Dopo la parentesi dello scorso numero la premiata ditta Fumasoli-Savegnago-Filadoro torna a far parlare di sé, e lo fa con un albo che aggiunge qualche tassello alla trama orizzontale del nostro esorcista preferito.
Lontano dal tono intimista e tagliente del numero precedente, in questa storia Duncan e Samuel si prendono una pausa dalla loro routine Edimburghese spingendosi nella capitale del regno unito come farebbe qualsiasi scozzese dai tempi di Danny Boyle. Titolo a parte (per quanto le citazioni musicali comincino ad essere un piacevolissimo divertissement), con Londra la storia ha davvero ben poco a che vedere con la città britannica. I due amiconi vorrebbero infatti potersi soltanto prendere una pausa da Abisko e da quello che ha rappresentato. Samuel vorrebbe capire, Duncan deve convivere con la creatura che ha a sua volta generato. Ed è per farlo che si mette sulle tracce di quello che è stato il suo mentore, padre mcKenna. Malgrado la sua rigidità solo lui potrebbe aiutare il burbero prete a fare ordine.
Solo che come spesso accade, la vicenda prende una direzione totalmente sghemba. Quasi per caso, Duncan fa la conoscenza di Bianca Mazur, una giovane donna che sostiene di essere stata liberata proprio da padre mcKenna da un demone che la affliggeva sin dalla giovane età.
Duncan fa incontrare Samuel e Bianca (e perdonatemi l’excursus solamente legato all’ambientazione della storia, ma se al posto del roso ci fosse stato un certo inquilino di Craven Road, sapremmo come sarebbe andata a finire…) e tutti e tre indagano sul passato non particolarmente chiaro della ragazza. Bianca non sembra troppo in sé, rammenta il vecchio prete spesso al lavoro col padre, sa che entrambi sono legati alla demonologia, ma qualcosa non è completamente a fuoco. Fino a quando una traccia non porta tutti in un vecchio istituto dedicato a San Michele dalle parti di Porthsmouth.
Qui la questione si complica perché sappiamo che gli istituti psichiatrici trasmetto una vibrazione assolutamente negativa. Ma non solo, l’intero scenario rappresenta di per sé l’atto finale di questa tragedia.
La rivelazione più imponente riguarda un aspetto della cosmogenia demonologica che è appunto un tassello che si aggiunge a quello che già sappiamo del complesso e trafficato movimento che si genera tra la Terra e Legione. Non voglio raccontarvi troppo, ma, con un artificio esoterico che cita apertamente La verità sul caso di Mr Valdemar (un racconto di Poe datato 1845), il corpo umano e le sue afflizioni vengono equiparati ai vincoli di un pentacolo. Vincolo che affligge i demoni. Tutto molto verosimile e pulsante. I dettagli vengono resi quasi con recisione naturalistica da McKenna, il maestro che non è stato capace di essere all’altezza dei suoi insegnamenti.
A questo proposito, tempi duri per Duncan, che vede sfracellarsi al suolo le sue certezze, una dopo l’altra.
Eppure l’elemento più importante di questa storia non è nemmeno questa nuova teoria, ma una semplice, per modo di dire, presenza. Semplice se fossimo in un racconto dell’orrore. Ma che qui ci dà prova di un nuovo regno dopo Legione ed il Paradiso mostrati fino ad ora. Un regno umano dove però non sembra che ci si stia particolarmente bene. A giudicare da come ci si torna almeno.
Infine un applauso rombante per le matite di Giampiero Wallnofer, che crescono pagina dopo pagina, raggiungendo una maturità espressiva, seppure un pelo cartonesca, ma assolutamente non malvagia. In particolare ho apprezzato molto lo sviluppo dei flashback giocato su variazione di grigio ed una sottile deformazione dei volti umani tipiche del flusso dei ricordi.
Un ottimo albo, che rappresenterebbe anche un perfetto punto di inizio per nuovi lettori.
Un solo dubbio mi rimane alla fine della seconda rilettura. Ma davvero la porta dell’inferno è soltanto una ?