Adoro ogni cosa che riguarda il mondo di the Walking Dead. Sarà perché è sempre stata una mia fantasia morbosa. Quel perdermi ad investigare cosa succede dopo è e rimane sempre qualcosa che mi intriga o, forse avrebbe più senso dire, mi ossessiona. Ragione per cui, pur conscio che quando la serie regolare si è conclusa bruscamente, probabilmente aveva già salato lo squalo da un po’, resto in perenne attesa di quella promessa che Robert Kirkman aveva fatto al termine dell’albetto dedicato a Negan in fase pandemica.
E vedere che piano piano Skybound stia avvicinando altri autori a questo mondo persistente, un po’ come è successo per la serie tv, mi conforta, mi fa capire che non tutto è andato perduto e che, anzi nuove generazioni potranno muoversi e confrontarsi con l’eredità di Rick Grimes.
Che ad avvicinarsi con un progetto basato su tre graphic novel, sia Tilly Walden, ecco è una sorpresa tra le più gradite. Tilly è una vincitrice di Eisner (il suo Trottole è stato tradotto da Mondadori Ink, prima che le sue storie passassero sotto l’egida Bao), ed è una delle voci più sensibili ed accorate della sua generazione. La sua formazione include una profondità di dialoghi e, più genericamente una introspezione, che, sulla carta potrebbero funzionare poco con il marciume e la crudeltà che accompagna il mondo creato da Robert Kirkman.
Ed invece, il suo è un connubio perfetto che, anzi, ci permette di prendere in considerazione un aspetto di questo mondo, che non avevamo analizzato in precedenza. Clementine ha diciassette anni. Ricorda praticamente nulla di prima che il mondo finisse. Lei per prima ha rischiato di finire a pezzi più volte. Anzi, il su tratto più caratteristico è proprio la consapevolezza che lei sopravvive perché qualcun altro, qualcuno di più buono e meritevole, muore al posto suo.
Il suo istinto di sopravvivenza non è completamente spento, ma potremmo dire che c’è una sorta di death wish che prova a mettere costantemente alla prova la sua consapevolezza relativa alla sopravvivenza.
L’elemento psicologico, fosse anche la mera costatazione che con tutto il casino capitato, per forza chi è rimasto non è propriamente registrato accompagna il su girovagare, quasi privo di meta.ma nel su viaggio incontra sempre altre persone, Amos, Ricca, Destra e Sinistra. Capirete di chi parlo mentre leggete la storia.
La cosa interessante è la scelta della Walden di utilizzare tutti personaggi più o meno coetanei, in modo da annullare il dislivello psicologico e di volontà che si potrebbe andare a creare. Come fosse un dormitorio di un college, i personaggi affrontano l’inverno in una delle situazioni più drammatiche immaginabile ed imparano a conoscersi. Non è una storia di fiducia. Non chiuderemo queste pagini gonfi di fiducia, con a piena dimostrazione in mano che, in fondo, quello che serve per avere una bella apocalisse, è solo qualcuno da stringere sotto le coperte.
Le tavole hanno una bella regia. In certi casi, dove l’azione è veramente troppo animata, il tratto della Walden, allenato su ritmi più lenti, fatica un po’ ad essere completamente leggibile, ma, in generale, è una piccola debolezza che non fa che rafforzare la bontà di tutta la storia. Come potrete immaginare, lo stile è lontano anni luce da quello di Tony Moore e Charlie Adlard, ma l’intero registro della storia si muove su meccaniche completamente differenti.
Questo è in definitiva il punto di forza dell’opera che aggiunge respiro e sensibilità alla potenza grafica della storia originale. Come vi dicevo, questo non è che un terzo della storia e già ci sono quasi 300 nuove pagine dedicate al mondo di the Walking Dead.
Con quello che è in arrivo, possiamo solo che aspettarci il meglio e, che apra le porte ad una pletora di altri artisti che vogliono misurarsi con il canone.
Ultimo ma non ultimo, complimenti sonanti a Saldapress per aver preparato una edizione del volume semplicemente magnifico.