In questo terzo volume della saga ideata dai fratelli Mammucari è l’azione a prendere completamente il sopravvento. Con l’ampliamento di ruolo per alcuni personaggi, la percezione è che tutte le pedine siano oramai sulla scacchiera e si possa finalmente giocare duro.
L’alleanza di convenienza tra Nero e lo Straniero d’Oltremare comincia a dare i suoi frutti e anche l’elemento sovrannaturale comincia ad avere un suo peso specifico. In questo volume, dominato da un color script come al solito impeccabile, è un elementale dell’acqua, reso in maniera eccelsa da Matteo Cremona. Le tavole sono in effetti di pieno respiro e l’incalzare dell’azione viene reso da una regia priva di sbavature e assolutamente mirata. Il modo in cui Matteo rende i personaggi carichi di vitalità.
Più di ogni altra cosa è proprio la composizione della pagina ad essere elemento dominante. Carica di dettagli, fluida per necessità narrative, ma anche per il movimento percepito dagli eventi. Il lavoro grafico è estremamente ricercato e, la colorazione di Simona Fabrizio e Luca Saponti aggiunge profondità e dettaglio la scena. Parlando con Emiliano Mammucari quando Nero era ancora in fase di lancio, mi raccontò che il progetto originale prevedeva un formato del tutto simile al bonellide. Faccio fatica ad immaginare una storia di così ampio respiro compressa nella gabbia del formato quaderno.
Fermiamoci a parlare un istante dell’ambientazione. Scrivere una storia d’avventura nel paese delle Mille e una notte è relativamente facile. Farlo con accuratezza ed approfondito dettaglio storico, è completamente un’altra faccenda, e Matteo ed Emiliano Mammucari stanno dimostrando, volume dopo volume, che l’idea è stata totalmente vincente. La storia di Nero si inserisce nel canone delle crociate e va a fiorare un immaginario che difficilmente è stato preso in esame dai moderni media.
Il mondo di Nero è fortemente intriso di una connotazione storia esoterica che convive con i racconti dei libri di storia ma che pure presente un modo innovativo di raccontare la parte più magica di questo universo narrativo. In fin dei conti, l’ultima volta che si è affronta una ambientazione che potesse dirsi in qualche modo simile era stato con il primo capitolo della saga videoludica di Assassin’s Creed. Contrariamente al capolavoro Ubisoft, la componente sovrannaturale è fortemente radicata alla cultura locale. I Jinn di cui finalmente cominciamo a concepire l’effetto sono elementi chiave della trazione coranica ed il loro background, che torna indietro fino a re Salomone è tutto inserito perfettamente nella trama.
Essendo questo episodio molto più dinamico rispetto ad i primi due volumi, viene naturalmente lasciato meno adito alla componente introspettiva. I dialoghi però, corposi e ben oliati ci permettono lo stesso di approfondire le relazioni, sempre più chiare tra tutti i personaggi chiave.
È interessante come tutto il background ed il lavoro di ricerca emerga a gradi, on solo dalle tavole ma anche dagli inserti inseriti dopo la storia finale. Sarebbe un peccato se non fosse così e, anzi, verrebbe da chiedersi se non fosse il caso, ad un certo punto, di raccogliere tutte queste informazioni in un maestoso data book che permetterebbe a tutti i curiosi di approfondire le incredibili ricerche che Emiliano e Matteo hanno svolto.
Infine non si può non menzionare l’incredibile cura profusa da Bonelli in questo volume, dalle grafiche alla qualità della carta- Siamo lontani dall’esperienza dell’Audace eppure, in un certo qual modo siamo sempre al centro dello stesso percorso evolutivo.
Chissà dove altro potrà portarci negli anni a venire.