Non ho molta familiarità con la pesca. Mi fanno schifo le esche e non mangio nemmeno il pesce. Per cui, in teoria, dovrebbe essere uno di quegli argomenti a cui non mi avvicinerei mai. Eppure.
Eppure, se si parla di Sanpei, sicuramente complice l’effetto nostalgia, mi sono sempre appassionato alle sue avventure in chiave animata e, anzi, ritrovarlo tra i manga pubblicati questo mese mi dà l’occasione di colmare una lacuna nella mia collezione.
In effetti, si tratta della seconda volta in cui queste storie vengono pubblicate in Italia, la prima in una perfect edition curata nei minimi dettagli. Se volete rendervene conto, date un’occhiata alla sovraccoperta, metallizzata come la livrea di un pesce. La sola perplessità semmai è sul tempismo di questo recupero. La serie televisiva è infatti andata in onda negli anni ’80, principalmente su emittenti private, per cui, a rigor di logica, mi sarei aspettato questa serie nella prima ondata di manga pubblicati in Italia, quando era più che necessario avere un rimando alla televisione per conquistare pubblico. D’altra parte, i ragazzini di ieri sono tutti splendidi quarantenni, per cui vale la pena chiedersi quale sarà il pubblico di riferimento.
Ma questo non c’entra nulla con l’opera in sé. Che, per intenderci, mantiene esattamente tutto quello che promette. Pur essendo la seconda serie dedicata al famoso ragazzino pescatore (la prima, composta di svariate decine di tankobon è tuttora inedita in Italia), la verve rimane la medesima. Sanpei qui è appena più grande, eppure Takao Yaguchi lo presenta con un tratto super classico e carico di retinature. Il paradiso per gli amanti del manga vecchia scuola come me.
Yaguchi scrive questa storia ispirato dalla morte del suo vecchio sensei, Shotaro Ishinomori (il papà dei Cyborg 009). Il racconto che ne porta alla genesi viene stampato in principio di volume e fornisce delle notazioni essenziali per la comprensione della storia. L’arte del pescare in questo volume riflette la pazienza giapponese per attività che richiedono lungimiranza ed impegno. La concezione secondo la quale impegnandosi si può ottenere qualsiasi risultato viene trasportata fedelmente all’interno di queste storie che fanno da preludio ad una collezione di una decina di volumi.
La cosa curiosa di questo manga è il modo in cui alcuni elementi vengono rappresentati. Si tratta di una storia che necessita di tecnicismi sugli stili di pesca, sulla ittiologia e anche sulla geografia del Giappone. Spesso si rischia di scadere nel divulgativo, quasi come fosse un bollettino della pro-loco. Ma in realtà, questi inserti che integrano la narrazione, non la appesantiscono. Al contrario la completano fornendo una leggibilità più ampia a chi, come me, non sa nulla dell’argomento.
Complessivamente, questa edizione è un tuffo nel passato estremamente piacevole. Forse non il manga più popolare che si possa immaginare, e di certo una scelta coraggiosa che gli editor Star Comics hanno effettuato. Ma la verità è che, in un momento come questo, dove le pubblicazioni di origine nipponica sono fortemente rappresentate in Italia, è necessario che vengano rappresentate in tutte le loro molteplici sfaccettature e declinazioni.
Poi, diciamolo, per quelli come me, per i quali il primo approccio al fumetto orientale è stata proprio la connessione con l’animazione assorbita durante l’infanzia, la nostalgia rappresenta un fattore di interesse dolcissimo ed irrinunciabile.
Aspettavo da mesi questa serie, da poterla inserire tra tutte le altre dello stesso periodo. Anzi, sarebbe magnifico poter recuperare i 65 tankobon della serie originale .