Tra pochi mesi Coconino Press presenterà in Italia l’edizione a fumetti del celebre romanzo di Cormac McCarthy, La Strada. Ad occuparsi della trasposizione, un autore che certo non ha bisogno di presentazioni, Manu Larcenet.
Che, a pensarci bene, invece fa riflettere. Larcenet fa parte di quella pletora di autori introspettivi e volti ad indagare le profondità abissali dell’animo umano. Chi ha letto Lo scontro quotidiano sa di che cosa parlo. Il malessere che indaga Manu è molto spesso figlio del nostro tempo, è un disagio interno che ci accompagna rendendoci più deboli del necessario per affrontare una vita che ci vuole sempre al top del nostro gioco. Ecco, immaginare uno così che si confronta con La Strada, mi fa uno strano effetto.
Oltre che, beninteso, procurarmi un curioso senso di dejà vu. Quando nel 2016 Gipi smise di raccontare la sua esistenza per dedicarsi alla Terra dei figli, provai lo stesso tipo di educato disappunto. (in realtà adesso disintegrerei quella recensione, la mia prima online, quindi non ve la condivido per decenza). Ma come, un autore così capace di misurare le nostre ansie, che si misura con la fantascienza survivalista, arrivando a descrivere le ansie del perdersi, e del sopravvivere in condizioni disagiate? Non credo neppure che sia un caso che in entrambi i casi si parli di rapporto tra figli e genitori.
Avevo bisogno di più tempo io per capire meglio cosa accadesse. Chi vive un’esistenza frammentata, affastellata da dubbi ed insicurezze finisce per percepire meglio lo sbando della nostra realtà, la quasi irrimediabile apocalisse dietro l’angolo. Chi conduce un’esistenza instabile, ha molta più facilità ad individuare le crepe del mondo.
Per chi non lo sapesse la Strada, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy racconta la storia di un padre ed un figlio e della lotta per sopravvivere in un mondo post apocalittico. Non aspettatevi Mad Max, qui l’assenza di risorse è reale, l’atmosfera da Fine dei Giorni è realmente tangibile e, anzi, se qualcosa rimane fuori contesto, è proprio il finale decisamente più ottimistico del resto della storia.
Sul perché poi, si debba fare un adattamento con un media così dannatamente prossimo a quello originale, mi sono dato una spiegazione analitica. Raccontare a fumetti e scrivere sono due cose diversissime, e la resa grafica che un maestro come Larcenet può dare di questi personaggi è certamente unica e irripetibile.
Da quel poco che è disponibile in rete, Larcenet ha condiviso quella che probabilmente sarà la copertina dell’edizione Dargaud e Coconino, il tratto sembra carico di grigi e, malgrado qualche strizzata d’occhio allo stile dell’estremo oriente, la resa su tavola sembra decisamente solida. Molto vicino a Blast, in ogni caso.
C’è poco da dire, oggi che il contesto geopolitico sembra irrimediabilmente compromesso, la possibilità di leggere questa terribile novella apocalittica potrebbe soltanto illuminare la strada alla gente.