Tradizione estiva ormai già da un paio d’anni, la Bonelli porta nelle edicole degli albi bis per il periodo estivo. In genere sono un’ottima occasione per sperimentare cose nuove e, questo episodio di Dylan non fa eccezione.
Ne parliamo spesso, il ciclo di Barbara Baraldi come curatrice sta portando nuovi stimoli (molte delle novità le trovate qui). L’ultima in linea temporale è quella di contestualizzare questa tredicesima fatica con un concept tutto originale. L’idea è quella di un elseworld dove il nostro indagatore dell’incubo si trova a confronto con una realtà differente.
Ed è così che, prendendosi una pausa dall’avventura in due parti dell’ingegner Lanzoni (trovate i dettagli qui) che ci troviamo in una avventura Dylaniata in epoca Vittoriana.
Bruno Enna e Silvia Califano ci trasportano in questo orrore tra i ghiacci dove il lietmotiv è praticamente un filone vero e proprio dell’horror e della fantascienza. Partendo da La Cosa di Carpenter fino ad arrivare al meraviglioso The Terror (scritto da Dan Simmons ma anche reso interessante da una serie su Amazon Prime), le avventure tra i ghiacci rappresentano di per sè un viaggio mistico in un territorio ostile e senza quartiere.
Il ghiaccio porta a ripararsi in ambienti che sono claustrofobici e spesso nascondono un pericolo ancora più grave, che è l’essere umano. Guardatevi l’ultima stagione di True Detective per averne un’idea. In questo episodio, ci troviamo con Dylan secondo al comando in una nave esploratrice britannica al commando di un Bloch più burbero e determinato del solito ed un cuoco di bordo, Groucho, che forse è solo una semplice comparsa.
Le cose si aggravano quando viene ritrovato un oggetto metallico in cui qualcosa di organico è letale è celato. Ok, la nostra sensibilità di avvezzi lettori del XXI secolo conosce già molte delle risposte e probabilmente ha già catalogato il tutto sotto lieve derivazione.
Ma, attenzione. Perché invece il punto di svolta, l’elemento innovativo in questo caso è tutto dato dalla prospettiva. Perché mentre le creature nascoste all’interno del disco volante (quanto è fascinoso e vintage chiamarli così!) mirano a divorare e sostituirsi alla ciurma, l’intento non è quello da Invasione degli Ultracorpi ma si spinge più verso una prospettiva stile Philip K Dick.
Non vi rovinerò la sorpresa raccontandovi di più, ma sappiate che la storia è perfetta per essere un divertissement carico di brividi estivi. Una perfetta lettura per attraversare un caldo arido e senza pietà.
Un applauso in più lo meritano le matite di Silvia Califano, cariche di dettagli, riempite di tinte di grigio che contribuiscono a generare l’atmosfera del racconto.
Vestire Dylan da marinaio ottocentesco potrebbe portare abbastanza in fretta alla fascinazione di renderlo Corto Maltese. Al contrario le sue matite lo rendono mesto, quasi depresso, ma assolutamente radicato nella struttura del racconto.
Enna fa un ottimo lavoro nel creare piccoli cliffhanger e, anche se la sorpresa più ampia forse accade presto nella trama, il modo in cui questa si svolge, permette una godibilissima lettura.
Non perdetevi l’occasione di esplorare il Dylan di altre dimensioni. Il multiverso è qualcosa che, anche se qui ritorna prepotentemente, sta diventando concettualmente molto, molto ampio.
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