Devo fare una premessa, per forza necessaria.
Io adoro quello che scrive Gianluca Morozzi. Tutte le volte che leggo una sua cosa ci trovo quel tipo di ironia che solo un nerd sa capire fino in fondo e gli stessi riferimenti culturali, fumettistici e musicali, che metterei io. Insomma, siamo parecchio sulla stessa lunghezza d’onda. Che poi lui sia pure springsteeniano come me, bè ma quella è una pura casualità eh.
Fugati i dubbi sulla mia imparzialità, vi confesso che Despero (mi raccomando ricordatevi l’accento sulla seconda), lo conosco da quasi due decadi. È il suo primo romanzo e probabilmente il terzo suo che abbia letto.
Come tutti i primi romanzi, Gianluca ci mise dentro tutto quello che poteva. L’amore smodato per la scena musicale bolognese degli anni ’90, il grunge, Neil Young come nume tutelare, una chitarra chiamata Terminus Est trovata dentro un’auto abbandonata sui colli, i fumetti e ovviamente una storia d’amore.
In realtà più di una. Quella più importante, verso la musica, è praticamente immortale. La musica che viene raccontata attraverso le vicissitudini di questo gruppo rock scalcagnato e le sue mille line up. Chi insegue la fama, chi le donne chi gli assoli veloci. Morozzi cita gli American Music Club ed un fandom minuscolo, ma incapace di abbandonarli.
Un’ottica punk in pratica, che ride in faccia alla fama in favore dei propri principi.
E poi c’è l’altra storia d’amore. Quella tra Kabra, il peggior chitarrista della storia e la sua Sarah. Alzi la mano chi non ha avuto una cotta colossale per una ragazza perfetta che ci girava attorno senza guardarci mai.
Devo ammettere che, recentemente, ho pensato molto alla reazione finale di Sarah. Il contesto, senza svelarvi troppo, me lo ha fatto tornare in mente la reazione di un personaggio, Teela, nella serie Masters Revelation. Quella di Netflix.
Avete presente quando vi aspettate una cosa solo che invece ve ne arriva tutta un’altra. Kevin Smith ci è arrivato all’apice della carriera, a Gianluca riesce il trucco nel romanzo d’esordio.
Potendo parlare solo che bene di Despero romanzo, immaginate come sia stato felice di aprire le pagine del volume Green Moon Comics con la versione romanzata a cura dello stesso Gianluca Morozzi e con le matite di Giulio Ferrara, uno dei ragazzi di Leviathan Labs.
La narrativa segue fedelmente i passi del libro, anche ad anni di distanza colpisce dove deve e trasmette quelle sanissime vibrazioni rock n’ roll che prometteva l’originale. Semmai, sarebbero servite forse una decina di pagine in più per approfondire certi passi e regalare qualche emozione aggiuntiva. Ma questo è fare i pignoli.
Le matite di Giulio Ferrara intercettano il palato narrativo dell’epoca e, oltre a saper indovinare perfettamente un’epoca, con ricostruzioni a volte quasi documentaristiche, indovinano anche un tratto che, all’epoca non avrebbe stonato su Mondo Naif e che per questo si accorda alla perfezione al concetto di storia musicale condita da una forte, densissima componente emotiva.
Non vi rovinerò il finale, raccontandovelo, né voglio anticipare qualche dettaglio, ma vi confermo che questo volume è una delle più piacevole sorprese di questo 2022, tanto attesa quanto gustata.
Ed anche l’edizione Green Moon funziona alla perfezione con la giusta cura editoriale ed una copertina quanto mai suggestiva.