In un mondo di demoni, Massimiliano Filadoro dà il suo arrivederci alle avventure di Samuel Stern. Dopo tanti anni di spunti esoterici, il dream team Bugs perde il suo Magus e c’è da chiedersi cosa succederà domani.
Già nel numero precedente (ve ne parlo qui), l’impronta più calzante era quella del commiato. Del resto era stato già annunciato nella precedente saga lunga un anno intero : il dream team non sarebbe più stato lo stesso.
Le cose cambiano e, dopo il tipo di rivoluzione affrontata da Samuel Stern nel corso dell’ultimo anno, forse tentare strade differenti è una giusta strategia. Non perché quanto è stato fatto non è di buona qualità, anzi, sfido chiunque a cercare, e trovare, concetti tanto profondi in un qualsiasi Bonellide (ma non solo).
Però dopo tante avventure al limite del filosofico, è anche sensato pensare per il prossimo una declinazione più marcatamente action. E allora, in un epilogo che sposta in avanti la freccia del tempo, e che, per intenti, mi ricorda il finale del ciclo di Grant Morrison sugli X-Men, un mondo di demoni conclude il dittico spostato nel futuro del mondo.
Mentre nell’episodio precedente scoprivamo un’umanità ormai disarcionata, lontana dal loro ruolo chiave sul pianeta, dove i demoni hanno preso il controllo, qui Samuel incrocia la resistenza.
E mentre la notte si fa dura e la luna assenzio colpisce duramente, Samuel incontra le versioni future di Penny e Duncan. il tempo non è certo stato clemente con loro.
Mentre Penny è diventata una combattente in stile riot grrl che emana suggestioni stile Sigourney Weaver da ogni poro, Duncan è divenuto un’asceta, una sorta di Obi Wan Kenobi più rabbioso e potente di mano.
Ad aleggiare sopra tutto, la presenza di Lily, scomparsa, a quanto pare da molto. Il palazzo della memoria di Samuel non può che essere disabitato senza di lei ed è questa la ragione che lo spinge ad andare ostinatamente avanti.
Quale sia il ruolo di Lily in questo futuro che si spera distopico è ancora da definirsi. Come suggerisce Filadoro nelle sue righe di commiato, ‘e se tutto fosse una sorta di what if, mentre la vera realtà è proprio questa’?
Il punto è che, anche questa storia, nasconde una storia, e, tra citazioni di Borges e Murakami (e non possono che essere perfettamente contestualizzate, credetemi), Samuel apre finalmente gli occhi affrontando quello che sarà il suo prossimo destino.
Le tavole di Antonio Mlinaric per questo episodio sono da applauso, oppresse dall’ombra, raccontano un mondo angosciato e popolato di essere dagli occhi spiritati. Le scene apocalittiche sono terrificanti, quasi come miniature dantesche.
In generale il suo stile fonde elementi tipici del fumetto italiano anni ’80 (chissà perché mi viene in mente Cyborg) e qualcosa di marcatamente vicino a Neal Adams.
In totale un dittico complesso, degno di valutazione profonde e cariche di idee. Quello che accadrà domani sarà un mondo nuovo, ma il viaggio appena concluso, ha lasciato decisamente tutti senza fiato.
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