o continuo a ripeterlo, la Bonelli dovrebbe rilanciare le avventure di Jerry Drake. Va bene il rilancio stile Masiero di qualche anno. Ma quello che ci vorrebbe è proprio il mister No originale. Quello disperso nella Manaus degli anni ’50, melanconico e fondamentalmente testardo.
In questa avventura relativamente recente, è stata originariamente pubblicata nel 1993, il nostro è impegnato in un grand tour del sud America e decide di prendersi qualche giorno di vacanza a Cuba dove, siamo ancora lontani dal castrismo, danno un film che non è mai riuscito a vedere.
Bisogna fare le considerazioni del caso. Che, a Mignacco riescono benissimo in una ghiottissima postfazione. Quando Jerry Drake si lamenta di essersi perso la pellicola in questione, non è passato poi così tanto tempo dalla sua effettiva uscita. Siamo pur sempre negli anni ’50 e, la pellicola in questione, altri non è che Casablanca.
Uno dei film più belli mai realizzati, secondo me e Dylan McKay. E non mi metto qui a parlarne, perché altrimenti non finirei più.
Jerry ha una serie di ottime ragioni per non essere mai riuscito a vedere il film. Una di quelle, si chiama Laura e l’ha conosciuta a Roma durante il conflitto mondiale. Jerry era là come soldato semplice (troppo litigioso per l’aeronautica, eppure a me viene in mente Catch 22) e sebbene non sia successo nulla di particolarmente focoso, tra i due scatta una scintilla in grado di brillare per una vita intera.
Jerry è proprio intento a vedere la pellicola quando una serie di eventi si innesca e tra il pubblico in platea riconosce proprio Laura. Accompagnata a quello che poi scoprirà essere suo marito, Davide Ginori.
Da qui in avanti si innesca una meta storia con continui rimandi al capolavoro di Michael Curtiz e che includerà appunto un locale costruito ad immagine di quello di Rick. I coniugi Ginori vivono in America, il marito è un fisico nucleare e, proprio per sfuggire alle attività legate alla bomba che organizza una fuga che però è ostacolata in tutto e per tutto dai servizi segreti americani (l’OSS probabilmente?) con complicità delle forze di polizia locali.
Il rimando alla nostalgica vicenda della pellicola è più evidente e Mister No si mostra come un eroe umanamente riluttante. In principio infatti si rifiuta di aiutarli, proprio per via della relazione con Laura. Solo in un secondo momento si rende conto che ci sono elementi più importanti che necessitano di essere supportati e mette in atto un rocambolesco piano pieno di sotterfugi e aringhe rosse.
Il finale è più che mai epico, e la storia stringe il cuore, proprio per il modo in cui viene mostrato Mister No debole e fragile eppure eroe controvoglia.
Le matite di Fabio Valdambrini sono dettagliate e probabilmente figlie di quegli anni ’90 in cui vengono tracciate. La storia si muove su una regia solida ed accaldata. Mister No una volta di più emerge come una figura a tutto tondo, fragile e complessa anche nella sua fisicità. Il livello di dettagli in ogni tavola è un piacere per gli occhi e mostra una versione moderna, evoluzione diretta del personaggio creato da Nolitta.
A corredo della storia principale c’è un piccolo estratto dal Ken Parker Magazine con una storia molto simile, solo legata a Mezzogiorno di fuoco.
E come dicevo, appunto, un articolo di approfondimento su cinema e meta storia che quasi da solo varrebbe il prezzo di copertina. Solo che è il cuore di Jerry Drake, qui, a valere molto di più.