Non si può iniziare a parlare di questo volume (primo di quattro), se non definendolo come primissima cosa, terribilmente coraggioso. Di quel coraggio che attraversa tutte le pubblicazioni targate Audace, ora che Audace è un marchio che ricorda spaventosamente a Be De alla francese.
Ma non è di quel tipo di coraggio di cui sto parlando. La vicenda raccontata in questo volume è estremamente disturbante, non per quello che succede, perché di fatto non succede ancora molto. Ma per la sensazione che trasmette. Avete presente quando guardate una foto di gruppo, ed una mano abbraccia qualcuno senza che si possa capire di chi sia effettivamente? Ecco, tipo. Musica vibrante nelle orecchie, breve, ma sufficiente per disorientarci.
Simulacri prima di ogni altra cosa, si appresta a raccontare la generazione Z in tutte le sue pecche ed i suoi pregi. Una generazione di persone sole, ancorate alla vita da un cellullare, ma poi, nel momento in cui ci si palesa vicini tra persone a cui si tiene davvero, capace di stringere rapporti in cui dona tutto. Nima, cervello e corpo.
E di corpi donati, in questo volume, se ne vedono parecchio. La sessualità, finalmente libera dallo stilema del Dylan Dog che si spupazza la bionda del numero, è presentata viva e pulsante, come un aspetto chiave di questi ragazzi.
Lily, la ragazza che approda all’Elba (E che bello, finalmente fumetti ambientati in Italia!) lega immediatamente con Duccio. I due diventano una coppia prima ancora di essere amici o di stabilire qualsiasi altra convenzione. E Duccio introduce Lily l suo gruppo di amici, tutti legati al contesto di un’isola dove, almeno all’apparenza non sembra mai succedere proprio nulla.
Lily dal carattere riservato ed esplosivo. Un’intera linea narrativa è lasciata ai suoi flashback, ricordi di incontri amorosi che sono serviti a poco se non a tenere l freddo lontano dalla notte.
Una seconda linea narrativa, racconta i giorni di questo gruppo di ragazzi, le incoscienze, i rimorsi, come quelli presenti nella vita di tutti.
La terza, virata in rosso anche da un diabolico e meticoloso color script. Racconta scene al limite dell’onirico, con un senso di ansia che solo un sogno lucido saprebbe portare.
Matteo B. Bucci e Jacopo Camagni, con la partecipazione di Eleonora C. Caruso, confezionano un prodotto raffinato e dotato di un ritmo sincopato abile nel trasferire la tensione da una scena all’altra senza interrompere il delicato equilibrio tra le varie linee narrative.
Ai colori di Stefano Martinuz bisogna sol oche applaudire per via di quella intensità con cui il color script è costruito mantenendo una coerenza narrativa impeccabile.
Se le matite fossero figli biologici, i genitori sarebbero proprio Flavia Biondi e Giulio Macaione. Flavia e Giulio sono stati entrambi scelti dagli sceneggiatori e se ne percepisce l’affiatamento vignetta dopo vignetta. Giulio è reduce da una graphic novel per Bao (la splendida Scirocco) mentre Flavia, autrice completa, ha lavorato alle matite per una storia di Ann Nocenti pubblicata in America da Berger Books ed in Italia ancora da Bao.
La loro capacità di fondere assieme i rispettivi stili genera un prodotto che si presenta seducente sin dalle primissime pagine.
Molto interessante, infine, la serie di interviste finali, fatte direttamente ai personaggi della storia, presentati vestiti casual, eleganti e nudi, con una modernità che solo una casa editrice capace di interpretare il pop per più di ottanta anni sa dare.
Un’opera ben concepita e ragionata. Che fa solo venire voglia di capire come potrà procedere. Oltre che audacemente.