Arriva, con un po’ di ritardo, anche da noi l’album di debutto dei Red Clay Strays. Moment of Truth è carico di vibrazioni soul melanconiche e appiccicose. Impossibile rinunciarvi!
Questi ragazzi vengono da Mobile, Alabama e sulla carta hanno tutto quello che serve per farmene innamorate. Un suono molto potente, venature soul quanto basta e l’attitudine da live band estremamente presente.
Ed infatti si fanno ascoltare. Moment of Truth è il loro primo album, e sto aspettando disperatamente il vinile dal loro store diretto. Si tratta di un lavoro dal largo respiro, scandito da un suono pastoso, necessariamente derivante dalla loro line-up. Basso, batteria e tre chitarre.
L’elemento chiave del loro sound è il vibrato sulla sei corde che si produce in assoli scarni e modulari. Questi ragazzi riescono ad essere sensuali senza abusare di testosterone. Il mix di soul e blues che ne emerge probabilmente è vecchio quanto Elvis, sebbene più ricco di inflessioni southern.
Ma se nelle ultime settimane i Red Clay Strays sono nella mia heavy rotation è per via della terza traccia di Moment of Truth. Do me wrong, parte con un giro di basso che ricorda, da lontano ma non troppo Stand by me, ma è la voce di Brandon Coleman a giocare tutta la differenza. Un soul sporcato da lievi distorsioni che fanno da contrappunto a quelle delle due chitarre. Il pezzo è decisamente vintage, e suonerebbe in un juke box degli anni ’50 come sulla console della mia vettura alimentata a Spotify.
Quello che Moment of Truth riesce a fare è evocare un immaginario che sento molto personale. Ed onesto. Locali con le luci al neon alle sette di mattina, tavoli da bigliardo disfatti. Alberghi con le piscine svuotate. In questo album c’è tutto il genere Americana che emerge strappando con prepotenza un velo di modernismo non necessario.
Quello che deve funzionare in questo album, c’è tutto. Quel senso di festa finita e di ronzio dentro le orecchie che ti accompagna quando non vuoi ancora andartene a letto.
Le canzoni pescano da un repertorio che evidentemente si è formato sul palco, minuto dopo minuto. La coesione di tutti gli strumenti porta ad un muro del suono coerente e misurato. Non c’è spazio per le prime donne. Anche la chitarra solista compare quando deve, fa il suo maledetto lavoro, e se ne torna indietro.
Per esperienza personale, considero minori quegli album che cominciano a prendere la mia attenzione dalla terza traccia. O funzioni dall’inizio con me, o carburi con la terza traccia. Sempre stato così.
Ma a dirvela tutta, qui di minore non c’è nulla, ma c’è un sacco di sensualità minimalista, di bruciante desiderio di labbra femminili e di rimpianto, perché forse non ritorneranno più.
Era da un pezzo che non mi appassionava così tanto un album melanconico, da penombra. Ma è terribilmente malato, e farselo scappare sarebbe davvero un gran peccato.
Non è una novità, Moment of Truth è uscito nel 2022, ma, solamente ora sta arrivando nella vecchia Europa, quando forse è già arrivata la luce del mattino. Ma state pur certi, i ragazzi, da qualche parte stanno ancora suonando con tutta la benzina che c’è.
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