Il quinto volume di questa nuova serie di Alessando Bilotta interagisce con la cronaca ed il costume della realtà. La consapevolezza di Eternity è proprio quella di comprendere quanto l’effimero possa diventare immortale.
Vi ho già parlato di Alceste Santacroce (e potete rileggerlo qui). L’ultima creatura di Alessandro Bilotta ne è anche il su alter ego più prossimo. A mio parere. Alceste è sempre alla ricerca di notizie e pettegolezzi che possano smuovere le acque nella placida eternità della sua Roma fuori dal tempo.
Il fatto che non la si possa identificare con chiarezza in nessuna epoca è una ambiguità voluta. La sola cosa che mi colpisce, perché non può essere un caso, è come le colorazioni sui frattali degli alberi e gli aloni delle luce, vengano curiosamente incastonati in grossi pixel rettangolari. Quasi a significarne una dettagliata simulazione al computer.
Alceste si muove con parecchia disinvoltura in questo ambiente, eppure sappiamo poco di lui e comprendiamo ancora meno dei suoi sentimenti. L’unica cosa certa è, che quando sembra essere un passo dietro a tutti, invece è un passo avanti.
L’odio come cura di bellezza analizza con fervente naturalismo il fenomeno della popolarità mediatica. E proprio questa considerazione che spinge le trame di Alceste ad intrecciarsi con la contemporaneità più frivola.
Mentre il libro che ha appena pubblicato va malissimo, Alceste incrocia Minerva, una biondissima attrice/imprenditrice/influencer che agli occhi dell’opinione pubblica è popolarissima e quasi in alone di santità. Ma che invece nel privato è capace di sadiche crudeltà ed ha problemi a controllare la rabbia.
Alceste prova a portare alla luce questo secondo aspetto, ma tutto gli si ritorce contro, perché nessuno vuole credere che Minerva sia una strega vendicativa. Ed intanto in privato lei non perde occasione di ferire Alceste o distruggere le sue cose. È tutta là la violenza come cura di bellezza.
Salvo che poi Minerva vs in televisione a parlare male del libro di Alceste, e quello diventa il libro più venduto dell’anno.
Che brutta cosa quando il tuo modo di fare pubblicità ti si ritorce contro, vero?
Sergio Ponchione accompagna Bilotta in questo quinto tomo delle avventure di Alceste. La sua caratterizzazione è fenomenica. Mentre a leggere la storia sembra di entrare in contatto con lo spirito di Ennio Flaiano, le sue matite riportano alla luce un’umanità e le caratteristiche somatiche di una Roma forte e pulsante.
Sottolineo il momento dell’incontro di Alceste con Dio. La sua caratterizzazione è strepitosa, satira e costume che si stringono la mano. Gli ambienti che disegna Ponchione sono carichi di dettagli e trasudano umanità. In lui, più che in tutti gli altri disegnatori della serie, l’effetto pixel di alcune colorazioni risalta maggiormente, facendovi chiedere perché mai?
E come somiglia Alceste a Jude Law, invecchiato a Gin Tonic, nessuno mai.
Questo quinto volume di Eternity è davvero una chicca. E la sensazione che possa rappresentare un instant book lo rende ancora più strepitoso.
Perché alzi la mano che in Minerva non ha visto una certa imprenditrice digitale milanese ?
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