Ritorna Jana, l’eroina sarda di Viaggio Notturno, la serie di cartonati Sergio Bonelli – Audace, che fonde suggestioni esoteriche assieme ad una Bologna mai così vivida e torbida.
Chi ha letto le mie considerazioni sul primo volume (le potete trovare qui), sa che trovo Viaggio Notturno una storia torbida e tremendamente affascinante. Ci sono riferimenti al romanzo gotico, alle suggestioni esoteriche al lato oscuro e sotterraneo di Bologna (piena di cunicoli sotterranei e vicoli), e soprattutto c’è un personaggio principale convincente. Contornato peraltro da una serie di comprimari uno più interessante degli altri.
Jana si trova a Bologna dopo aver ereditato una casa da Vera Myers, una pittrice con cui aveva stabilito una forte relazione di amicizia. Sin dai primi giorni nella casa, è assolutamente chiaro che qualcosa non torna. Vera, da giovane somiglia a Jana. Solo i capelli sono di un calore differente. Il tema del doppio parte dal romanticismo, e non stanca mai. Qui la questione si infittisce grazie alla presenza di vampiri albini e terribilmente affascinanti.
Lupo, albino dagli occhi rossi e con una innegabile somiglianza con Paul Weller, è il primo ad affascinare Jana. Con i suoi sotterranei e le frasi ad effetto.
Sei il primo volume serviva ad introdurre la situazione generalmente, in questo secondo volume, La Bambina, Vanna Vinci osa, ed osa davvero. Come lei stessa spiega nella postfazione del volume, viola completamente una delle regole intoccabili del fumetto : cambia il look del personaggio. In modo da renderla quasi irriconoscibile.
Non posso raccontarvi cosa succede, non voglio rovinarvi tutto lo spasso, ma è chiaro che con Lupo le cose si fanno molto più intime. E come conseguenza di questa liason, Jana muta il suo corpo, quasi come fosse un serpente che muti la pelle. Tipico di tutte le storie di vampiri, la trasformazione della vampirizzata è una soglia che non si può evitare. Jana in questo modo fa un passo in un nuovo modo più ampio e, anche graficamente differente. Lo spiega di nuovo Vanna nelle più che esaurienti note finali. La Bologna notturna e sotterranea che le si para davanti non è più quella con cui non era troppo intima del primo volume. Vicoli e sotterranei smettono di essere fatti di materia inerte e finiscono per prendere le pulsazioni e le tinte di qualcosa più organico. Fino a trasformarsi in vere e proprie vene.
In tutto questo, anche psicologicamente, Jana cambia. La sua percezione stessa cambia. Vanna Vinci effettua una scelta grafica sul finale, da strappare il fiato. Jana torna a casa in una bologna sommersa e popolata di meduse. Non può sfuggire il simbolismo di tutto questo.
Graficamente, il lavoro per questo secondo volume di Viaggio Notturno sembra ancora più complesso. Ambienti interi della Bologna che fu vengono integrati e rimescolati. Dalle osterie, vero e proprio luogo di culto, agli interni dei palazzi. La cura del dettaglio è tremendamente brillante.
Vedere dei vampiri seduti ad un tavolo, con un oste che sembra Magnus, a mangiare tortellini e bere lambrusco è impagabile. Non fosse così terribilmente morboso e letalmente affascinante.
In tutto questo Jana sta ferma nel mezzo, sconnessa dalle sue passioni, come se fosse teleguidata da quella bambina che si presta al titolo della storia e che sembra fungere ancora di più ad una connessione con Vera Myers e che, non so perché mi ha fatto venire in mente un altro piccolo capolavoro horror recente, Harrow County.
Non serve aggiungerlo, ma i dialoghi, netti, ad effetto, fondamentali, sono l’architrave su cui si sostiene tutta la storia.
Un plauso finale va ad i colori, che si prestano ad un color plot, forse monotematico ma non per questo sballato. Tutto è misurato con attenzione. Tranne lo stupore davanti a queste tavole, quello è reale.
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