È disponibile da poco in un bel volume cartonato l’edizione a fumetti di un classico della letteratura italiana, il deserto dei tartari di Dino Buzzati. Michele Medda e Pasquale Frisenda compiono un piccolo miracolo con la trasposizione in graphic novel.
La Bonelli, da un po’ di tempo, sta facendo un sacco di cose coraggiosissime. Dedicarsi alle trasposizioni a fumetti (vi parlo qui del lavoro fatto con John Lansdale) è una tra queste. Misurarsi con un classico della letteratura italiana come il libro di Dino Buzzati, è molto di più.
Il romanzo, scritto nel 1940, contiene una modernissima metafora della vita da formica operaia che tocca in sorte di vivere a molti (se non a tutti) di noi. In un paese immaginario, Giovanni Drogo viene mandato a sorvegliare un avamposto militare nel profondo nord, la fortezza Bastiani. In un’area dove in passato si sono svolte molte battaglie, Drogo sarà di sentinella nell’attesa di dover attendere un nemico che non c’è più.
Buzzati scrisse questa storia come metafora del suo lavoro alla redazione di una testata giornalistica. Il dover attendere il Grande Evento sopportando la routine di tutti i giorni è però qualcosa che tocca molti di noi. E la modernità di quanto scritto, in questi tempi iperveloci, è ancora più tragicomica.
Michele Medda fa un lavoro eccezionale nello sceneggiare questo volume, adattando le molte sottotrame legate ai commilitoni di Drogo pur trasmettendone lo stesso una forte inedia. Malgrado l’incarico sia gravoso e, principalmente, noioso, in qualche modo tutti gli abitanti della Bastiani sono ammaliati dal loro incarico. Così mentre passano le giornate in addestramenti e la vita, là fuori scorre lentissima, per loro passano gli anni. Drogo fa carriera e nel mentre all’orizzonte, il regno confinante sembra si appresti a delle attività sul confine. Ma tutto appare troppo lento, e finalmente, quando è arrivata la tanto attesa azione, Drogo (non credo sia una spoiler!) , muore di malattia.
Se la trama ed i dialoghi sono molto fedeli all’originale, è fantastica la resa della paranoia militare. Un nemico che non esiste si avvicina, e tutti gli ufficiali della Bastiani reagiscono secondo i propri dettami. Chi vuole ricoprirsi di gloria, chi vorrebbe essere soltanto trasferito. Medda riesce a rendere tutto questo alla perfezione.
Pasquale Frisenda, dal canto suo, ci regala dei panorami mozzafiato, dove l’aspra natura del deserto viene contro bilanciata dal fascino decadente della Bastiani.
Le tavole vengono ricoperte di dettagli e riferimenti. E, se è vero che Buzzati probabilmente ha ispirato molto della poetica di Myiazaki, di ritorno Frisenda rende le architetture della città, i costumi, perfino le conformazioni desertiche, con un costante omaggio allo studio Ghibli.
La metafora composta dalla fortezza Bastiani è assieme affascinante e terribile. La sua malia è tale da non permettere mai a Drogo di allontanarsi. E mentre con gli anni perderà amori e affetti, nel finale ricorderà gli istanti importanti che lo hanno reso vivo.
Non tutte le vite sono fatte per essere costellate di eventi gloriosi. Ma ogni vita ha in sé il potenziale per essere goduta e ricordata.
Questo volume non solo ce lo ricorda, ma nel farlo appassiona e coinvolge. Emotivamente.
segui The Flywas Show su Facebook, Instagram, YouTube, Twitch e Threads