Amo le storie di guerra dedicate ai cecchini. Normalmente nelle storie di guerra viene celebrato per chi ci crede, lo spirito eroico dei soldati stagliati in prima fila. Per sua natura, un cecchino deve invece essere naturalmente calcolatore, logico, cerebrale. E questo, significa introspettivo. Pensate al rituale del cecchino in Salvate il soldato Ryan. O a quel capolavoro che fu Il Nemico alle Porte di Jean Jacques Annaud.
In questo nuovo volume degli studios TKO, il secondo portato in Italia da Panini, ritroviamo quasi la stessa ambientazione. Garth Ennis, si sa, quando non scrive storiacce sconce con protagoniste entità ultraterrene è un ottimo narratore di guerra. Questione di ruvidità e whisky, credo.
Sara è una quasi storia vera. Ispirata alla vicenda di Lady Morte (Lyudmilla Pavlichencko, cecchina dell’armata rossa con più di 300 bersagli accreditati), racconta la storia di uno squadrone femminile di cecchini sovietici di stanza sul fronte orientale durante il secondo conflitto mondiale. La voce narrante è appunto quella di Sara, la più fredda e disillusa tra loro. Nei sei episodi che compongono il volume, la vediamo colpire bersagli irraggiungibili e portare a casa il risultato ripetendosi di aver ucciso un nazista e non un uomo. Ma il pericolo non si nasconde solo oltre le linee nemiche. Ancora più insidiosa è l’ombra dei commissari della propaganda, che controllano che anche gli atteggiamenti dello squadrone siano conformi ai dettami del partito.
Essere delatori comporta la morte, non esserlo significa illudersi e morire per mancanza di motivazione. Sara risolve tutto con un cinismo distaccato che la tiene sempre in bilico. Lega poco o nulla con le altre della squadra, i commissari politici faticano a decifrarla ma lasciano correre fintanto che si dimostra l’infaticabile combattente che è.
La motivazione dietro la sua rabbia c’è, ed Ennis la tira fuori con maestria nel terzo atto, quando anche l’aggressività dell’invasore incalza. La violenza della politica e della propaganda mostrano zanne ed artigli e Sara accetta quello che già sa sin dalle prime pagine della storia.
La guerra psicologica indotta è affaticante è, come con gli scacchi di cui poi i russi diverranno maestri, molto più feroce dello scontro fisico. Ma a renderla così oppressiva sono le matite di Steve Epting in splendida forma. Epting torna a disegnatore l’iconografia russa dopo aver ideato il Soldato di Inverno assieme a Ed Bruebaker in un ciclo ormai leggendario di Captain America. La sua conoscenza dell’iconografia, dei veicoli, delle divise, delle armi e di qualsiasi altra cosa vediate comparire in queste pagine contribuisce a rendere il resoconto coerente e verosimile. Ma è il character design a far empatizzare con la squadra di Sara. Ognuna è resa riconoscibile da alcuni tratti distintivi. I lineamenti delicati ma rimarcati dalla tensione. Gli sguardi di traverso, tipici dell’iconografia di Epting ben si adattano a questo dramma della sopravvivenza.
Di tutti i team creativi coinvolti nell’esperimento TKO, quello di Sara consta due superstar che, invece di adagiarsi sugli allori, producono un volume con una sceneggiatura intensa, gestita con la ritmica di linee temporali sovrapposte, ormai forse abusata. E delle tavole splendide, armoniche nella cura quasi maniacale per ogni dettaglio. Plauso finale ai colori di Elizabeth Breitweiser che riesce nel compito di far risaltare ogni particolare contro il predominante bianco della neve di Leningrado.