Sono un fan di Saint Seiya. Se fossi un po’ più onesto con me stesso direi che sono un fan dei Cavalieri dello Zodiaco, proprio del cartone animato con l’adattamento voluto ai tempi di Ivo de Palma che faceva prlare tutti i personaggi come fossero in un poema epico.
Anni dopo scoprii che l’anime, e ancora di più il manga originale, si assestavano su tutt’altro tenore. Cionondimeno, anche la versione a fumetti, seppur velata da un certo livello di ripetitività, manteneva un fascino tutto suo. Alimentato prima di tutto da un certo tasso adrenalinico, e poi, cosa abbastanza imponente, dal fatto che le armature andavao in pezzi e si frantumavano che era un piacere. Non, appunto, come l’anime, dove per vedere una crepa bisognava arrivare al finale della saga o, peggio, negli OAV, dove si frantumavano quasi senza motivo.
Detto questo, la cosa che ricordo sempre con molta soddisfazione fu l’introduzione degli allora Kappa Boys (che però erano in Granata Press quindi non avevano proprio lo stesso nom de plume) sul primo numero di Mangazine. Il manga veniva fatto a pezzi, accusato di scarsa originalità, di pessima forma grafica e di una banalità abnorme. Rimasi deluso, specie perché tutte le fanzine del tempo lo elogiavano. Ma poi fu molto più entusiasmante comprare, redo l’estate dopo, il primo numero del manga Granata Press dove gli stessi Kappa, in buona sostanza, scrivevano un editoriale in cui dicevano ‘raga, ci siamo sbagliati’ . Eh si, era un successo popolare che non si poteva ignorare.
Credo fosse il 1991, e da allora il manga è stato pubblicato in quattro edizioni, una Granata e tre Star Comics. Io ne ho collezionate tre. La prima, per ovvie ragioni, la seconda perché era la perfect edition Star, con tavole giganti e, ora questa Final Edition che, non vi nascondo, sono stato combattuto fino all’ultimo se prenderla o no.
Ne avevo letto e si parlava di correzioni alla trama da parte di sensei Kurumada che, dai tempi di Next Dimension, si è dimostrato essere gran visir della Retcon.
E se poi vogliamo essere precisi, il suo stile ha subito una pesante involuzione, e trovarsi questa final edition ad essere una director’s cut senza capo né coda un po’ mi infastidiva.
Poi però era sempre Saint Seiya, per cui mi sono detto, che diavolo, perché non prendermi il tempo di una lettura ragionata ed analitica ?
Ed eccomi qui.
Proprio il primo tankobon contiene una storia inedita che fa da prologo. Ambientata ai tempi della nascita di Athena, vede i Cavalieri D’oro (non vogliatemi se mi evito i Golden Saints – faccio fatica ad immaginarmi tipi con l’aureola darsele di santa ragione) alle prime armi. La scena è un’ottima occasione per raccontare della trasformazione di Saga, dell’uccisione del gran sacerdote e della fuga del cavaliere del sagittario che, manco a farlo apposta, è un massiccio caso di retcon. Mentre nell’anime sappiamo che solo Shura del Capricorno massacra Aiolos, nel manga originale questa cosa non viene mai specificata e, anzi, è una scena che proprio non si vede. Masami Kurumada ne approfitta pertanto per modificare la storia e, mentre la maggior parte dei cavalieri è tornata ad allenarsi in vista del ritorno di Ades (quindi anche i cavalieri, pure tra i più potenti, hanno bisogno di allenarsi nuovamente), al tempio restano appunto solo Shura del Capricorno, Death Mask del Cancro ed Aprohodite dei Pesci. Oltre a Saga, ovviamente. Tutti e tre i cavalieri contribuiscono ad uccidere Aiolos che, scendendo dalla sala del sacerdote li incontra a ritroso tutti e tre, trovando nel frattempo il tempo per scrivere il famoso messaggio alla nona casa.
Finito il prologo, il tankobon procede come nelle altre versioni. La storia racconta il completamento dell’allenamento di Seiya, la sua conquista dell’armatura fino al primo scontro con il cavaliere dell’Orsa al torneo galattico.
In questo caso non ci sono grandi cambiamenti. Ho confrontato alcune battute con la perfect edition e si, l’adattamento è differente ma con cambi minimali. Personalmente gradisco di più la scelta stilistica della J-Pop di trascrivere in due formati il nome del Sacro Guerriero e quello dell’armatura, ma sono differenze davvero minimali.
Una cosa, però voglio farvela notare. La storia la sappiamo tutti, la Bandai aveva già pronti i modellini e prima che la Toei cominciasse a lavorare all’anime, chiese a Kurumada di lavorare alla storia. Ragione per cui, le prime armature dei personaggi sono completamente differenti da quelle dell’anime.
Ma la cosa non è una semplice struttura commerciale. Kurumada aveva davvero pensato a tutta la storia e, già dalle prime battute, si percepisce una sorta di programmazione di sorta. Faccio un esempio. Per conquistare l’armatura di Pegaso, Seiya affronta Cassios, un gigante. E, per sconfiggerlo effettua una capriola in aria e con il taglio della mano gli amputa l’orecchio, sinistro. Più avanti, Seiya affronterà un altro gigante, il cavaliere del Toro, che si lascerà sconfiggere per testare il Cosmo di Seiya. Ma cosa fa Seiya per superarlo? Usa il taglio della mano per mozzargli un corno dell’elmo. Quale? Il sinistro.
Non so voi, ma a me non sembra affatto una casualità.