A febbraio arriva una bomba. Non di quelle ipercinetiche, che ti lasciano a bocca aperta all’istante facendoti gridare al miracolo. No, si tratta piuttosto di una lettura a più livelli, di quelle che coinvolgono cuore e mente impegnandoli in conversazioni contingenti ma con registri diversi.
Così, sfogliando la nuova raccolta di storie di Street Angel, fatica dei partners in crime Jim Rugg e Brian Maruca, ci si trova ad assaporare un mondo intero. Differenti sfaccettature, un’ansia creativa squisitamente punk (e dell’etica DIY ne parleremo!) e tanto tantissimo amore per il fumetto.
Ho avuto la possibilità di chiacchierare un po’ con Jim qualche sera fa (trovate qui tutta l’intervista) e ho scoperto un autore profondamente impegnato nelle cose che fa, cresciuto in una linea di demarcazione sottilissima tra mainstream ed indie. Come tutti i nerd della mia generazione Jim ha visto la Marvel fallire (ciao ciao Bill Jemas), l’Image sorgere ed evolvere e i manga guadagnare consensi ed influenzare tutto l’immaginario locale.
Street Angel è figlia di queste influenze e riesce ad essere qualcosa che rapisce il fiato. Alla mia prima lettura ci ho trovato dentro l’irriverenza di Beavis and Butt-Head, la colorazione empatica e folle di Ghost World, e citazioni silenziose dalle TMNT di Eastman e Laird. Ma non basta. In uno dei tre episodi del volume viene raccontata una storia che potrebbe essere la versione tossica delle origini segrete di Hal Jordan (in chiave Star Sapphire, ok, ma non stiamo a formalizzarci), in un’altra Jesse si finge tonta per sgominare una gang (i Bleeders, nome che più anni ’90 non si poteva scegliere).
Jesse è un personaggio particolarissimo. In poche parole è una supereroina incredibilmente atipica. Lontana dallo stereotipo perfetto dell’essere umano in tutina aderente, Jesse è una super ninja senza tetto e perennemente affamata. Non solo, nelle storie del volume ne possiamo studiare tre angolazioni differenti, ed ognuna ci permette di riconoscerne differenti virtù. La sua attitudine è molto simile a quella di un ronin, ma in un certo senso prova ad essere connessa ad un universo, quello delle high school americane, dove è risaputo che il concetto di super eroe non solo si applica ma è vincente anche in una chiave emo.
Così nel primissimo episodio, Jesse perde una lotta con un bulletto solo per lo sfizio di vederlo massacrato da tutti i suoi avversari che, sapendolo in grado di sconfiggere Street Angel, ne vogliono un pezzo. Il Secondo episodio, che io ribattezzerei quello della pizza, la vede sgominare una gang con un’ampia azione farcita di una strategia che avrebbe fatto mangiare il cappello a Matches Malone. Il terzo episodio è un team-up officiale. Jesse, oltre ad una proto lanterna verde incrocia l’equivalente di Superman, Captain Alpha. Che pure con un certo livello di carognaggine, non può non riconoscerle un certo livello di appartenenza.
Negli spazi tra una storia e l’altra, Jim Rugg e Brian Maruca raccontano un mucchio di dettagli su come nasce ogni singolo episodio dell’affamatissima ninja su skate. I tecnicismi non sono pochi ma si tratta di approfondimenti che chiunque voglia fare questo mestiere non può non trovare interessanti. In particolare lo studio sul colore mi ha colpito particolarmente. Jim mi ha raccontato del volume Pixar sui color script, ed è la seconda volta che un autore me ne parla in modo così entusiastico (l’altra era stata con Emiliano Mammucari ed il suo lavoro su Terra).
In generale però il comparto grafico è accattivante quanto le sceneggiature. Ogni vignetta sembra perfetta per essere inquadrata come un poster di pop-art. Ogni design è solo apparentemente semplice, perché in realtà si tratta di una semplicità ricercata e dettagliata. Le sceneggiature raccolgono la passione della storia del fumetto e la miscelano saggiamente con uno stile sapientemente calibrato per una nuova generazione.
Il volume, uscito in USA per Image Comics, con la garanzia di quello che la Image Comics è diventata nell’ultima decade. In Italia Leviathan Labs porterà il volume nelle librerie, e non può che essere una garanzia.
Postilla a proposito dell’etica DIY : se leggerete il volume, vedrete che Jesse Sanchez è una ninja su skateboard armata di katana ed affamata di pizza. All’occorrenza disprezza un topo che gli porta via il cibo. Se ci vedete somiglianze con le strafamosissime Tartarughe Ninja non vi sbagliate. Ma nell’accezione del fumetto indie di Eastman e Laird. Jim è del ’77 (l’anno del punk mica per caso) e dice che da ragazzino oltre ad amare i fumetti Marvel e DC amava i fumetti delle tartarughe perché erano creator-owned e molto molto indipendenti. Per cui se un po’ di quel DNA è finito nella sua Jesse, è tutta colpa della passione!