge zero Asimoviana, la fa pure franca. Tutti credono alla casualità infatti, meno Tyreese che non perde occasione per fargli notare la piccola discrepanza. Rick incassa, e vediamo ancora una volta la sanità del leader vacillare.
Il secondo blocco è un po’ più intimista. Molte coppie si saldano e si rafforzano. Rick e Laurie, per forza. Anche Andrea e Dale, che per il momento decidono di restare. Glenn e Maggie che finalmente decidono di darci dentro. Otis, che ricompare rinnega Patricia per aver aiutato un ‘negro’. E Kirkman se ne meraviglia.
Anzi, si scusa per la parola con la N giustificandosene. Io onestamente apprezzo il realismo per nulla politicamente corretto. Siamo ad Atalanta, in Georgia, in piena dixieland, semmai mi meraviglia che ci siano poche persone ad essere ancora apertamente razziste.
Molto più interessanti sono due cose. Una forse davvero molto più insidiosamente razzista di quel che si pensi. Tyreese e Carol. Arriva Michonne, e Tyreese si concentra su di lei. Come a dire, a ognuno il suo? Mmm…
Seconda cosa, finalmente viene eliminato il piagnisteo di Allen. Lo sappiamo che Kirkman fa diventare inutili i personaggi di sottofondo e poi li fa divorare. Però un po’ sembra il plot di Lost. Ci sono una marea di personaggi, ma alla fine, il gruppo che fa tutto è sempre composto dai soliti cinque sei.
E tra poche settimane arriva finalmente il Governatore…