Ho impiegato un po’ a ragionare su questo nuovo numero di Samuel. Il ritorno dei personaggi del Secondo Girone è stata una curiosa sorpresa (fino ad un certo punto, avevo intervistato Andrea Guglielmino qualche tempo fa e ne erano uscite anticipazioni molto interessanti).
Solo che poi, a leggerlo dal vivo, è tutta un’altra storia. Se vi ricordate, l’episodio del Girone girava attorno a due gemelli siamesi, Astra e Selene, innamorate, ma non corrisposte alla stessa maniera da un altro frequentatore del girone, David.
In questo secondo episodio ritroviamo i personaggi più o meno dove li avevamo lasciati, pronti ad addentrarci in una tragedia che, se possibile, ha toni ancora più graffianti e morbosi. Astra, la sorella sopravvissuta è incinta e debilitata. La separazione estrema delle due, ha creato più danni di quanto sarebbe stato umanamente possibile prevenire. E l’unica possibilità di sopravvivenza è legata al demone generato da Selene, e trasmigrato in Astra prima della separazione.
Non voglio addentrarmi nella trama, non solo per non rovinarla, ma perché i toni eterei e fortemente introspettivi, non renderebbero bene traslati in un’analisi troppo chirurgica.
Il registro è quello del noir, ed infatti, l’orizzonte temporale è molto più rarefatto. I fatti si svolgono in un arco di tempo più lungo dando l’impressione che, almeno per queste pagine, si possa sorvolare sulla continuity ormai serrata degli episodi regolari.
I temi principali, che percorrono la narrazione sono due e fortemente legati tra loro. Il primo, quello del doppio oscuro, accompagna tutte le figure principale. Astra, e la defunta Selene. David in una certa maniera che, si lascia intendere, porterà ad un terzo capitolo. E naturalmente Astra ed il demone che la possiede. Interfacciarci con la metà oscura è il tema narrante di questa serie, e lo sappiamo bene. La stessa generazione dei demoni, intesa come la rottura di qualcosa di importante insisto nell’essere umano ne è la prova. Ma in questa storia, il doppio oscuro è generato principalmente dal vuoto. Da un’assenza prolungata di qualcosa che possa bilanciare il nostro essere.
Quello che Guglielmino sembra sottintendere è che non possiamo rinunciare ai nostri momenti di oscurità, perché il rischio grosso è proprio quello di morire.
Il secondo tema è quella della genitorialità. Astra sta per diventare madre. Così il demone dentro di lei. C’è un punto, sottile, in cui queste due genitorialità si fondono. E, se nel tracciato di questo universo, sappiamo bene che la fusione tra un umano ed il proprio demone porta ad un Incarnato, qui il problema, anche etico, che si pone, è proprio quello di lasciare crescere un figlio ad un’entità tendenzialmente maligna. (ma a questo punto, lo è davvero?)
Qui intervengono Samuel e Duncan. Duncan continua ad essere colmo di dubbi sul suo ruolo, incapace di accettare ciecamente tutti i dettami della sua chiesa. Quelle che ne emerge, è un personaggio sempre più sfaccettato, forte delle sue contraddizioni. Samuel , è immerso nel cammino dell’eroe. Probabilmente prima della fine lo vedremo indossare un’armatura scintillante, ma è perfettamente chiaro che gli ideali cui risponderà saranno solamente i suoi. Tutto il tormentato percorso che decide di intraprendere in questo episodio, mostra la sua profonda e non schierata umanità. Viene a patti con quello che considera il male minore per la semplice ragione che quello che per lui è più caro è la pietas umana.
Le tavole di Manieri sono perfette per queste tinte rarefatte, capaci di intrappolare tutta la morbosa tematica ansiogena dell’episodio, intrappolandone espressioni nervose, e corporature piegate in due dallo sforzo. Quello che emerge è un quadro estremamente dettagliato, carico di riferimenti e decisamente profondo.
Se mai la Bugs dovesse decidere di riprendere la pubblicazione dei cartonati dedicati al meglio della produzione Sterniana, non dovrebbe proprio perdersi la possibilità di produrre un volume doppio con le storie legate al Secondo Girone.