Il numero 52 della serie dedicata al nostro esorcista preferito, Samuel Stern, si addentra in profondità nel mistero legato a suo padre.
In effetti, dopo essersi interrogati tanto sulla madre del nostro, finalmente si approfondisce anche questo aspetto. Ancora una volta in compagnia di Ryden, proprio come negli ultimi numeri (ve ne parlo qui). La connessione tra questi albi, ormai è tale che sarebbe necessaria una rilettura organica a saga completa. Giusto in modo da separare le aringhe rosse dalle anticipazioni più complesse.
Nella storia di questo mese, il padre, si indaga più in profondità sull’ontologia di Samael, su quanto possa essere influente la sua presenza attorno alla vita di Samuel. Torna forte la presenza di Lily, la figlia di Samuel, e del suo legame con le ombre.
Mentre l’ipotesi di Ryden è che se Samuel ha davvero un legame così diretto con Samuel, allora ci deve per forza essere qualcuno nella sua vita con un legame costante con l’entità, e, senza farvi spoiler, sì, c’è.
Solo che la sua entità sarà una sorpresa molto più particolare di quanto ci si potesse aspettare.
Ryden per primo, sarà sorpreso. Ryden che continua a cambiare fazione, ormai esclusivamente dedicato alla sua agenda personale.
Ma il nostro Dream Team Bugs (Savegnago, Fumasoli e Filadoro), cesella in una semplice battuta, uno degli elementi più importanti sullo stato della psiche di Samuel.
‘siamo solo posseduti’.
Lo ripete con tanta rassegnazione, con così colpevole consapevolezza che, forse, nulla di quello che sta facendo è davvero frutto della sua volontà. Samuel è ormai sfinito, un burattino che non ha più inerzia nel muoversi di propria volontà. La sola cosa che importa per lui è trovarsi accanto a sua figlia. Nel mare in tempesta, un semplice riparo. Lo diceva anche Dylan, in fondo, no?
In questa continua decostruzione, il dream team ci sta mostrando come veramente un personaggio possa ribellarsi alla sua natura di modello seriale perennemente identico a se stesso.
Samuel perde pezzi, fiducia, viene decostruito. Cosa lo aspetterà poi sarà davvero un mistero, ma, per il momento, non si può che applaudire alla capacità di affrontare l’ignoto, rischiando. E rischiando bene.
Alle matite torna Miano, che se non erro, non vedevamo dal numero 39 (ve ne parlo qui) ed è semplicemente strepitosa l’evoluzione grafica cui assistiamo.
Un character design ancora più adulto e cesellato. Personaggi ben delineati con una fisicità che, in certi casi, ricorda da vicino un giovane John Byrne (nella sequenza flashback questa impressione tende a passare in secondo piano, ma solo perché è lo stile ad essere cambiato). Molto interessante l’utilizzo dei retini, che rendono la composizione della pagina più ricca e complessa.
Importante è come il suo immaginario caratterizza Samael, in veste archeologica in prima istanza, e poi in modo molto più concreto secondariamente.
Resta la curiosità, come alla fine di tutti gli albi di questo ciclo. Di vedere cosa succederà poi, e, soprattutto di vedere cosa succederà a Samuel.
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