La storia che nel titolo omaggio un classicone degli Iron Maiden, in realtà è stata anticipata da uno speciale di Bilotta e dall’usuale treno di polemiche, andate in onda, questa volta alla kermesse fumettistica per eccezione, Lucca Comics.
Premesso che il fandom e la sua tossicità presunta o meno, sembra sempre più difficile da accontentare, l’occasione è stata più che giusta per fare un bilancio degli ultimi anni e capire cosa conservare e cosa no di questo nuovo corso.
Ora, se dovessi giudicare le parole dello stesso Recchioni, nell’introduzione, direi checi troviamo in una fase quanto meno gattopardesca, delle avventure dell’inquilino di Craven Road. Quello che sarebbe dovuto essere un cambiamento sostanziale, si è ridotto a pochissime battute, mentre tutto il resto, in un modo o nell’altro, è stato ripristinato in maniera silenziosa.
Volete un esempio? Quante volte è stato ricordato negli ultimi mesi il rapporto di parentela che dovrebbe ancora vigere tra Bloch e Dog?
Per tacere della teoria del multiverso.
Questo rientro a casa ha il sapore di una guerra silenziosa vinta sui social, attraverso le polemiche. Minimizzata, per non dare la giusta soddisfazione. La nuova fase verrà introdotta da una trilogia il cui primo numero vede al lavoro lo stesso Recchioni e Giorgio Pontrelli, mentre per i due numeri successivi Barbara Baraldi e Sergio Gerasi.
Tutto su di una idea di Claudio Lanzoni. Nome così poco noto da aver fatto pensare persino ad uno pseudonimo (io stesso avrei scommesso su Tiziano Sclavi!). Ma che invece è il nome di uno scrittore molto vicino a Tiziano e che ha posto le basi per questo rientro in un mondo più classico.
E per la verità questo numero ha il sapore di una guerra finita. John Ghost, che avrebbe dovuto essere LA nemesi e di cui invece non abbiamo praticamente sentito parlare, torna a casa. L’universo sta collassando, è pieno di glitch e a lui resta la scelta della minor resistenza. Tornare a casa.
Il punto di vista passa poi a Dylan. Un Dylan che vede gli stessi glitch e si nasconde nelle stanze come fossero punti di salvataggio di un gioco fatto male. Quello cui assistiamo è la migrazione del nostro da un universo all’altro. Una migrazione, appunto silenziosa. A due minuti dalla mezzanotte, che se fosse un orologio nucleare, significherebbe poco dall’olocausto, tutti cadono addormentati, e quando Dylan esce da quest’incubo desolante, si ritrova in una Craven Road che è la stessa, eppure diversa. Groucho gli dice che è passata la sua versione più sveglia dell’86.
Le pagine si snocciolano in un clima da meta fumetto. Un Dylan differente per tempi differenti. Come un personaggio di Pratt, dialoga con la quarta parete e si perde nello Spazio Bianco (lo stesso di cui amo chiedere agli scrittori che intervisto). Il tutto citando apertamente Matrix.
Insomma che cosa succede in questa storia? Veramente non molto se non l’eccitazione che passa da un crepitio a qualcosa di più esplosivo. La percezione nettissima è che qualcosa si sia definitivamente mosso e che si stia tornando a casa.
Siamo a due parti di quattro di una storia che per ora fornisce mille spunti ma lascia aperte mille connessioni, ma che lascia la sensazione, nettissima, che il meglio debba ancora venire e che al momento, sia parcheggiato esattamente dietro l’angolo.