Torna il Maltese, quello del ventunesimo secolo. Ne la Regina di Babilonia assistiamo ad una nuova avventura di Corto, alle soglie del nuovo secolo. Una avventura che lo porterà nell’odierna Babilonia, nella ex-Yugoslavia ed in uno dei posti in cui più ci aspetteremo di incontrare il vecchio pirata. Venezia naturalmente.
Dopo le avventure di Oceano Nero (ve ne parlo qui), Corto Maltese in principio di nuovo millennio continua a fare il pirata. La sensazione che mi preme condividere è che in questi due volumi sembra quasi di affrontare una sorta di anno zero per il nostro nuovo pirata.
Sappiamo ancora poco del suo passato e, di sicuro ci viene mostrato ancora poco del mondo dove le sono ambientate le sue avventure. Con la regina di Babilonia, ci addentriamo in posti caldi del globo dove la guerra è quasi uno stato di natura.
Corto Maltese li affronta per una vendetta personale, una sorta di capriccio che lo lega ad una promessa fatta ad una donna. Quella regina di Babilonia da cui prende, appunto, titolo la storia.
Questa volta Martin Quenehen si allunga su una storia di più ampio respiro. Manca ancora l’elemento esoterico, che è una cifra stilistica delle storie originarie di Pratt. Ma del resto, raccontare Corto Maltese adesso, quanto è difficile ?
Voglio spiegarmi. Pratt alla fine del secolo scorso raccontava delle storie di un mondo che stava cambiando. La fine degli imperi ottocenteschi, le guerre d’Africa, frontiere che si spostano senza che nessuna carta geografica sia mai stata tracciata. Corto era interprete di quel cambiamento. Razionale e mistico, affrontava un mondo in continuo cambiamento dall’ottica di chi, Pratt, quei cambiamenti li aveva già vissuti ed interpretato le conseguenze.
Per Quenehen è tutto più difficile. Scrivere Corto a ridosso degli eventi ci dà una chiave di un mondo ancora a divenire. Ancora oggi non siamo in grado di interpretare le conseguenze dell’11 settembre e di tutto il mutamento politico di quegli anni. Ed è comunque un mondo di cui sappiamo tutto, non c’è spazio per indigeni che parlano in veneto e per la magia.
Per il momento, il Corto che vediamo è molto più simile a quello della Ballata che a quello di Mu, ma, come vi dicevo, la sensazione è che qualcosa di significativo possa accadere a breve.
Una piccola componente onirica, che con qualche sforzo potremmo definire forse esoterica, in fondo c’è. E succede qualcosa a Corto nelle ultime pagine, che lo renderà per sempre differente dall’altro, quello col vestito da marinaio.
Bastian Vivès ci delizia col suo tratto morbido e avvolgente. Per chi ha letto una Sorella (Bao) sa di che cosa si tratta. Per gli altri, considerate che è la perfetta resa della linea chiara. Il suo è un Corto rinato, che fa ancora strano vederlo vestito in mille modi differenti. Col il volto privo dei segni del tempo ed una sensualità morbida ancora vergine.
La mia idea è che il prossimo volume chiuderà una trilogia da cui emergerà l’eroe per questi nuovi anni. Un Corto Maltese smaliziato, forse più cinico. Ma dannatamente romantico.
La storia appassiona, è adrenalinica. Corto ha davvero chiesto il permesso di entrare in un’altra storia, probabilmente. Ma quello che succederà domani, è tutto da vedere.
Il volume, edito da Cong è estremamente curato. La casa editrice si occupa in maniera impeccabile di proiettare nel ventunesimo secolo l’eredità di Hugo Pratt.
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