I fumetti ci portano lontano, spesso ci fanno vedere il presente con una consapevolezza diversa
Ci sono voluti venti anni perché l’opera di Jason Lutes potesse essere completa.
Ha iniziato a 29 anni il suo primo albo, la pubblicazione in origine doveva essere a fascicoli, l’ultimo è stato pubblicato nel 2018. In Italia sono stati pubblicati in tre volumi dai titoli: “Berlin. La città di pietra”, “Berlin. La città di fumo”, “Berlin. La città di luce” editi da Coconino Press.
Le vicende si svolgono nella Repubblica di Weimar in Germania, proprio nella città di Berlino tra il 1928 al 1933, i cambiamenti che portarono all’ascesa al potere di Hitler.
Per riportare al meglio sia le vicende storiche che i paesaggi e gli ambienti dell’epoca, la ricerca è stata intensa, gli anni sono serviti proprio per la ricostruzione minuziosa anche di piccoli particolari, di fatti storici meno noti e di modi di fare che cambiavano in quegli anni nella popolazione.
L’autore è americano, ma ha subito l’influenza del fumetto francese Asterix e Tintin tra tutti soprattutto nei disegni: tratti realistici, ma semplici e decisi senza campiture o tratteggi.
I paesaggi della città sono molto verosimili, ripresi da vecchie foto, luoghi che diventano emblematici di giornate che hanno cambiato la storia.
La scelta del periodo storico è precisa volontà di Lutes che ha colto la profonda ferita dell’Europa, proprio allora si costruiva ciò che avrebbe portato a giorni difficili per il mondo intero.
Berlino diventa riferimento di una trasformazione che di lì a poco, avrebbe investito tutto il Novecento. Come lo stesso autore ha detto in una presentazione dello scorso anno al Salone del Libro: “A chi mi chiede se ci sono paralleli tra la Repubblica di Weimar e oggi rispondo: è come se nella storia dell’uomo si agitasse un gigantesco serpente che in certi periodi storici emerge dalle profondità. Non si può uccidere perché fa parte della nostra natura, ma possiamo capire come domarlo“.
I protagonisti del fumetto sono due nel primo volume: il giornalista Kurt Severing e la studentessa d’arte Marthe Muller, entrambi si conoscono in treno diretti a Berlino.
Il primo guarda il mondo con occhi disillusi, incapace di comprendere la disperazione che smuove le folle e l’ideologia che sta prendendo piede. Lei è ancora giovane e le sembra tutto nuovo, ma non migliore rispetto alla provincia tedesca dalla quale arriva.
Anche i personaggi che incontreranno nel corso della narrazione sono molto disillusi, incerti e titubanti rispetto ai cambiamenti che li circondano.
Eppure il futuro si delinea già nelle prime forme di manifestazioni violente, nei piccoli gruppi di resistenza, nella necessità di sopperire alla fame e alla sconfitta.
Jason Lutes
Jason Lutes, al contrario di molti fumettisti americani, non cerca supereroi e nemmeno happy ending: si pone al livello dei suoi personaggi cercando con loro, attraverso i loro occhi, la verità della storia, a tratti incomprensibile, a volte troppo repentina per coglierne le sfumature sottili.
Quando si racconta il nazismo spesso lo si fa con la consapevolezza di quello che diventerà, in questo caso ogni tavola è una scoperta, un passo in avanti del lettore con il protagonista e si scopre insieme a lui il futuro.
Niente è scontato, anche la narrazione non è lineare molte volte ci sono balzi temporali legati ai ricordi.
Ogni albo è suddiviso in capitoli, proprio come nella pubblicazione originale. È necessario leggere un capitolo per volta con osservazione, sia delle tavole che delle vicende storiche.
Berlino così come è stata la città chiave della libertà dopo la caduta del muro, diventa in questo fumetto la capitale della repressione sociale e civile che via via si fa più chiara e diventa decisiva per il cambiamento di una epoca e di tutto il mondo.
Gloria Rubino