Il più esoterico tra gli scrittori sterniani, Massimiliano Filadoro, intraprende questo viaggio in solitaria addentrandosi ed approfondendo alcuni degli elementi rimasti in sospeso dopo la chiusura della storia doppia dedicata ad Abisko.
Gli amanti di una continuity orizzontale non potranno che esser soddisfatti nel vedere il modo in cui alcuni fili vengono annodati lasciando, tra l’altro, spazio aperto ad ulteriori sviluppi. Prima di ogni altra cosa va però sottolineato che questo episodio, è forse tra i più densi, quanto a numero di cose che succedono nello spazio delle novanta pagine. È quasi come se si percepisse l’urgenza di quello che accadrà e l’impazienza sciolga le briglia.
Fondamentalmente tre sono le trame che vale la pena di sottolineare. La prima, che ha l’onore di essere omaggiata direttamente dalla copertina, vede Samuel e sua figlia Lily riavvicinarsi. Se devo pensare ad illustri precedenti, potrei menzionare senza difficolta Nathan ed Anna Never. Ma la giovane Lily è un personaggio estremamente più complesso e maturo. Mentre finora ci siamo accontentati di guardarla da lontano, per la prima volta ne percepiamo più direttamente la personalità, scoprendone un coraggio ed una intuizione che potrebbe solo aver ereditato dal padre. A questo elemento narrativo viene lasciato spazio nell’incipit ed in conclusione. Nel mezzo Samuel intraprende un vero e proprio cammino dell’eroe. Che, sebbene ben lungi da essere concluso, lo porta ad una considerazione più protettiva e coraggiosa. Il punto è che sarà Lily a funzionare da perfetto deus ex machina (e rendere più semplice la futura narrazione delle pagine di Samuel), mostrando però un coraggio quasi spaventoso.
La seconda linea narrativa contrappone ancora una volta il nostro amato Duncan e quel buon diavolo di Angus. Più di una volta, in passato, ho avuto la percezione che i due lottassero per l’anima di Samuel, in un modo benevolo forse, ma determinato. Dalle storie del Derryleng sappiamo che Angus non la conta proprio giusta, e qui, forse, ne approfitta, per prendere maggiormente il ruolo di consigliere visto che è proprio Duncan a lasciare libero il passo. Già, Duncan. Fumasoli lo aveva anticipato in una intervista assieme a Guglielmino (trovate il video qui) : il rapporto con il vecchio prete subirà un bel po’ di scossoni. In questo caso, se non risolto, definirei il rapporto un po’ rassegnato. Duncan e Samuel sanno che dopo Abisko c’è maggiore bisogno di combattere sul piano spirituale, ma Samuel non è pronto mentre Duncan, chiusi i rapporti col suo mentore (qui), è di nuovo un soldato in marcia per raggiungere la prima linea.
E questa guardia abbassata permette un nuovo rientro sulla scena : quello di Albyn Ryden, un altro dei sensitivi di Abisko, quello con le fattezze di Mads Mikkelsen, per capirci. Togliamoci subito il dubbio : già nel numero 24 avevo avuto la sensazione che con Ryden si citasse in modo abbastanza ovvio Death Stranding, il capolavoro di Hideo Kojima. Adesso ne ho una percezione ancora più netta, visto che quando c’è di mezzo Ryden, i corpi morti dei posseduti assumono una forma cristallina molto simile a quanto succede nell’esperienza videoludica.
Ma tralasciamo questo aspetto. Ryden era ed è un personaggio non limpido e trascina Samuel, che sembra ancora un po’ scosso e con le difese abbassate alla ricerca di un coven. Una nuova entità, quasi un ectoplasma, è emerso da Abisko, il liquido amniotico di Legione, un miasma diverso dai demoni e che ora è alla ricerca di anime morte, proseliti di cui rubare corpo ed energia, per vendicarsi del dolore subito.
Qui Filadoro non manca di sottolineare come sia forte l’aria da fine dei giorni che si respira e come sia facilmente speculare a quella che respiriamo noi (lo avrete letto un giornale recentemente, no?). Il punto è che non tutto è come sembra, e le sorprese girano con un ritmo lento ma assolutamente preciso. Come dicevo la quantità di informazioni è incredibilmente densa, e non ci viene risparmiato praticamente nulla, incluso un breve viaggio su Legione ed una spettrale anticipazione di quello che sta per arrivare.
Ma è nell’approfondire la storia di Ryden che emergono gli elementi più interessanti. In una narrazione che omaggia the haunting of Hill House (quel capolavoro di serie tv, lo so, è da un po’ che non la menzionavo), perfetta nella sua ciclicità, ci assestiamo su un ritmo che potrebbe essere quello di Roman Polanski né la Nona Porta. Ne emerge un Samuel ancora scosso, incerto, scombussolato.
E tristemente facile preda di giochi più grandi di lui.
In questo, il tratto di Formisano ci restituisce un Samuel meditabondo, nascosto dietro la sua barba voluminosa, quasi un’armatura. Incerto, come le linee che lo compongono e che ne trasmettono questa minore compattezza. D’altra parte gli sfondi, che siano il Derryleng o Legione, appaiono maestosi, pulsanti, dotati di una colonna sonora tutta loro.
Si tratta di un numero interamente dedicato al tema principale, profondamente complesso nello svelare un altro aspetto di questa pazzesca cosmogonia che vede i demoni come figli degli uomini. Perfetto per la narrazione colta e raffinata di Filadoro. Magnifico nella capacità di ampliare l’orizzonte narrativo in nuove, imprevedibili, direzioni.