Il ciclo che ci ha accompagnato per tutti gli ultimi mesi, termina qui. Dopo Apocalisse! Le avventure di Samuel Stern saranno necessariamente differenti e non potranno che aprire nuovi orizzonti.
L’ho scritto e pensato molte volte negli ultimi mesi (potete trovare tutto qui), il ciclo dell’Apocalisse è qualcosa di fondamentalmente epocale se consideriamo il canone e lo stile dei Bonellidi. In genere il formato dell’avventura all’italiana prevede una continuity non così serrata.
E stare dietro a tutte le considerazioni filosofiche ed ontologiche che hanno accompagnato gli ultimi dodici mesi di Samuel Stern non è stato davvero facile. E forse per questa ragione, l’intera sequenza andrebbe letta di un fiato al fine di carpirne le sfaccettature.
Se non faccio male i conti, questo albo scritto in solitaria, dovrebbe essere anche il commiato di Massimiliano Filadoro alle serie. Massimiliano aveva già annunciato l’abbandono della serie in principio di anno e, di sicuro, allontanarsi dal barbuto esorcista non deve essere cosa facile.
Il dream team Bugs Comics dovrà sicuramente riassettarsi in questo nuovo equilibrio. Mentre Marco Savegnago e Gianmarco Fumasoli rappresentano la componente più razionale ed action della storia, Filadoro era la componente esoterica.
Che, in questi dodici albi è stata approfondita e definita in ottima misura. Tutta la concezione dei demoni, l’equilibrio tra angeli e demoni, il ruolo di Singularity e, perfino il passato del nostro eroe sono stati rivisti in una nuova luce.
La capacità che hanno avuto gli sceneggiatori di recuperare elementi da ogni sottotrama di questi cinque anni ed assemblarli in un unico filo narrativo è colossale. Saper collegare ogni evento, ogni piccola rivelazione ha necessitato di un editing di acciaio, e se non per altro, un applauso a piene mani va dedicato a tutto il team Bugs Comics.
Potrei sbagliarmi, ma non credo ci sia mai stato nel panorama italiano, un fumetto che abbia raggiunto simili vette. E, naturalmente c’è da pensare a tutto quello che verrà adesso.
Samuel esce realizzato da questo evento. Mille sottotrame si sono chiuse. Gli eresiarchi sembrano finalmente lontani, l’ombra di Samuel trasformata, persino il suo rapporto con la figlia Lily più semplice (malgrado un piccolo dettaglio che non vi rivelerò certo).
Mentre tutti gli altri personaggi ricoprono un ruolo marginale, Angus, in questo episodio, guadagna una postazione più centrale sul palcoscenico. Il suo commiato è quasi toccante ed è impossibile distinguere tra la sua figura e quella di Filadoro nelle ultime pagine.
De Francisco disegna questo ultimo capitolo della saga con tinte morbide, come siamo abituati a vedere tra le pagine di Samuel Stern. Il suo design, stilizzato quanto basta, crea personaggi affascinanti e carichi di potenziale.
Le varie sequenze action che accompagnano la storia, sono gestite con una regia senza sbavature e, se lo spazio introspettivo viene accompagnato da una lunga serie di personaggi ben definiti e cartooneschi, la resa migliore è proprio quella del Samuel demone, debitore in qualche modo della tradizione fantasy nipponica, ma che, con la sua bella corona fiammeggiante, non può non omaggiare la creatura di Mike Mignola, Hellboy.
In conclusione, un numero con un registro epico, carico di alcune doverose precisazioni narrative, ma soprattutto pregno dell’energia che ha animato questa testata sin dall’inizio. Un uomo che si spezza entra in contatto con l’ombra. Ed il Samuel di queste pagine, abbandonato dagli amici, afflitto dal senso di colpa e di fallimento, rappresenta la quintessenza della destrutturazione. Un uomo in preda ad una crisi di nervi con possibili ricadute sul destino del mondo intero.
E dobbiamo ancora capire cosa succederà il mese prossimo.
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