Ho una fascinazione estrema per il lavoro di Hugo Pratt. Il volume dedicato ai suoi guerrieri di carta va a completare uno spazio – anche editoriale – che finora non aveva ricevuto molte informazioni. Il lavoro di Scarpa e Marocchi in questo è assolutamente encomiabile.
Non c’è un angolo della sterminata produzione di Pratt che dovrebbe essere preso sottogamba. Per la verità, è la sua stessa esistenza che non dovrebbe ricevere questo tipo di trattamento.
Italiano cosmopolita, vissuto nelle colonie d’Africa e poi trasferitosi in Argentina, Londra, di nuovo in Italia, con ogni tappa a rappresentare un piccolo tassello della sua esperienza che avrebbe contribuito al mosaico di una vita, ed una carriera artistica, tra le più complesse ed universalmente apprezzabili.
Il volume appena edito da Cong edizioni, che non può che essere applaudita, va a fotografare un momento ben preciso della sua carriera. Finita la sua esperienza sudamericana e, poco prima di dare il battesimo al suo personaggio più caratteristico, Corto Maltese (di cui non perdo occasione di parlarvi), Pratt collabora col Corriere dei Piccoli.
Per nulla nella sua zona di comfort, troppo schiacciato in una linea editoria rigida, vi ci lavorerà presentando comunque storie particolarmente interessanti e , partecipandovi con questa meravigliosa raccolta di guerrieri di carta.
Lascito di un mondo meno benestante e più ricco di fantasia, i guerrieri di carta erano delle piccole miniature disegnate su carta, tratteggiate ai bordi per essere ritagliate e sorrette da una piccola basetta. L’idea era quella più ludica possibile che, affondava le radici in una tradizione più che centenaria.
Come il libro approfondisce con dovizia di particolari, da sempre l’uomo ha amato il giocare alla guerra. Ed i soldatini nascevano proprio come replica di quelle miniature utilizzate dagli strateghi nelle battaglie per definire la strategia.
L’apporto di Pratt a questo mondo è quello di condividere con il pubblico di allora e di adesso una cura maniacale per i dettagli delle uniformi, decorate di stemmi e alamari, di profondità storica impressionante, proprio per regalare una esperienza completa ai giovani lettori che trovavano queste pagine inserite in un contesto che fosse quasi educativo.
Le pagine che vengono ristampate nel volume e che contengono quasi tutto il lavoro di Pratt si alternano a degli estratti da molte delle sue opere (Corto, gli scorpioni del deserto, Kirk) proprio per raccontare come quel suo stesso lavoro sarebbe servito poi da base per tutte le esperienze future.
Pratt che amava la storia delle divise, perché ne raccontava i guerrieri di un mito recente o meno, ma che odiava la guerra, viene rappresentato in tutte le sue contraddizioni e profondità da questo volume in edizione limitata (appena 1000 copie). Silvia Marocchi e Laura Scarpa fanno un lavoro eccellente nel raccontare la storia dietro questa iniziativa, aggiungendo il giusto corredo iconografico, estrapolato dall’archivio Pratt.
Ma non solo. Sono infatti capaci di scegliere il giusto registro per tutti gli interventi di studiosi e amanti del lavoro di Pratt contribuendo a crearne una storia corale che narra le esperienze dell’uomo, ma che non trascura l’autore e l’appassionato di araldica militare.
Quella che sarà una esperienza non tra le pi piacevoli al Corriere dei Piccoli, viene raccontata con il maggior livello di dettaglio possibile, integrandola con una storia, attraverso i secoli, dei soldatini, da quelli in stagno, a quelli, appunto, di carta.
Il volume completa, come dicevo una lacuna, raccontando un periodo meno illuminato della carriera di Hugo Pratt che pur essendo forzato a dettami non particolarmente grati, si dimostrò comunque capacissimo di raccontare le sue storie, e dare, come sempre, uno spunto di evasione a chi lo avesse seguito.
Un applauso finale, non può che andare alla CONG edizioni che continua a manifestare cura e passione nel voler gettare nuova e più focalizzata luce, sulla sterminata produzione di Hugo Pratt.
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