Come ogni estate arriva il tradizionale appuntamento con il Texone annuale. Questa volta le avventure del più famoso Texas Ranger sono affidate a Jacopo Rauch e Giuseppe Palumbo.
L’uscita annuale è sempre argomento di smodata attesa per via del comparto grafico che viene affidato in genere ad autori lontani dal tradizionale panorama Bonelli ma di fortissimo richiamo. Sono passati anni, decadi perfino, eppure ancora mi eccita pensare a grandi nomi come Joe Kubert o Magnus.
E proprio a Magnus che ho pensato leggendo questo Sierrita Mountain. Giuseppe Palumbo, che si occupa del comparto grafico, ha le radici ben piantate nel panorama delle riviste d’autore italiane. E quanto queste ci manchino, non viene detto mai abbastanza.
Giuseppe ha lavorato su Cyborg e ha creato Ramarro, il primo supereroe (molto sui generis!) italiano. Vederlo al lavoro con Tex è una sorpresa. Il suo lavoro rappresenta una esperienza interessante.
Quello che impreziosisce questo volume è la presenza, forte, di un certo stile, con una chinatura densa e carica che, ovviamente, mi ha rimandato al suo lavoro su Diabolik. il design dei personaggi, ben marcato, squadrato, rimando alle riviste patinate anni ’80 e francamente, questa versione più pop del nostro Tex non mi dispiace affatto. ed il rimando al lavoro di Magnus mi sembra molto calzante.
Quando l’inquadratura si sposta sulle grandi scene, praterie, canyon, piccole frontier town il discorso cambia. In quel caso si respira un ritmo più americano, sebbene filtrato da prospettive molto tradizionali.
Nel complesso, l’immagine del ranger ne esce tutta d’un pezzo, e l’interpretazione che Palumbo dà amplifica il concetto presente nell’imaginario collettivo.
Su questo bisogna fare un piccolo excursus. Jacopo Rauch racconta in Sierrita Mountains un uomo tutto d’un pezzo che non si preoccupa di prendere a cazzotti (una logica più moderna vorrebbe usare il termine ‘torturare’) un uomo in galera.
Io sono abituato alle avventure del Tex Willer giovane (ve ne parlo, ad esempio qui), dove la maggiore inesperienza e l’idealismo giovanile, lo rendono un personaggio certamente più ingenuo e meno infallibile.
Mi rendo perfettamente conto che il pubblico che legge Tex vuole altro. Tex non può e non deve essere Ken Parker. Però a volte mi rendo conto della differenza.
Sierrita mountain tocca la storia dei ragazzi rapiti dai nativi americani e cresciuti come membri della tribù. Una realtà storica ben radicata nel personaggio di Yaqui intorno a cui ruota tutta la vicenda.
Tex e Kit Carson vengono coinvolti in una serie di cacce all’uomo concatenate orchestrate con un ritmo serrato e ben delineate. Struttura narrativa che permette una panoramica molto ampia sul mondo di Tex. Dal ranger alla ricerca di rapinatori, all’uomo che si avventura nel deserto, seguendo tracce che portano all’inevitabile scontro finale.
Il proposito dei Texoni estivi è quello di raccontare le avventure del ranger in cinemascope, spingendosi su territori non inesplorati, ma raccontati con una ottica differente. Ed in questo, Rauch e Palumbo riescono alla perfezione.
Il classico formato gigante e flessibile è un simbolo dell’estate, e queste storie meritano sempre una grande attenzione. È una grande idea quella della Bonelli di ricominciare a pubblicarle, in un formato cartonato!
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