Il 56 è il penultimo numero di questa saga che ha visto per Samuel Stern degli sconvolgimenti incredibili. Le Bestie Trionfanti segna di fatto l’ora più oscura di questa saga. Di cui presto faremo un bilancio.
L’apocalisse di Samuel Stern (ve ne parlo dettagliatamente, numero per numero, qui) è riuscito dove quasi nessuno è mai giunto prima. Prendere un fumetto popolare, un bonellide come si suol normalmente dire, e spingere le sceneggiature oltre il limite naturale affrontando tematiche complesse. Al limite tra esoterismo e filosofia.
Soprattutto in questa saga lunga un anno, il cui prossimo numero ne sarà la conclusioni, le varie teorie sulla nascita dei demoni e sull’impatto che questi anno sulla vita dei mortali, si confrontano e si intersecano venendo a definire una vera e propria cosmogonia.
Man mano che l’apocalisse personale di Samuel si approssima, sembra abbastanza chiaro per tutti che il mondo non sarà più lo stesso. A fare da burattinaio Ryden, comparso più di due anni fa nella saga di Abisko.
Le porte dell’inferno o, meglio, di Legione, sono oramai spalancate, e tutti oramai i personaggi hanno preso la propria posizione nei rispettivi schieramenti.
Duncan, Polly e Cranna sono oramai consci del loro ruolo di cavalieri dell’apocalisse e , persino Angus, dopo aver influenzato tanto la vita di Samuel, sembra aver raggiunto una posizione definita.
Le Bestie Trionfanti si trova narrativamente alla fine del secondo atto. Il Male sembra aver trionfato e, persino Lily sembra essere persa. Samuel stesso sembra essere più combattuto che mai sul suo ruolo.
Affronta la sua apocalisse con una cupa rassegnazione, come se oramai non ci fosse più altro da fare se non seguire la marea.
Massimiliano Filadoro scrive questa ultima elegia, e, mi chiedo , se effettivamente, non rappresenti l’ultimo numero scritto da lui.
A questo punto bisognerebbe sottolineare come in questi anni la sua conoscenza del mondo esoterico abbia influenzato il mondo dell’esorcista scozzese, con le sue curiose teologie e lesue teorie di angeli corrotti.
Quello che succederà domani, sembra un po’ un punto interrogativo, anche se è chiaro che i cambiamenti che sono in corso porteranno ad uno scenario completamente differente.
Ferracci illustra questo numero con un design dalla consistenza liquida. I suoi personaggi mantengono la struttura quasi onirica, fondendo assieme un controllo puntuale ed un design carico di mezze tinte.
Il risultato si insinua nella testa del lettore, lo incuriosisce, gli fa venire voglia di vederne di più. E non è un risultato trappo lontano da tantissima Vertigo.
Resta solo un’ultima domanda, ora che la storia sta per finire. E si intona perfettamente alla natura di fumetto italiano seriale.
Ossia. Cosa succederà poi?
(ps ultima notazione sulla cover, splendida come al solito! in questo caso ci vedo un bell’omaggio ad un fumetto italiano…)
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