Mi è capitato molto raramente di provare un’ansia così concreta leggendo un fumetto. L’ultimo numero di Samuel Stern invece contiene interamente questa rara qualità, presentando una storia che, pur arricchendo di preziose informazioni l’infrastruttura principale della serie, rimane anche un episodio perfettamente godibile a sé.
A questo punto andrebbe detto che i numeri di questa terza annata, con l’esclusione forse di un paio, hanno presentato sempre legami con l’arco narrativo principale e, anzi, quasi si percepiva un andamento rapido verso lo scontro finale con Legione. E lo dico non senza un velo di preoccupazione, se devo essere onesto.
Al contrario queto episodio è freschissimo. Il dream team (Filadoro, Savegnago e Fumasoli) si riunisce al gran completo per raccontare una storia a ridosso dell’orizzonte degli eventi. Samuel e Duncan sono nascosti in un cottage in montagna assieme ad una famiglia il cui figlio maggiore è posseduto. Lo stesso figlio che era entrato a far parte di una setta e da cui è stato portato via. Mentre Samuel tenta l’esorcismo, i confratelli assaltano le porte sbarrate con l’intento di riportare a casa il rapito. La resa ricorda da vicino Night of the Living Dead di Romero, ed è una sorpresa piacevolissima perché tutto il contesto legato alle sette, rimanda direttamente a quel giallo anni ’70 italiano che genera una piccola perturbazione ansiogena in tutto il contesto narrativo. Per tacere di qualche influenza da Sam Raimi nella sequenza finale.
Per una volta la dimensione introspettiva, la tempesta di dubbi che sta affrontando il nostro barbuto eroe, passano in secondo piano. Non c’è ansia per la figlia, non si percepisce il vacillare della relazione tra lui e Duncan. Anzi, per una volta, sono solidamente legati, intenti ad affrontare una situazione dove ogni singolo personaggio ha un’agenda segreta da seguire. Sono lontani persino i vezzi di Singularity. Nel dramma che si consuma, quasi in tempo reale, c’è spazio per agire solo in maniera rapida ed adrenalinica.
Ed in effetti il ritmo è assolutamente un elemento portante. Il modo in cui ogni colpo di scena viene gestito permette di mostrare un ribaltamento dei ruoli perfettamente coerente oltre che fondamentalmente disturbante. E ne succedono davvero di ogni tipo, teste mozzate, teste mozzate e parlanti, possessioni e contro possessioni. Ci fosse di mezzo Peter Venkman, sarebbe sarcasmo. Invece succede tutto in rapida successione con una fragranza squisitamente weird.
Tutto quello che viene raccontato, ci apre uno spiraglio su cose di là da venire che fanno presagire un livello di complessità, e di imprevedibilità, davvero elevato.
Le matite di Di Curzio sono estremamente dettagliate. Gli sfondi, soprattutto quelli all’aperto, mostrano una complessità di dettaglio davvero notevole. L’atmosfera all’interno della casa invece è resa in maniera asfittica e compressa. Ogni superficie sa di polvere, ogni elemento sembra essere posizionato con uno scopo specifico.
Le espressioni a volte sono un po’ troppo tese, ma genericamente parlando, trasmettono alla perfezione la tensione ingenerata da una situazione così profonda.
Il dream team ci presenta una storia con uno schema narrativo più fisico che esoterico, e se non mi sbaglio, è più l’influenza di Fumasoli a prendere il sopravvento questa volta. È una storia perfetta per avvicinarsi al personaggio perché ne descrive l’essenza e la fisicità. Ogni elemento di queste tavole è fatto per richiamare l’attenzione sul fatto che in questo gioco, la parte di Samuel è ancora tutta da scoprire.
Ma in compenso, possiamo soffermarci ad aspirare l’adrenalina emessa dopo ogni maledettissimo suono sordo prodotto da oltre una porta serrata.